Herobear e il Bambino - L'Eredità, la recensione

Herobear e il Bambino racconta la storia del piccolo Tyler, e di come un giorno gli venga donato un pupazzo che può diventare un gigantesco orso polare...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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È difficile avvicinarsi a Herobear e il Bambino senza fare paragoni con Calvin & Hobbes: Mike Kunkel racconta la storia di Tyler, un bambino che fa amicizia con un pupazzo in grado di diventare un vero orso polare, in grado di volare col suo mantello rosso e affrontare pericolosi avversari. A differenza di Hobbes e delle avventure di Stupendoman, in questo caso però non è solo una fantasia di Tyler, ma il suo orsetto polare di peluche è davvero in grado di trasformarsi in Herobear; ecco quindi che il fumetto assume altri toni, mescolandosi con le atmosfere de Il Gigante di Ferro o Shazam! (non a caso Kunkel è stato scelto per raccogliere la pesante eredità di Jeff Smith dopo la miniserie La Società dei Mostri del Male) tra rifugi segreti e malvagi robot che attaccano la città.

La vita di Tyler ha appena subito una brusca virata: la sua famiglia si è trasferita in una nuova casa (con tanto di maggiordomo!), con conseguente nuova scuola dove è costretto a farsi nuovi amici, a evitare i bulli che se la prendono col nuovo arrivato, e a tentare di non fare figuracce davanti alla bambina più carina della classe.
È un mondo fatto di situazioni in cui i lettori più giovani possono riconoscersi, ma che va a toccare negli adulti le corde della nostalgia; non si tratta però di nostalgia fine a sé stessa, visto che Kunkel ne approfitta per riflettere su tematiche simili a quelle affrontate da Watterson nella sua celebre strip, come l'importanza dei sogni e delle fantasie dei bambini, il tentativo durante l'infanzia di capire quale sia il proprio posto nel mondo, il senso dell'amicizia e per finire la facilità con cui da bambini si crede in qualcosa, essendo disposti a dare una fiducia che con gli anni purtroppo si accartoccia e diventa più difficile concedere.

L'autore dichiara negli articoli presenti in coda al volume di voler restituire ciò che a lui è stato trasmesso durante l'infanzia, e l'impressione è che ci sia riuscito alla perfezione: le avventure di Tyrell e del suo gigantesco orso polare volante possono divertire grandi e piccini, ma riescono anche a prendere una piega inaspettata per trasmettere una morale profonda e di forte impatto.
L'unica perplessità che si può muovere è dal punto di vista grafico: i disegni di Kunkel sono eccezionali, i suoi personaggi assumono pose ed espressioni dalle quali traspare la forte passione dell'autore per l'animazione, ma purtroppo il suo stile di disegno "abbozzato" penalizza l'estetica delle tavole. I tratti imprecisi e le matite che si intravedono, lasciate appena visibili sulla pagina, danno l'impressione che il lavoro sia incompleto, che manchi ancora qualche passaggio prima di raggiungere il risultato finale. È un peccato perché il disegno semplice e stilizzato di Kunkel potrebbe essere valorizzato ulteriormente con una maggior pulizia, come avviene ad esempio in alcune storie brevi presenti a fine volume realizzate più recentemente, dove sono stati lasciati molti meno segni superflui. È un peccato anche che tutto sia stato lasciato in tinte seppia, evidenziando con un rosso accesso solo il mantello di Herobear, quando invece i colori avrebbero potuto aggiungere tanto a un prodotto così cartoonesco rivolto a un pubblico di bambini.

Herobear e il Bambino è un'ottima lettura per bambini, ma in grado di intrattenere anche i lettori più maturi, grazie a una spensieratezza e a una leggerezza che si respirano attraverso le pagine. Kunkel gioca col lettore, ma non in modo ironico o spiazzante; non lo prende in giro con colpi di scena spiazzanti, bensì lo accompagna gradualmente lungo un percorso che lo sorprenderà passo dopo passo, man mano che ci si addentra in un delizioso universo narrativo ricco di possibilità.
Amicizia, eroi, mistero e giganteschi robot sono gli ingredienti di un fumetto che può ricordarci l'importanza del guardare il mondo come un bambino, disposti ad accettare che il proprio migliore amico sia un orso polare supereroe. Chi non vorrebbe una realtà diversa da questa?

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