Hidden Agenda, un mistero da risolvere in compagnia - Recensione
Un’avventura grafica appassionante sia da soli che in compagnia: la recensione di Hidden Agenda
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Se Until Dawn poteva essere considerato l’ennesimo esperimento di un team di sviluppo ancora in cerca di una vera e propria dimensione, con The Inpatient, esperienza dalle tinte horror indirizzata al PlayStation VR, poteva sovvenire il dubbio che una strada, una cifra stilistica di riferimento, in fin dei conti, la software house l’avesse effettivamente trovata.
Hidden Agenda, in questo senso, non è solo l’ennesima avventura grafica targata Supermassive Games. Laddove la già citata Telltale Games si accontenta di riproporre il medesimo gameplay da anni, riadattando semplicemente trama, ambientazioni e personaggi al brand tirato in ballo, il team che lavora per conto di Sony ha sempre cercato di mescolare le carte in tavola, proponendo meccaniche sempre nuove, per quanto ascrivibili al genere di riferimento.
C’è un pizzico di Heavy Rain, sicuramente nel tono generale dell’opera, ma l’ultima fatica di Supermasive Games ha personalità da vendere, in parte derivata da una precisa e riuscitissima rilettura di stilemi e canoni di thriller e polizieschi degli Anni ’90. Anche la fotografia sprizza carattere e gioca moltissimo con le ombre, con le ambientazioni oscure macchiate qua e là da fasci di luce spesso e volentieri accecanti. Delude la regia digitale, soprattutto pensando all’ottimo lavoro svolto in Until Dawn. Il budget, certamente contenuto, ha costretto gli sviluppatori a trascurare i movimenti di camera, con il risultato che la scena, quando non completamente statica, vive di inquadrature poco ispirate e banali.
Molto meglio la sceneggiatura, per quanto soffra di un paradosso interno, giustificabile e comprensibile quando si vanno a considerare le intenzioni degli sviluppatori, il concept su cui poggia il titolo. Le indagini a caccia del killer, difatti, durano in totale due ore, un lasso di tempo ideale per la fruizione multiplayer a cui la produzione aspira, ma che ha costretto gli sceneggiatori ad evidenti tagli ed omissioni. Esclusi i protagonisti, tutti i personaggi si alternano sullo schermo con incredibile velocità, i continui cambi di scenario possono disorientare il videogiocatore, la trama soffre un’evidente compressione che finisce per soffocare alcuni passaggi, liquidati con fin troppa rapidità.
[caption id="attachment_179990" align="aligncenter" width="1000"] Ogni scelta che prenderete influenzerà in un modo diverso lo svolgimento dell’indagine e la risoluzione del caso.[/caption]
Non si tratta di un errore, quanto di una precisa scelta di design. La trama si dipana attraverso molteplici scelte compiute dal videogiocatore che, a seconda del sentiero prescelto, può anche fallire la sua caccia all’uomo. Hidden Agenda spinge a giocare più e più volte l’avventura, sia per vedere tutti i finali possibili, sia per andare alla ricerca dei tanti dettagli che si espandono e si palesano nei vari bivi narrativi. L’esperienza è insomma un vero e proprio puzzle, completabile solo affrontando più volte il caso.
L’idea è interessante, ma riuscita solo in parte. Già alla seconda run, difatti, l’interesse scema vistosamente, dal momento che si conosce già l’identità dell’assassino.
Ad ovviare a questo calo d’attenzione ci pensa il multiplayer. Armati di smartphone, previo download della companion app, fino a sei utenti possono divertirsi con le due modalità messe a disposizione. In Storia, ad ogni bivio, i partecipanti possono esprimere la propria preferenza sulla scelta da prendere. Vince la maggioranza, il più delle volte, ma in certi casi si dovrà raggiungere l’unanimità, spostando il fulcro dell’esperienza al di là dello schermo, tra discussioni, tentativi di accordo e un lavoro investigativo svolto in gruppo, a partire dalle prove raccolte, sempre ben visibili sullo schermo dello smartphone.
[caption id="attachment_179989" align="aligncenter" width="1000"] Graficamente c’è poco di cui lamentarsi. Si segnala solo qualche piccolo problema tecnico, bad collision per lo più.[/caption]
In Competizione, al contrario, ogni videogiocatore ha l’obiettivo di spingere il resto dei partecipanti nella direzione prescelta, mentendo, influenzando e favorendo, ad ogni bivio, le scelte che lo aiuteranno a vincere. Si perde naturalmente qualsiasi interesse a risolvere il caso, ma ne guadagna il divertimento, soprattutto con gli amici giusti.
Hidden Agenda è un’interessantissima avventura grafica, che si avvale, con estrema efficacia, del multiplayer. Non è un prodotto perfetto. La regia digitale lascia alquanto a desiderare; il plot soffre l’eccessiva compressione; la modalità Competizione finisce per incentivare la vittoria del singolo, a discapito della risoluzione del caso. È tuttavia un esperimento che attrarrà e accontenterà tutti gli appassionati del genere, coloro che si sono divertiti con Until Dawn e chiunque sia in cerca di qualcosa di diverso, magari da giocare insieme ai propri amici. Supermassive Games, pur non confezionando un prodotto destinato a influenzare l’evoluzione dei videogiochi, ha comunque messo a segno l’ennesimo successo nel suo curriculum.