Hold Your Breath, la recensione: Sarah Paulson brilla in un horror ricco di contraddizioni
Hold Your Breath è un film dal fascino contraddittorio, che fonde suggestioni horror e dramma storico, retto dalla brillante interpretazione di Sarah Paulson
Che film particolare Hold Your Breath. Siamo in un Oklahoma poverissimo del 1933 con tempeste di polvere, fattorie abbandonate in mezzo al nulla e madri coraggio senza mariti che crescono da sole un'intera famiglia. Eppure, nonostante un'ambientazione così punitiva che ricorda la fotografa della Depressione (inteso come momento storico in Usa dal 1929 al 1940) Dorothea Lange, il film su Disney+ diretto dagli esordienti Karrie Crouse e Will Joines ha una confezione scintillante da piccolo blockbuster. E tutto ciò nuoce all'equilibrio interno di un prodotto audiovisivo che punta all'affascinante ambiguità del cinema di Shyamalan. La fotografia è piena di luce e raggi caldi del sole, la colonna sonora è fin troppo potente e invadente grazie all'esperto Colin Stetson e il montaggio a volte predilige la fretta shock da trailer piuttosto che un ritmo più calibrato dove dosare con saggezza shock visivi e momenti di quiete (lo stile di Shyamalan, appunto).
Alla fine non sai se hai visto un horror, un dramma storico sulle comunità contadine degli anni '30 o un ritratto della condizione della donna statunitense all'interno di quel contesto sociopolitico. Ma la presenza grintosa e concentrata della grande Sarah Paulson permette al film di raggiungere la sufficienza anche grazie a una singola scena in cui vediamo la sua ambigua Margaret cucire imperterrita senza fermarsi... il suo stesso dito.