Ho Ucciso Napoleone, la recensione
Non c'è quasi nulla di realmente centrato nel caos che Ho Ucciso Napoleone non riesce ad organizzare nella commedia che vorrebbe essere
Si tratta nuovamente di un film in cui un gruppo di donne cerca di sovvertire l'ordine del mondo degli uomini con un piano segreto (ma c'è un twist). Ciò che manca non è solo quella profondità di lettura sulle figure archetipe che aveva portato Bonifacci (nella sua sceneggiatura ogni personaggio è contemporaneamente fedele al suo stereotipo e più complesso di così) tuttavia, anche volendo trascurare quel tipo di lettura, Ho Ucciso Napoleone non riesce comunque ad utilizzare le medesime armi per raccontare il ribaltamento che ha in mente.
In linea con moltissima commedia italiana contemporanea Ho Ucciso Napoleone non ha un'idea di ironia, di grottesco o anche semplicemente di paradossale attraverso la quale mettere in scena il mondo che ritrae, ci sono solo sparute battute, a livello di "Sono diversamente magra" detto da una taglia forte. Anche i paradossi aziendali, gli intrighi di corridoio o l'ossessione per la carriera della protagonista (invariabilmente domata dai buoni sentimenti lungo la storia) non superano mai la vulgata comune.
Infine, come già accennato, Ho Ucciso Napoleone ha un importante twist della trama che ne uccide la plausibilità, ribalta molte cose che pensavamo di sapere, con l'intenzione di capovolgere ruoli e stereotipi sessisti (in realtà affermandone altri relativi ai maschi mammoni). La svolta ingarbuglia di più invece che risolvere e sterza il cuore della storia in una direzione che sembra meno interessante della prima.