His Dark Materials – Queste Oscure Materie 3x01 “Sfida all'Autorità”: la recensione
Torna His Dark Materials, e si avverte da subito la responsabilità di rispondere a tutte quelle domande fino ad ora solamente accennate
La recensione del primo episodio della terza stagione di His Dark Materials, disponibile su Sky e in streaming su NOW
Nello scambio fra i due emerge la tendenza della serie a raccontare piuttosto che mostrare, con Ogunwe che qui ricopre il ruolo di surrogato dello spettatore. Ma è proprio la sua amabile perplessità a far funzionare la scena, in contrasto al compiacimento a tratti irritante di Asriel: “Cerco di decidere se lei è un pazzo oppure un genio” chiede il primo. “Spero che una cosa non escluda l’altra” risponde il secondo, neanche fosse uno Jack Sparrow qualunque. Nonostante il fascino delle sue promesse (McAvoy è perfetto nell’ispirare adorazione e fastidio in egual misura), Ogunwe è scettico, anche a causa di ciò che il Tempio ha fatto a sua figlia: alla ragazza è stata recisa l’anima e Asriel non esita ad utilizzare questa leva emotiva come arma di persuasione. Rispetto al dialogo precedente, qui sono le interpretazioni a raccontare l’enorme differenza fra questi due padri (sempre che uccidere il migliore amico di tua figlia sia da considerarsi parte dei doveri paterni), le quali motivazioni non potrebbero essere più diverse.
Chi dovrebbe aiutare Lord Asriel ma non ha nessuna intenzione di farlo è Will Parry (Amir Wilson). Lo vediamo infatti vagare tra i mondi alla ricerca di Lyra e la sua determinazione non viene scalfita neanche quando si accorge di essere seguito da due Angeli in carne ed ossa, Baruch (Simon Harrison) e Balthamos (KobnaHoldbrook-Smith). Anche qui si preferisce lo “spiegone” al racconto per immagini, diminuendo così la portata dell’incontro fra un mortale e degli Esseri Celesti. Il rapporto d’amore tra i due, l’uno scontroso l’altro più diplomatico, è solo accennato e non basta un bacio fugace a rendere la scena meno superficiale. Forzata è anche l’intera sequenza con protagonista Iorek Byrnison: va bene mostrare le similitudini tra i due amici in quanto a coraggio e furbizia, ma a Will sarebbe bastato pronunciare il nome di Lyra Linguargentina per attirare l’attenzione del Re degli Orsi. A proposito, che fine ha fatto Lyra?
Come suggeriva la scena post-credit della scorsa stagione, Lyra (Dafne Keen) continua a sognare l’amico Roger, intrappolato in un luogo misterioso. Al suo risveglio scopriamo che è prigioniera della madre Marisa Coulter che convinta di proteggerla la tiene addormentata come una strega delle favole. La donna ha un disperato bisogno dell’amore della figlia e lo ricerca nei modi più sbagliati, preferendo drogarla piuttosto che affrontare il suo sguardo pieno d’odio. Questo istinto materno abusivo ed egoista è una svolta interessante per il personaggio perché non ne altera la natura manipolatrice e crudele, ma piuttosto la mette in crisi: merito soprattutto di Ruth Wilson (la sua performance in lingua dei segni è un momento altissimo dell’episodio), bravissima nel mostrare sul proprio viso ogni singola contraddizione.
Intanto l’autoproclamatosi Padre Presidente MacPhail (Will Keen), quasi comico nel suo tentativo di incutere timore, è alla ricerca di un nuovo adepto e lo trova nell’inquietante Padre Gomez (Jamie Ward), un giovane prete le cui armi sono la paura come mezzo di apprendimento, la tortura psicologica e la penitenza preventiva come giustificazione per ogni tipo di atrocità. Il Magisterium è sempre stato spaventoso, ma ora ha il potenziale per essere decisamente terrificante.
Arrivati all’adattamento de Il cannocchiale d’ambra, questo capitolo finale si apre con un episodio promettente ma che non abbandona alcuni difetti già visti in passato. La regia di Amit Gupta è sicuramente più dinamica, in grado di creare atmosfere suggestive con riprese che abbracciano letteralmente le ambientazioni. La qualità degli effetti visivi è sempre ottima, a parte qualche scelta che non convince del tutto: gli Angeli sono interessanti nella loro forma eterea ma meno in quella corporea, che li fa apparire come dei semplici esseri umani con poteri soprannaturali. L’estetica però non sempre sposa la complessità della trama, con un montaggio che il più delle volte spezzetta e non unisce, accelera quando dovrebbe indugiare.
Fortunatamente c’è l’opening credit ad incapsulare maggiormente lo scope ambizioso che a volte manca alla serie. La colonna sonora di Lorne Balfe è infatti perfetta nell’enfatizzare sia i momenti d’azione che le scene più intime: come nella sequenza silenziosa fra Ama (l’attrice sorda Amber Fitzgerald-Woolfe) e Mrs. Coulter, dove l’assenza di dialogo parlato è sostituita da una musica dolce ma allo stesso tempo tesa, che ci dà modo di assorbire ogni singolo dettaglio dell’ambiente.
Siamo all’inizio della fine per His Dark Materials, e si percepisce tanta carne al fuoco che potrebbe però rischiare di non cuocere tutta allo stesso modo. La guerra di Asriel sembra essere la storyline più interessante da esplorare, se non altro perché veicola un tema fondante della serie, più che mai attuale: non importa quanti mondi abitiamo o quanti multiversi attraversiamo, la minaccia dell’indottrinamento religioso e dell’oppressione sistemica è presente in ognuno di essi, anche se si manifesta attraverso regole e forme diverse. Non dimentichiamo che Pullman ha preso in prestito il nome per la sua opera da un verso del Paradiso Perduto di John Milton, in cui si parla esplicitamente di “uccidere Dio”. Giusto in tempo per Natale verrebbe da dire.
Nota al margine: l’episodio è dedicato all’attrice Helen McCrory, scomparsa nel 2021 e che per le prime due stagioni ha dato la voce a Stelmaria, il dæmon di Lord Asriel, ora doppiata in originale da Victoria Hamilton.
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L’ultima stagione di His Dark Materials – Queste Oscure Materie va in onda in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming su NOW ogni mercoledì. Trovate tutte le notizie sulla serie nella nostra scheda!
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