Homeland 3x06 "Still Positive": la recensione

Arrivati a metà stagione, Homeland inizia a riprendersi

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Esattamente a metà stagione, Homeland ricomincia a mostrare funzioni vitali. Per farlo, e non è una grande sorpresa, attinge al suo nucleo più forte e consolidato, quello spionistico, fatto di doppi giochi, ribaltamenti e sconvolgimenti vari. Risultato è, finalmente, un buon episodio, in cui la scrittura, al contrario delle scorse settimane, non annaspa ma corre verso un traguardo che ci consegna un finale quasi perfettamente speculare a quello di The Yoga Play. In questa corsa frenetica è impossibile non inciampare, ma la soddisfazione provata nella scena conclusiva, che ha un degno corrispettivo in un gesto liberatorio e forte compiuto da un personaggio, riscatta i vari difetti dell'episodio.

Carrie è finalmente riuscita ad entrare in contatto con il misterioso e inafferrabile Javadi. Come la serie ci ha abituato fin dalla rappresentazione di Abu Nazir, conoscere un personaggio a lungo atteso e sul quale si è costruita una certa aspettativa, significa immediatamente ridimensionarlo, ridurlo al semplice essere umano che è. Siamo intimoriti e in tensione, esattamente come Carrie, quando vediamo la protagonista costretta a subire la macchina della verità, ma è solo la tensione di un istante, prima che il ricercato si riveli decisamente più "concreto" di quanto la sua natura inafferabile volesse farci credere. Che poi la copertura e il falso tradimento di Carrie, sulla quale si sono costruite, ricordiamo, le prime quattro puntate di quest'anno, vengano giocate così di fretta è qualcosa che si fa fatica ad accettare, idem per l'esplosione di violenza che vede Javadi uccidere a sangue freddo due persone (va bene rendere più concreto e meno sfuggente il personaggio, ma qui si supera il limite).

L'episodio funziona quindi soprattutto nelle tensioni nascoste, quel filo di connessioni che unisce da parecchi anni Saul e Javadi, in una sottile guerra fatta di vendette e ripercussioni varie di cui gli ultimi sconvolgimenti rappresentano solo la punta dell'iceberg. Il terrorista conosce Saul, la sua tendenza a mettere in pericolo e "sfruttare" i suoi sottoposti, mentre Saul continua a rigettare qualunque movente personale nelle proprie azioni. La sua quindi non è una vendetta, quella è già avvenuta in passato nascondendo la moglie di Javadi, ma il modo più corretto di procedere. Sarà così? Della nuova storia d'amore della compagna di Saul non ci interessa molto, ma ciò che è importante è la reazione composta e misurata di Saul, che acuisce ancora di più la forza del pugno che viene sferrato in faccia proprio a Javadi in conclusione di episodio. Il personaggio di Mandy Patinkin continua ad essere il più vero e interessante della serie.

Inutile, poco elegante e per nulla interessante la presunta sottotrama riguardante la gravidanza di Carrie: indizi visivi che non ci dicono nulla e che hanno l'unico effetto di ricordarci (ma nemmeno ce ne sarebbe bisogno) che Brody è stato praticamente tagliato fuori. A proposito di Brody e della sua famiglia, continuano ad accumularsi i minuti dedicati al personaggio di Dana. Meno sgradevoli del solito a dire il vero: l'idea di cambiare il proprio nome non sarebbe nemmeno male come intermezzo per stemperare la tensione in un episodio, se non fosse stata preceduta da una storyline che sempre più si conferma come inutile. Sarebbe bello, infine, pensare all'addio di Dana (senza commentare il personaggio del fratello, la risoluzione non funziona affatto) alla propria famiglia come un saluto, non definitivo, ma almeno temporaneo, alla trama generale.

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