Heroes Reborn 1x03 "Under the Mask": la recensione

Terzo episodio per Heroes Reborn: i personaggi iniziano a collegarsi, ma la storia ancora non convince

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Spoiler Alert
Più che un tentativo di reboot, un vero e proprio sequel. Che è abbastanza chiaro, dato che Heroes Reborn continua la storia che si era interrotta alla quarta stagione di Heroes, ma non è solo per quello. È anche per il fatto che questo prodotto sembra più interessato a recuperare l'interesse dei vecchi fan dello show, e a rivolgersi soprattutto a loro, che a costruire un rapporto con nuovi spettatori. Non è necessariamente una cattiva idea, anzi. Tim Kring dovrebbe aver ideato una miniserie autoconclusiva, l'eventuale saluto finale (ma il cliffhanger ci sarà senza alcun dubbio, rinnovo o meno) al suo progetto sui supereroi che non vogliono essere supereroi.

Ad esempio nel ritorno di alcuni personaggi, come Molly Walker o Noah Bennet, e chi ha visto il promo dei prossimi episodi sa che altri ne torneranno. Oppure nella stessa struttura dell'opera, che si rifà a quella del primo anno, quando venivamo sballottati da un luogo all'altro, seguendo storie che apparentemente non avevano nulla in comune e che però a poco a poco si collegavano l'una all'altra. Da questo punto di vista, si può stare abbastanza sicuri che un disegno comune emergerà e che ben presto vedremo un gruppo unito. Under the Mask già è un episodio molto più coeso dei primi due introduttivi. Alcuni personaggi, come appunto Noah e Molly, si ritrovano, scopriamo qualcosa di più sui cattivi della Renautas, e anche chi rimane ai margini, come la "katana girl" Miko e il suo amico Ren, sembrano sulla strada giusta per riunirsi al gruppo.

Con tutte le sue ingenuità di scrittura e i suoi dialoghi non esaltanti, è comunque un terzo episodio decisamente più sostenibile della lunghissima première della scorsa settimana. Sia per la durata, sia appunto perché i fili iniziano a collegarsi. In particolare – mentre diventa sempre più chiaro che Claire in qualche modo sia ancora viva – scopriamo che Molly ha timore di Noah per motivi legati a quello che accade il famoso 13 giugno, eventi che Noah ha scelto di dimenticare, e che preferisce quasi rimanere prigioniera della Renautas, l'organizzazione guidata dalla spietata Erica Kravid, piuttosto che essere salvata da lui. Il piano della società è quello di rilasciare una tecnologia chiamata Epic che permette di rintracciare tutti gli EVO sparsi per il mondo: un crossover tra Cerebro e Pokémon Go.

Quella della Renautas, vista ora attraverso gli occhi di Noah, ora attraverso quelli di Miko, che funziona molto meglio in versione non virtuale, è la parte migliore dell'episodio. Quella più carica d'azione se non altro, ma anche da questo punto di vista non tutto ha senso, come uno scontro con l'EVO Harris, in grado di clonare se stesso quando vengono tagliate parti del suo corpo (naturalmente una parte del suo corpo viene tagliata così possiamo vedere come funziona). Non è un potere del tutto logico come implicazioni e per come viene rappresentato, ma a dare molto fastidio è la violenza edulcorata. Nessuno ha detto che ci debba essere, ma nel momento in cui si fa una certa scelta visiva e narrativa bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo senza fermarsi a metà. Comunque, sarà forse per un'innata simpatia per i personaggi orientali, la storia di Miko e Ren (indirizzati dai cattivi che, come da tradizione, non possono fare a meno di parlare a voce alta dei loro piani) si fa più interessante.

Decisamente più blando il segmento di El Vengador, che nei suoi momenti migliori ricorda una versione incolore di Arrow o Daredevil, e in quelli peggiori è dimenticabile all'istante. Idem per i coniugi Luke e Joanne. Colpito dalla crudele ironia lui, che inizia a sviluppare un potere, personaggio più odioso della serie lei, senza sfumature o spessore.

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