Hellblade: Senua's Sacrifice, un indimenticabile viaggio nella psicosi - Recensione
Ninja Theory con Hellblade: Senua's Sacrifice offre un'esperienza unica
[caption id="attachment_176304" align="aligncenter" width="1000"] Questa non è un'immagine pre-renderizzata, ma uno screenshot catturato in-game. Il livello di dettaglio della protagonista è davvero impressionante![/caption]
Ninja Theory è un team di sviluppo inglese balzato agli onori della cronaca grazie a videogiochi dalla fortissima impronta artistica. Il trittico più noto comprende in ordine cronologico Heavenly Sword, Enslaved: Odyssey to the West e DMC: Devil May Cry. Annunciato durante la conferenza Sony in occasione della Gamescom 2014, Hellblade ha fatto subito pensare ad un seguito spirituale del primo di Heavenly Sword, indimenticabile esclusiva Playstation 3. Ed inizialmente il progetto non era poi molto distante. Ma nello scrivere la storia e nel tratteggiare protagonista ed ambientazione, Tameem Antoniades ha voluto inserire una variabile che ha sconvolto totalmente le carte in tavola.
"Hellblade è un'opera che vuole raccontarci una storia ruvida ed indimenticabile"Normalmente il sonoro è uno degli ultimi elementi che vengono trattati in una recensione, ma in questo caso è l'elemento cardine attorno al quale è stato costruito l'intero gioco. All'avvio vi verrà consigliato di indossare delle cuffie e fidatevi, l'esperienza cambierà drasticamente, come mai avete provato prima. Grazie all'utilizzo di un particolare microfono, chiamato binaurale, è stato possibile registrare tre attrici mantenendo la spazialità più realistica che potete immaginare. L'effetto è sentire delle voci che vi parlano come fossero ora dietro di voi, ora alla vostra sinistra, proprio nella stanza in cui state giocando. E ora nella vostra testa, dalla quale non riuscite a farla più uscire. Il risultato è disturbante ed incredibilmente efficace.
Hellblade: Senua's Sacrifice è stato paragonato ai "simulatori di passeggiata", come Everybody's Gone to the Rapture, Gone Home o The Vanishing of Ethan Carter, ma a nostro modo di vedere è un accostamento errato. Il ritmo è sicuramente più pacato di un Heavenly Sword ed il gameplay meno variegato di Enslaved: Odyssey to the West. Nonostante questo il gioco offre due componenti accessorie alla narrazione pura piuttosto articolate. Stiamo parlando dei puzzle ma soprattutto dei combattimenti. Questi ultimi si svolgono in classiche arene chiuse che si aprono solo una volta eliminato l'ultimo avversario. A vostra disposizione pochi comandi base che miscelati tra loro e con la schivata e lo scatto generano diverse possibilità di difesa ed attacco. Inizialmente il battle system sembrerà povero e poco stimolante, ma quando il campo inizierà a popolarsi di nemici e sbloccherete alcune mosse speciali, rimarrete molto soddisfatti. Questo anche grazie alle ottime animazioni e al senso di potenza e disperazione che riescono a trasmettere. Senza tralasciare il ruolo ricoperto dalle voci, che in modo molto creativo vi assisteranno in battaglia, eliminando così la necessità di invadenti interfacce.
L'esplorazione ma soprattutto i puzzle sono un aspetto meno convincente, invece. Non tanto per la realizzazione ma per una certa ripetitività di fondo. Senua ha la capacità di vedere oltre la realtà, di trovare correlazioni dove le persone normali vedrebbero semplici ombre. Grazie a questa abilità, è in grado di scovare il disegno delle rune che servono ad aprire le porte, e proseguire così nel proprio viaggio. Il meccanismo in sé funziona, ma viene riproposto sostanzialmente uguale a sé stesso per tutto il gioco. Personalmente, chi vi scrive, non si è annoiato, ma è giusto segnalare come sotto questo aspetto forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più. È però interessante scoprire come anche i semplici puzzle siano la rappresentazione di uno degli aspetti della psicosi. Alcune persone tendono a leggere in modo ossessivo correlazioni tra elementi che in realtà non ne hanno. Pattern esistenti solo nella loro mente. Il cervello del malato è infatti molto più attivo e creativo rispetto a quello degli altri. La tensione generata dalle varie situazioni narrative, poi, contribuiscono a mantenere il ritmo sempre interessante, a volte rallentando a volta invece incalzando con sequenze che vi faranno sudare.
[caption id="attachment_176305" align="aligncenter" width="1000"] Sebbene il lavoro di Ninja Theory sia splendido da vedere, è il comparto sonoro a generare le sensazioni più forti[/caption]
L'ultima fatica di Ninja Theory è quindi un'opera difficile da valutare. Perché potremmo metterci il cappello dei recensori anni '90, semi-bocciare il gameplay, promuovere a pieni voti lo splendido comparto grafico e sonoro e dargli un 6,5. Oppure cercare di aprire un po' di più la mente e valutare la creatura di Tameem Antoniades nel suo insieme, carpirne e capirne il messaggio, rimanerne affascinati e insieme sconvolti. Consumare i bellissimi diari di sviluppo ma soprattutto il lungo documentario accessibile dal menu iniziale per andare più fondo.
Hellblade: Senua's Sacrifice è un'opera complessa e sfaccettata, unica, che parla di un tema poco trattato in qualsiasi media, totalmente tabù nel mondo videoludico. Non vi farete grandi risate giocandolo, non appagherete il vostro bisogno di intrattenimento ludico più tradizionale, non ci sono loot da accumulare, vasti open world da esplorare o personaggi con cui interagire. C'è però una realtà inedita da scoprire, una realtà che non è vera di per sé, ma è la realtà di Senua. E arrivati ai titoli di coda, appoggerete il pad e vi renderete conto di aver appena provato un'esperienza estenuante, irripetibile, indimenticabile.