Hell on Wheels 1x10 "God of Chaos" (finale): il commento
Hell on Wheels termina senza grandi colpi di scena, ma con un finale all'altezza delle aspettative...
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Nel 1976 gli occhi colmi di sofferenza erano quelli di Clint Eastwood, che in Il Texano dagli occhi di ghiaccio osservava impotente la sua casa divorata dalle fiamme per poi seppellire la moglie e il figlio uccisi dai nordisti. Josey Wales non aveva scelto di partecipare a quel conflitto, ma se ne era tenuto deliberatamente fuori per poi essere comunque inesorabilmente risucchiato, ed è forse questa la differenza maggiore tra quel personaggio e Cullen Bohannon che invece, nonostante il parere contrario della moglie, aveva combattuto, e perso, nella Guerra di Secessione. Divisioni a parte, tutto ciò che rimane alla fine sono il desiderio di vendetta e il dio del Caos che muove le azioni degli uomini che hanno scelto la via dell'odio, sentimenti sempre uguali in un mondo che sta rapidamente cambiando.
Pericoli, sofferenza e morte sono alcuni degli aspetti che la frontiera sa offrire agli esploratori/colonizzatori di questo nuovo mondo, ma che in essa hanno potuto trovare anche un nuovo inizio e una nuova identità lasciandosi alle spalle l'eredità dovuta al colore della pelle, al sesso, alla classe sociale di appartenenza, alla tribù in cui si erano nati. Punto d'incontro di questa prima parte del cammino è un ballo organizzato da Durant per trovare nuovi potenziali investitori e nel quale si ritrovano, con poche eccezioni, quasi tutti i protagonisti. Lily Bell dunque termina, con l'aiuto di Bohannon, la costruzione della propria tenda, e accetta il proprio ruolo al fianco di Durant, come socia e volto umano della compagnia, nella promozione della transcontinentale. Mr. Ferguson intanto comprende infine quale sia il suo vero obiettivo: responsabilità, un incarico di prestigio e qualcosa che possa considerare di sua esclusiva proprietà. Quella cosa però non può essere Eva, che infine, per assecondare il proprio desiderio di stabilità, e in fondo anche per lasciarsi alle spalle la propria condizione sociale, lascerà l'uomo di colore per avvicinarsi insospettabilmente a Toole. Da un irlandese ad un altro, ecco anche che i fratelli McGinnes si ribellano alla figura dello Svedese, sfregiandolo e costringendolo alla fuga. Infine, mentre il reverendo Cole viene completamente assorbito nella sua spirale di follia, la figlia Ruth e Joseph sono liberi di ritrovarsi e danzare insieme durante una festa all'accampamento.
La prima stagione si chiude mantenendo tutte le promesse degli esordi: con un'ottima realizzazione tecnica (regia, fotografia e musica sempre ad alti livelli), qualche sbavatura in fase di scrittura, soprattutto in quelle poche occasioni in cui si è cercato di calcare troppo la mano nello sviluppo dei personaggi (anche a causa della difficoltà di gestire un cast così corposo), ma mantenendo una grande coerenza di fondo e garantendo un ottimo coinvolgimento nonostante ritmi narrativi piuttosto lenti, merito anche di un grande cast, con Dominique McElligott a spiccare su tutti. La sensazione è che la storia abbia ancora parecchie pallottole da sparare a sua disposizione, e che una crescita nelle prossime stagioni sia assolutamente possibile.