Hereditary: Le Radici Del Male, la recensione
Una famiglia su cui incombe un male poco comprensibile, delle morti accidentali... Hereditary ha un mood unico e immagini che bastano a sè
Tra morti improvvise di personaggi che sembravano protagonisti e una lunghissima fase di set-up, ci vuole diverso tempo prima di capire di cosa stiamo parlando, quale sia la minaccia che così evidentemente incombe sulla famiglia che guardiamo. Una figlia non bellissima fatica a scuola, si comporta in modi strani e attraversa il periodo della propria vita in cui una mancata integrazione fa più male, un figlio più normale cerca di avere le sue storie d’amore adolescenziali mentre i genitori faticano molto a tenere tutto a bada. Eppure c’è sempre qualcosa che non va. Ce lo dice innanzitutto la colonna sonora, ma più ancora ce lo dicono i pessimi presagi e le prime tragedie.
La forza e l’originalità di questo film è qui, nel modo in cui il senso d’incombente malignità che sa trasmettere influenzi la percezione di tutto. Quella scomoda sensazione che ci sia del torbido, che tutto sia pronto ad esplodere senza capire dove, come o perché, fa superare ad Hereditary le convenzioni dell’horror e lo porta in territorio unico, tutto suo. Il film accumula questa sensazione e poi la rilascia nella grandissima corsa che occupa il terzo atto, in cui tutto diventa chiaro, l’orrore entra nel vivo e capiamo cosa fosse quella sensazione che noi, pubblico, avvertivamo anche più di loro, personaggi.