Home Education - Le regole del male, la recensione

Nonostante il doppiaggio lo faccia sembrare un film straniero, Home Education è un horror italiano che coinvolge e ha un'ottima fattura

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Home Education - Le regole del male, il film horror italiano al cinema dal 30 novembre

C’è una barriera all’ingresso di Home Education - Le regole del male ed è la sua volontà di essere un film apolide, senza nazionalità, ambientato in un bosco solo vagamente europeo. Da un supermercato inquadrato nelle prime scene si capisce che siamo in Italia, ma è l’unico momento in cui viene fornito un riferimento spaziale. Inoltre, questa storia potrebbe essere avvenuta negli anni ‘90 come nel presente. Anche ciò che si dicono i personaggi è asciugato da riferimenti moderni, oltre a essere doppiato. Tuttavia, rispetto ai canoni di questo tipo di produzioni con ambizioni internazionali poi doppiate nella versione italiana, in questo caso la barriera è facile da superare.

Una volta fatto ciò, ci si trova di fronte a un coming of age horror, la storia di una ragazza cresciuta in casa dai genitori che, quando la incontriamo, prepara con la madre un rituale per riportare in vita il padre appena morto. Sono (o forse solo vogliono essere) streghe contemporanee, abbigliate come tutti gli altri, e la ragazza in particolare ha un interesse per un coetaneo che non sa nulla della sua famiglia, visto che lei ha vissuto sempre come una reclusa. Le loro sono ritualità vaghe (e Julia Ormond, la madre, è molto brava a stare a metà tra il folklore e il magico, il temibile e il casalingo) a cui la prossimità, molto concreta nel film, con la morte e i cadaveri consente di scavallare nel macabro vero. “Le cose che voglio che accadano” è un mantra che lei ripete spesso lungo il film e di cui alla fine si comprende il senso.

Nel cuore di tutto c’è una storia femminile di liberazione e conquista dell’autonomia, girata con grande gusto e la consapevolezza giusta del fatto che il cinema horror migliore contiene altri generi. Home Education, oltre alla consueta violenza ed efferatezza, contiene momenti da commedia dell’arte (la band preferita del macellaio ha fatto un disco intitolato "Carne fresca") o scene di breve tensione che il sonoro trasforma in paurose. Anche i temi più classici come la sessuofobia e il controllo materno emergono con chiarezza senza bisogno di essere sfacciati. E soprattutto, tutto è girato bene. La prima caratteristica di un vero horror, un buon gusto estetico e una tecnica padroneggiata, specialmente per le scene che sconfinano nel fantastico. Peccato che voglia avere poca personalità e ambisca a uno sguardo generico e che la recitazione, per quanto corretta (specialmente Fasano), non abbia il coinvolgimento che si potrebbe sperare.

È un po’ tutto quello che non ci si aspetta da un horror italiano, per questo non stupisce scoprire che è concepito, scritto e girato da Andrea Nadia, formato nel Regno Unito, del cui mondo gotico il film ha moltissimi richiami e quella forte prossimità tra macabro e sentimentale. Home Education - Le regole del male non è privo di alcune piccolezze, snodi un po’ troppo rapidi e momenti in cui la scelta di fotografia naturalista e assolata non paga molto, ma è anche un racconto di una ragazza e della sua crescente disobbedienza soppesato bene, con la parte horror che non rimane schiacciata dallo sviluppo del carattere, e che sa fare un gran lavoro sulle ossessioni femminili giovanili, sul mistero e la tensione del suo progressivo svelamento. Peccato non dichiari esplicitamente di essere ambientato in uno dei pochissimi posti in Italia in cui una storia simile sarebbe perfettamente plausibile, ovvero la Calabria.

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