Hellions #1, la recensione
Per una serie che parla di soggetti estremi e di regole da violare, l’esordio è sì piacevole ma non coraggiosissimo
Dopo che House of X e Powers of X hanno posto le fondamenta del nuovo mondo mutante, Dawn of X ha costruito su quelle fondamenta un edificio ampio e variegato, lanciando una numerosa serie di titoli dedicati a vari temi, gruppi e personaggi. L’ultima arrivata è Hellions, realizzata dal team creativo composto da Zeb Wells e Stephen Segovia, con premesse sono ambiziose e interessanti. La pubblicazione vuole esplorare il lato oscuro di Krakoa, radunando nell’omonima squadra gli elementi più compromessi e meno controllabili, i soggetti indesiderati della società utopistica per tentare di integrarli, o quantomeno di renderli “produttivi” nella società utopistica dell'Homo Superior.
Si cerca quindi in Hellions un’angolazione originale o un punto di vista anomalo su un tema che negli ultimi tempi è diventato quasi un passaggio obbligato in termini di world building, ma questa marcia in più tarda a emergere, almeno in questo primo numero. Anzi, da questo punto di vista la struttura della storia d'esordio è quasi sindacale: presentazione del problema e proposta di fondare la squadra; scetticismo e dibattito da parte dell’organo governativo in questione; mini-carrellata sui singoli membri per presentarli e poi partenza verso la prima missione.
Si ha la sensazione di procedere con il freno a mano tirato anche nella presentazione dei protagonisti, le cui scene introduttive fanno poco per presentarceli sotto una luce alternativa o più approfondita, e si limitano a ribadire ciò che di loro si sa già: Empath è cinico e manipolatore; Scalphunter è taciturno e solitario; Tata e il Creatore di Orfani sono creepy e un po’ pazzi; Wild Child è animalesco e incontrollabile. In realtà l’assortimento è ottimo e le premesse per interazioni e sviluppi inquietanti ci sono, ma almeno per il momento ci si limita a ribadire l’ovvio: frutto probabilmente della necessità del numero #1 di fare da entry point per i nuovi lettori, ma che poteva comunque regalare qualcosa in più in termini di originalità e approfondimento.
"Per una serie che parla di soggetti estremi e di regole da violare, l’esordio è sì piacevole ma non coraggiosissimo."Perfino la scelta di includere nel gruppo Havok e Psylocke, che criminali non sono (più), ha un vago sentore di poco coraggio: meglio sarebbe stato forse lanciare una squadra interamente composta da criminali, ma se all’interno della narrativa la motivazione è data dal poco controllo dimostrato da Havok nelle storie successive ad AXIS e dalla necessità di avere una “sentinella” fidata all’interno del gruppo, l’occhio del lettore più smaliziato potrebbe vedere in questa scelta la necessità di includere “qualche X-Man” per non deviare troppo dal filone mainstream.
Vacilla, spiace dirlo, anche la figura del leader: è ormai chiaro che il Sinistro di Dawn of X è chiaramente modellato sulla reinvenzione lanciata anni fa da Kieron Gillen, che – intendiamoci – di per sé è divertentissima. Ma nelle mani dello sceneggiatore britannico, il carattere surreale e la neonata vena umoristica del personaggio erano quantomeno controbilanciati dall’entità della minaccia che continuava a costituire. Ora che a Krakoa il villain è, almeno temporaneamente, entrato a far parte del “sistema”, affiorano di lui solo gli aspetti più grotteschi e surreali, il dottor Frankenstein di un tempo si è “evoluto” in un dandy sarcastico alla Oscar Wilde, ma allo stato attuale delle cose di lui resta ben poco di... sinistro.
Sia l’uno che l’altro problema possono essere facilmente risolti (ce lo auguriamo) nei prossimi appuntamenti. Come già avvenuto in altre occasioni, giudicare una serie dal suo numero #1 è un po’ come giudicare un libro dalla copertina. Per contro, proprio in virtù di questa tendenza, sarebbe opportuno che la copertina risultasse più accattivante che mai, mentre il primo numero di Hellions sembra assemblato troppo by the book, secondo canoni preesistenti. Serviranno i capitoli successivi della serie per capire se il potenziale presente nella formula di partenza sarà sviluppato appieno.
È possibile fare un discorso analogo sulle tavole di Segovia, che mutano in base al ritmo narrativo: gradevoli ma sui generis quando deve occuparsi di scene più tranquille e dialogate, ma che esplodono con potenza, vertigine e caos nelle scene d’azione, con qualche incursione nell’horror e una “regia” molto accattivante nel climax di tensione con cui si chiude il numero.
Riassumendo: per una serie che parla di soggetti estremi e di regole da violare, l’esordio è sì piacevole ma non coraggiosissimo. Per funzionare, Hellions ha bisogno di procedere con il pedale dell’acceleratore schiacciato a tavoletta, non tanto in termini di azione e di combattimento, ma di interazioni, colpi di scena e momenti forti. Forse sarebbe più appropriato definire questo un “numero #0”, un preludio alla serie vera e propria, in attesa di vedere se e quando il tutto spiccherà il volo.