Homeland 3x09 "One last time": recensione
La migliore puntata della terza stagione. Ben diretta e ben interpretata: Homeland è tornato!
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E, sconvolgimenti a parte, per affrontare l'ultimo segmento di questa annata dalle due facce si è scelto, giustamente, di puntare sulla figura che con la propria doppiezza ha sempre rappresentato il volto principale della serie. L'ultima parte del piano di Saul viene finalmente svelata, è l'ultimo pezzo del mosaico che va al suo posto, ma che ancora non ci permette di vedere la figura completa. L'onnipotenza e onniscenza del personaggio, unitamente al predisporre un piano così ricco d'incognite e così a lungo termine, mettono a dura prova la verosimiglianza del tutto, ma si tratta di forzature non nuove per una serie che in più di un momento ha spostato l'asticella del suo genere dallo spionaggio puro – come invece è The Americans – alla fantapolitica. Il terribile, ed evidentemente "storico", attentato alla CIA ha di fatto spostato la narrazione su un piano diverso a quello in cui viviamo noi, e da quel momento l'assoluta verosimiglianza non è più stata un requisito fondamentale.
Saul è come sempre un gran personaggio: ci piace perché non ha l'incoerenza di Brody e la pazzia di Carrie – che anche in questo episodio non ne combina una giusta – e perché, nonostante sia in fondo spietato e pronto a mentire, quando non a sacrificare i suoi sottoposti, la sua condotta viene sempre giustificata dalle circostanze e dai risultati. Carrie si lamenta di essere tenuta all'oscuro delle sue manovre, chiede maggiore fiducia. Eppure nello scorso episodio ha rischiato inutilmente la propria vita, e quella del suo bambino, e in questa puntata, rischiando di mandare a monte tutto, preleva Brody e lo accompagna da Dana. Casualmente il motel in cui alloggia la ragazza si trova a circa un'ora dal centro di riabilitazione di Brody, ma né queste piccole ingenuità, né il personaggio della figlia in sé, né il fatto che Brody si sia dimenticato di avere una moglie e un figlio (in quest'ultimo caso è abbastanza comprensibile, visto che anche gli autori se ne sono dimenticati), riescono a smorzare la carica di un ottimo episodio, ben scritto, ben diretto, ben interpretato, e che soprattutto ci permette di dire: Homeland è tornato. Speriamo che resti.