Hellmut: The Badass from Hell, come The Binding of Isaac, ma con molto meno stile – Recensione
Hellmut: The Badass from Hell, grazie a un ritmo di gioco indiavolato, un sistema di controllo preciso e una buona varietà di nemici saprà certamente fare la gioia degli amanti del genere, ma è consigliato solo ai suoi irriducibili
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
La creatura di Volcanicc, da qualunque direzione la si guardi, non si spinge altrettanto in profondità, dimostrandosi certamente gradevole da giocare, ma tutt’altro che indimenticabile o imprescindibile.
[caption id="attachment_196977" align="aligncenter" width="1000"] Oltre alla campagna principale, è disponibile anche la Modalità Orda, eventualmente affrontabile in locale con un amico[/caption]
Ad un intreccio volutamente ridotto ai minimi termini, fa da contraltare un art design quanto mai derivativo e poco originale, per quanto piacevole. Lo stile 16-bit disegna personaggi dalle proporzioni deformate e dungeon progressivamente più oscuri e disturbanti, mentre piogge di sangue, organi e ossa accompagnano ogni uccisione, ogni singolo colpo andato a segno.
"I boss di fine livello palesano una semplicità nei pattern d’attacco che appiattisce il senso di sfida"Un discorso assolutamente simile, vale anche per il gameplay, riciclato e prevedibile in ogni sua parte costituente, appassionante e coinvolgente a patto di essere fan del genere. In livelli generati casualmente, si tratterà di farvi strada tra nemici e trappole, sino all’uscita o all’eventuale scontro con un boss. Come da tradizione per i twin stick shooter, con un analogico si gestisce il movimento dell’avatar, con l’altro la direzione del fuoco.
Tra asce, lanciarazzi, mitragliatori e quant’altro, tra armi standard e altre che potrete reperire direttamente nelle ambientazioni, la vastità dell’arsenale è certamente uno dei punti di forza di Hellmut: The Badass from Hell, tanto più che certi strumenti di morte, certi item, come corazze e oggetti che donano bonus di diverso tipo, possono influenzare strategie e modalità d’ingaggio.
Purtroppo, se il bestiario è sufficientemente variegato per stimolare continuamente il videogiocatore, i boss di fine livello palesano una semplicità nei pattern d’attacco che appiattisce il senso di sfida, nonostante il gioco sia volutamente, e ovviamente, piuttosto difficile da completare, nel pieno rispetto della tradizione.
Come ogni roguelike che si rispetti, del resto, la morte è permanente, caratteristica che vi costringerà a ricominciare la vostra discesa negli inferi dopo ogni game over. L’unica feature che distingue il prodotto dalla concorrenza, in questo senso, ha a che vedere con le diverse trasformazioni su cui può contare il protagonista dell’avventura, vere e proprie vite extra, eventualmente riutilizzabili anche dopo averle perse, a patto di riacquistarle nel negozio di competenza.
[caption id="attachment_196978" align="aligncenter" width="1000"] Il gioco ha fatto il suo debutto nel febbraio del 2018 su PC, ma solo recentemente ha goduto di una trasposizione su console[/caption]
Oltre a ciò che resta del corpo del Professor Hellmut, all’inizio di ogni partita potrete selezionare un secondo avatar, un mostro con un’abilità specifica e caratterizzato da statistiche uniche. Ad ognuna di queste incarnazioni, è legata la debole sovrastruttura ruolistica del gioco, che vi permetterà via, via di potenziare ogni personaggio tra quelli già sbloccati. Un’idea certamente intrigante, purtroppo azzoppata da una progressione fin troppo lenta, che scoraggerà buona parte dell’utenza.
Hellmut: The Badass from Hell è tutt’altro che un roguelike disprezzabile o mal sviluppato. Grazie ad un ritmo di gioco indiavolato, un sistema di controllo preciso e una buona varietà di nemici da affrontare, saprà certamente fare la gioia degli amanti del genere. Purtroppo, l’evidente mancanza di originalità ed una progressione stentata, lo rendono una seconda scelta rispetto a tanti altri concorrenti ben più riusciti, di cui The Binding of Isaac è certamente il capofila.
Consigliato solo agli irriducibili insomma, che avranno pane per i loro denti, soprattutto se valuteranno l’acquisto su Nintendo Switch, dove la portabilità della console della Grande N ben si sposa con le partite rapide ed intense proposte dal gioco.