Home Education - Le regole del male, la recensione
Nonostante il doppiaggio lo faccia sembrare un film straniero, Home Education è un horror italiano che coinvolge e ha un'ottima fattura
La recensione di Home Education - Le regole del male, il film horror italiano al cinema dal 30 novembre
Una volta fatto ciò, ci si trova di fronte a un coming of age horror, la storia di una ragazza cresciuta in casa dai genitori che, quando la incontriamo, prepara con la madre un rituale per riportare in vita il padre appena morto. Sono (o forse solo vogliono essere) streghe contemporanee, abbigliate come tutti gli altri, e la ragazza in particolare ha un interesse per un coetaneo che non sa nulla della sua famiglia, visto che lei ha vissuto sempre come una reclusa. Le loro sono ritualità vaghe (e Julia Ormond, la madre, è molto brava a stare a metà tra il folklore e il magico, il temibile e il casalingo) a cui la prossimità, molto concreta nel film, con la morte e i cadaveri consente di scavallare nel macabro vero. “Le cose che voglio che accadano” è un mantra che lei ripete spesso lungo il film e di cui alla fine si comprende il senso.
È un po’ tutto quello che non ci si aspetta da un horror italiano, per questo non stupisce scoprire che è concepito, scritto e girato da Andrea Nadia, formato nel Regno Unito, del cui mondo gotico il film ha moltissimi richiami e quella forte prossimità tra macabro e sentimentale. Home Education - Le regole del male non è privo di alcune piccolezze, snodi un po’ troppo rapidi e momenti in cui la scelta di fotografia naturalista e assolata non paga molto, ma è anche un racconto di una ragazza e della sua crescente disobbedienza soppesato bene, con la parte horror che non rimane schiacciata dallo sviluppo del carattere, e che sa fare un gran lavoro sulle ossessioni femminili giovanili, sul mistero e la tensione del suo progressivo svelamento. Peccato non dichiari esplicitamente di essere ambientato in uno dei pochissimi posti in Italia in cui una storia simile sarebbe perfettamente plausibile, ovvero la Calabria.