Heroes Reborn 1x01 "Brave New World", 1x02 "Odessa": la recensione

Atteso per cinque anni, arriva il seguito di Heroes. Ma Heroes Reborn potrebbe rivelarsi una delusione per i fan

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Spoiler Alert
Il 2006 è lontanissimo.

All'epoca Heroes nasceva dall'unione di due idee, quella di creare un diretto concorrente di Lost, con i suoi misteri e motivi ricorrenti, e quella di sfruttare il trend dei supereroi che, se da un lato era la piccola anticipazione dell'invasione che viviamo oggi, dall'altro era già abbastanza affermato. Dopo una pausa di cinque anni dalla quarta stagione e dopo una breve miniserie web intitolata Heroes Reborn – Dark Matters, Tim Kring torna alla sua creatura molti anni dopo. La ritrova più in forma di come l'aveva lasciata, ma nel frattempo tutto è cambiato. Il mondo televisivo è andato avanti, e l'alone di nostalgia che alcuni fan potrebbero giustamente provare per la serie (che poi significa per la prima stagione) non basta a giustificare un prodotto che fatica a reinventarsi.

Dopo aver visto il doppio pilot, possiamo dire che il recupero della miniserie è fortemente consigliato. Dark Matter è il prologo alla storia e il ponte tra i precedenti volumi e questo, ed è utile a definire meglio l'universo nel quale si svolge la vicenda. La quarta stagione si chiudeva con Claire che rivelava al mondo intero la sua identità e quindi l'esistenza di persone con poteri speciali. Oggi quelle persone sono chiamate EVO, e sono al centro di un dibattito che si consuma in tutto il mondo. Come nell'universo degli X-Men, c'è diffidenza e paura nei confronti di questi soggetti e delle loro potenzialità straordinarie, ma c'è anche chi lavora per la pace contro la discriminazione e l'odio. I piani di distensione vengono però spazzati via in un solo momento dopo l'incidente di Odessa, con il quale la miniserie si chiudeva e con il quale la serie di apre.

Tim Kring cerca di riagganciarsi ad un treno dal quale è sceso cinque anni fa, ma non è abbastanza veloce e non ha la forza per restare in corsa

Ritroviamo i protagonisti, quasi nessuno di quelli vecchi, praticamente tutti inediti, un anno dopo quell'evento. Un'associazione di difesa degli EVO, guidata da Mohinder Suresh, ha rivendicato l'attacco terroristico. Le persone con poteri sono costrette ad agire nell'ombra, a nascondersi e a fuggire. Tra di loro il giovane Tom (Robbie Kay), in grado di teletrasportare persone e oggetti, la giapponese Miko (Kiki Sukezane), che riesce a entrare nella realtà virtuale, e Carlos (Ryan Guzman), un ex militare messicano che torna a casa e entra in contatto con il misterioso supereroe El Vengador in modi che non riveliamo. C'è poi la coppia formata da Luke (Zachary Levi) e Joanne che rintraccia e uccide per vendetta gli EVO, e ci sono le poco chiare mire della Renautas, che ha inglobato la Primatech. E poi c'è Noah Bennet (Jack Coleman), che dopo la morte di Claire nell'incidente è riuscito a rifarsi una vita, ma che tornerà a fare ricerche sull'evento dopo essere stato rintracciato da un cospirazionista, e aver scoperto che la sua memoria è stata in parte cancellata.

Alcuni mesi fa la trasmissione di Sense8, con la sua struttura corale a incastro, ha fatto scattare il ricordo della prima stagione di Heroes. Ora, con questo doppio pilot succede qualcosa di strano, l'effetto esattamente opposto. Dagli Stati Uniti, al Giappone, al Messico, sembra che sia Heroes ad essere un prodotto derivato rispetto ad altro tipo di televisione e di cinema. Sense8 quindi, ma non solo. Anche Arrow, che non potrà non venire in mente ad un certo punto. Tim Kring cerca di riagganciarsi ad un treno dal quale è sceso cinque anni fa, ma non è abbastanza veloce e non ha la forza per restare in corsa. Non lo aiutano la maggior parte delle storyline, blande e poco incisive, quando non completamente assurde.

Il trauma della perdita che muove Luke e Joanne poteva essere interessante, ma in nessun momento del pilot ci sentiamo mai coinvolti dalla loro missione. Idem per Carlos e soprattutto per Noah; per la maggior parte del tempo in cui è sullo schermo ci chiediamo con rabbia il perché della morte di Claire, e del perché sia stata presa per buona da Noah. Va bene che la Panettiere sta a Nashville e che non è detta l'ultima parola sulla sua fine, ma rimane una grave mancanza. Il crollo totale arriva però con la vicenda della giapponese Miko, ovvio rimpiazzo orientale di Hiro, almeno fino a quando il personaggio non tornerà nei prossimi episodi. Una storia slegata da tutto il resto, in cui entriamo in un videogioco dalla grafica orrenda, usando una tecnologia/poteri che non hanno motivo d'esistere in questo universo. Più fastidiosa di tutto il resto è la violenza del gioco: da un lato vorrebbe sfruttare il medium per essere eccessiva, ma dall'altro frena all'ultimo secondo risultando inadeguata. Frustrante, e non basta il grido "Leeroy Jenkins!" per farci sorridere.

Tutto questo e molto di più in un'ora e mezzo di forzature, coincidenze, azioni e reazioni che procedono con il pilota automatico. Dieci anni fa, con quell'offerta di telefilm e di supereroi, avrebbe potuto essere accettabile. Oggi no.

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