Homeland 4x08 "Halfway to a Donut": la recensione

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Regala molte soddisfazioni questo Homeland 2.0 che si permette il lusso di giocare dalla piccola e un po' ingenua trovata di scrittura – una banale sostituzione di pillole – alla gestione del grande quadro internazionale, raccontando la fuga di un ostaggio sullo sfondo di importanti trattative internazionali. Lo fa con la consapevolezza di non voler né poter raccontare una verità che non sia romanzata, piegata sulle emozioni dei protagonisti che la vivono, e con la capacità di gestire il materiale riuscendo a creare un episodio che, se da un lato è solo una parentesi della grande storia, dall'altro intrattiene e tiene sulle spine come pochi.

La fuga di Saul dal luogo in cui è tenuto ostaggio da Haqqani e dai suoi, le trattative dei servizi segreti americani e dei pakistani, il tentativo di Carrie di salvare l'amico e mentore. In Halfway to a Donut nasce e muore nel giro di un'ora una "scorciatoia" che, a conti fatti, si rivela essere solo una strada più lunga per tornare al punto di partenza, più sconfitti e disillusi di prima. C'è vera tensione, vero interesse per le sorti del fuggiasco, che non esita a chiedere di essere ucciso pur di non finire come pedina nelle mani dei terroristi. E ad un certo punto il dubbio sulla sopravvivenza di Saul sarà più che lecito.

Non c'è nient'altro in questo episodio, ma quel che viene raccontato basta e avanza. Ormai non manca molto alla fine, e questa quarta stagione si sta dimostrando una piccola, e quindi veloce e dura corsa che si concede poche deviazioni e ancora meno momenti rilassati. C'è poco spazio alle singole interazioni, alle situazioni fuori dal contesto principale, ma l'interesse non viene meno, anzi. Carrie è ancora la squilibrata delle prime stagioni, ma tutto il suo dolore viene calato e riflesso nel contesto più immediato – e più pericoloso – del suo nuovo ruolo. Non è più la pedina solitaria, è un punto di riferimento, completamente responsabile delle proprie azioni senza più un Saul a caso dall'alto a proteggerla.

Qui il rapporto tra "il maestro e l'allieva" ritorna, riletto alla luce degli avvenimenti particolarissimi che si stanno verificando. E c'è una promessa non mantenuta, e un ripensamento dell'ultimo minuto rispetto ad una decisione, dettata dalla rabbia, che la stessa Carrie aveva preso alla fine di From A to B and Back Again. E quindi, come nel titolo di quell'episodio, ancora una volta si torna al punto di partenza, e ancora una volta l'inizio non è mai uguale a come l'abbiamo lasciato. Una rivelazione dell'ultimo momento, la consegna di un capro espiatorio che sicuramente non placa la crisi interna ai servizi segreti sul fronte pakistano, interrompe bruscamente l'episodio, senza lasciarci nemmeno un attimo di rilassamento finale per metabolizzare ciò che abbiamo visto fino a quel momento. Ancora un buon episodio.

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