Homeland 3x01 "Tin Man is Down" (preair): la recensione

Riprende, anche se con un preair incompleto, la serie di Showtime: un ritorno che non convince quanto dovrebbe

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Prima precisazione: giudicare un preair è un'operazione rischiosa e, per certi versi, anche ingiusta. Gli effetti speciali sono incompleti o del tutto assenti, le musiche devono essere ancora sistemate, mancano l'opening e i credits (ammesso che incidano in qualche modo sul valore dell'episodio) e quindi per forza di cose il relativo giudizio è incompleto. Seconda precisazione: la premiere della terza stagione di Homeland finita online e già arrivata a più di 100mila download probabilmente è stata rilasciata per sondare il terreno e, forse, avvicinare un numero maggiore di spettatori allo show, dato che ancora manca un mese alla trasmissione ufficiale. Anche per questo motivo senza troppa esitazione iniziamo a parlarne in maniera diretta e senza troppi giri di parole: l'episodio non ci è piaciuto quanto speravamo.

homeland 3x01

Più che un ponte tra la seconda e la terza stagione, più che un episodio preparatorio in vista dei nuovi equilibri in gioco, Tin Man Is Down si presenta come il lungo epilogo degli eventi catastrofici visti in The Choice. Nonostante siano trascorsi già due mesi dall'attentato al quartier generale della CIA, lo sviluppo di ogni storyline è costruito all'ombra delle più di 200 vittime causate in quella giornata. Il torpore dei protagonisti sembra essere durato molto più delle inverosimili (infatti nessuno crede alla sua falsa versione) 14 ore che Carrie Mathison ha raccontato di aver trascorso svenuta in un bagno immediatamente dopo l'esplosione. Li ritroviamo ancora frastornati, tutti, da Saul a Carrie, da Dana a Jessica. L'episodio vaga da uno all'altro, senza fermarsi, senza trovare un reale protagonista, senza focalizzarsi su una storia in particolare, soltanto mostrandoci le diverse reazioni al finale della scorsa stagione.

In tutto ciò Brody è assente. Lo sapevamo e, pur riconoscendo alla scrittura della serie il merito di una scelta tanto coraggiosa (ci sentiamo un pò come la Commissione per le indagini, che chiede alla CIA di focalizzarsi sulla cattura di Brody quando questa, almeno per il momento, decide di concentrarsi su altri obiettivi), notiamo come in qualche modo la sua assenza si senta. Brody è il centro della narrazione, e lo è anche più di Carrie dato che il suo è il collegamento fondamentale che ci porta a esplorare la sua famiglia, da Jessica a Dana al figlio evanescente. Brody non si vede, ma il suo fantasma aleggia su qualunque cosa, siano esse le domande che la Commissione pone a Carrie oppure le fotografie in camera di Dana.

Proprio la storyline della ragazza è quella che al momento suscita i maggiori dubbi. Già nella seconda stagione le sue scappatelle con il figlio del candidato Presidente, l'incidente in cui erano rimasti coinvolti e tutta la sottotrama che ne era derivata erano il punto più debole e francamente inutile dello scorso anno. Ora la ritroviamo pronta ad uscire da un centro per la riabilitazione in seguito ad un evento traumatico, la vediamo tornare a casa spaesata, senza un'idea di cosa le passi per la testa, a mandare foto imbarazzanti al suo nuovo boyfriend. Se l'anno scorso la speranza era che gli avvenimenti collegati a questo personaggio avessero un impatto reale sulla storia, adesso quella speranza appare molto più assottigliata. E ci accorgiamo anche di quanto l'intero nucleo familiare di Brody sia debole e incapace di reggersi sulle proprie gambe. Non funziona, come non ha mai funzionato, il personaggio del figlio Chris, non funziona il personaggio della madre di Jessica, e soprattutto non funziona la stessa Jessica, spaesata e incolore per tutta la puntata.

In generale il vero problema di questa premiere è proprio questo: è fiacca, è debole, è lenta, soprattutto nella prima parte, e quando vorrebbe esplodere negli ultimi minuti difetta al contrario nel suo essere troppo sbrigativa e nel non coinvolgere come dovrebbe. E se l'evoluzione del personaggio di Saul per come ci viene presentata, nell'insieme di luci e ombre che da sempre lo caratterizzano, lascia intendere un nuovo e ottimo sviluppo, altrettanto non si può dire per Carrie, che dopo aver agevolato la fuga di Brody appare poco determinata, incapace di trovare un nuovo obiettivo, completamente in preda all'istinto, come quando in due brevissime scene vediamo il suo incontro con uno sconosciuto e la relativa inutile – a meno di intenderla come un esempio del grande spaesamento del personaggio – scena di sesso. Stupisce anche in negativo la regia di Lesli Linka Glatter, che nella seconda stagione aveva diretto la splendida Q&A e che qui è incapace di replicare le stesse trovate visive. Ritorno un pò debole insomma, ma che non pregiudica assolutamente il valore di una delle migliori serie in onda al momento, con la speranza che già dal secondo episodio si possa ritornare ai livelli dello scorso anno.

Continua a leggere su BadTaste