Hocus Pocus 2, la recensione
Le sorelle Sanderson sono tornate. Di nuovo. Stavolta però ci sono altrettante ragazze a combatterle e ad opporsi al patriarcato
La recensione di Hocus Pocus 2, il film di Anne Fletcher che prosegue la storia dell'originale del 1993, disponibile su Disney+ dal 30 settembre
Hocus Pocus 2 inizia con il consueto prologo che (non perdetevi proprio ora) è un prequel del prologo del film precedente. Cioè sono le tre streghe da ragazze, quando diventano streghe, perché già ostracizzate da una comunità che vede minacce ovunque specialmente nelle donne che non si conformano alla società degli uomini. Nei 30 anni passati dal primo film infatti (ma soprattutto negli ultimi 10) le streghe hanno cambiato ruolo nell’immaginario collettivo e sono diventate una delle maniere in cui si racconta la resistenza femminile al patriarcato (addirittura lo sono state anche in Italia con Luna nera!). Le streghe sono comunità di donne libere che non vogliono sottostare alle regole e che vengono perseguite per questo. Ora per unire la vecchia idea di strega di Hocus Pocus con questa più moderna il film lavora di martellate e i segni si vedono tutti.
A dare una spallata al tempo moderno infine è anche una parte musicale un po’ più allargata rispetto all’originale, con canzoni rifatte e qualche coreografia più elaborata (ma è tutta musica che parla ad un pubblico non proprio giovanissimo). Espedienti di maquillage, nulla di veramente serio. Anne Fletcher non ha realmente creato una nuova dimensione alla storia, e Jen D’Angelo in sceneggiatura non ha saputo ideare un intreccio che dia sufficienti colpi di metacinema per avere un po’ di appeal al di là dell’intreccio. Il problema è proprio che Hocus Pocus 2 davvero crede all’operazione. Seriamente! Non c’è nessuna forma di ironia o consapevolezza del kitsch del primo film e di quanto l’esigenza commerciale di riportare quel brand oggi sia assurda. Ci crede. Cosa che sarebbe quasi stimabile se poi il risultato non fosse quello che è.