Hellbound (prima stagione): la recensione
Hellbound, nuova serie dal regista di Train to Busan, mescola mostruosità e horror con i temi della fede e del senso di colpa: recensione
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Nella prima scena di Hellbound un trio di gorilloni demoniaci prende a pugni un poveretto come se non ci fosse un domani. Eventualità possibile, dato che c'è chi lo interpreta come un segno della fine del mondo. In realtà dietro questa premessa visivamente abbastanza rumorosa, e non volutamente ridicola, la serie sudcoreana di Netflix sta già lavorando su una vicenda che tocca vari temi interessanti. Si parla di rapporto con la fede, senso di colpa, stigma sociale, influenza dei media, istituzioni pericolose. C'è un certo scollamento tra la grande seriosità di fondo di queste vicende e la messa in scena violenta e di grana grossa, ed è anche difficile incasellare Hellbound in un genere particolare. Però bisogna dire che la storia è abbastanza avvincente, e prende pieghe quasi mai prevedibili.
La caratteristica narrativa che dà un senso tutto particolare alla storia è che alle vittime viene sempre anticipato che entro qualche giorno verranno giudicate (traduzione: riempite di cazzotti dai gorilloni di cui sopra e spedite all'inferno). Hellbound, diretto dallo stesso regista di Train to Busan, si basa tutto su questa idea più che sull'uccisione in sé. Ognuna delle diverse reazioni riflette di temi di cui vuole parlare la serie. C'è la donna che accetterà di mandare in diretta la propria morte, per trovare dei soldi da lasciare ai figli, e dall'altro c'è l'organizzazione ansiosa di diffondere il panico per aumentare il proprio potere. Ma c'è anche la vergogna sociale. In una curiosa sovrapposizione forse mai esplorata fino in fondo, la sentenza di morte equivale alla diagnosi di una malattia incurabile, che però crea vergogna in chi la subisce.
Potrebbe essere una contraddizione voluta, ma non ne siamo così sicuri.