Heavy Rain, la recensione

Il thriller interattivo di David Cage si rifà il trucco: la recensione di Heavy Rain

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

David Cage è un abilissimo venditore, un istrionico ipnotizzatore di folle, un invidiabile promotore di sé stesso e delle sue idee. Mosso da sincera passione verso il suo lavoro e legittimato dall’indiscutibile estro creativo, per molti è un artista incompleto, stritolato dalle sue ambizioni che galleggiano tra due media spesso in evidente contrasto tra loro. Del resto, se Kojima affoga il pur solidissimo gameplay in sequenze non interattive prolisse, al designer francese si biasima la fragilità della struttura ludica, quasi totalmente rappresentata da quei QTE che finiscono per mortificare l’interattività quale caratteristica che più di altre inquadra, definisce e distingue il videogioco.

Un parere rispettabile, persino condivisibile, che tuttavia non rende giustizia allo sforzo concettuale infuso da Cage in ogni sua creatura, sin dai tempi di Omikron: The Nomad Soul. Sarà anche vero che il suo curriculum annoveri più “film interattivi” che “videogiochi”, qualunque cosa si scelga di definire e circoscrivere con questi termini, ma la cura riposta negli intrecci narrativi e nelle psicologie dei suoi personaggi ha stimolato e trainato una maggior attenzione in questi ambiti nelle produzioni concorrenti.

[caption id="attachment_151929" align="aligncenter" width="508"]Heavy Rain screenshot 1 Heavy Rain è disponibile su PSN in bundle con Beyond: Two Souls. Tuttavia è possibile acquistare singolarmente entrambi i titoli, spendendo la stessa cifra.[/caption]

Anche dopo aver giocato a Beyond: Two Souls, è innegabile che l’opera che meglio rappresentati e testimoni l’abilità di Cage, quale regista e designer, resti Heavy Rain, avventura grafica pubblicata originariamente su PlayStation 3 nel 2010. Perseverando nell’intensivo processo di rimaneggiamento e recupero, Sony ha deciso di restaurare la creatura di Quantic Dream, riservandogli le stesse attenzioni già rivolte a The Last of Us, Uncharted e Gravity Rush.

Questa riedizione non cambia di una virgola i contenuti, la trama, gli epiloghi di questo poliziesco dall’alto tasso di pathos. La vita di Ethan Mars viene prima sconvolta dall’accidentale morte di uno dei suoi figli, poi completamente stravolta con il sequestro del secondogenito da parte del folle assassino degli origami, un serial killer che annega le sue giovanissime vittime, non prima di aver lasciato sul luogo del delitto la sagoma di un animale ricavato dall’antica tecnica giapponese di piegare la carta. Ad interagire in questa triste vicenda, gli altri personaggi di cui prenderete alternativamente il controllo: Madison Page, giornalista che soffre d’insonnia; Scott Shelby, detective privato che indaga per conto delle famiglie delle precedenti vittime dell’omicida; Norman Javden, agente dell’FBI incaricato di scovare e arrestare il killer.

[caption id="attachment_151931" align="aligncenter" width="508"]Heavy Rain screenshot 2 A differenza della Move Edition, non è incluso il DLC intitolato “L’Imbalsamatore”. Si trattava di un minuscolo capitolo che aggiungeva ben poco all’avventura, ma fa comunque strano vederlo escluso da questa edizione definitiva.[/caption]

A distanza di anni, esattamente come accade con un buon film, anche se la tecnica è appassita, e questo remastered fa poco per nasconderlo, quanto di buono architettato e creato dal team di sviluppo non tarda a palesarsi in tutta la sua efficacia. Non c’è la stessa capacità di modificare gli eventi come in Life is Strange, ma scelte, successi e fallimenti durante le QTE possono realmente incidere sulla progressione del caso e persino sulla sopravvivenza dei singoli avatar.

"La regia virtuale rende giustizia ad un prodotto che fa della trama il suo principale punto di forza"

Quel poco che la trama sottrae con scelte a volte poco condivisibili, che hanno il pregio di regalare un epilogo sorprendente ma poco onesto nei confronti di chi vorrebbe risolvere anticipatamente il mistero, Heavy Rain lo restituisce con sequenze drammatiche d’impatto e con momenti da cardiopalma in cui vita e morte dei protagonisti scorre lungo i comandi da premere con il giusto tempismo. Ne viene fuori un titolo avvincente che mette in scena personaggi credibili, sfaccettati, in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore. La regia virtuale, nonostante qualche magagna della telecamera nelle sequenze interattive, rende giustizia ad un prodotto che fa della trama il suo principale punto di forza.

[caption id="attachment_151932" align="aligncenter" width="508"]Heavy Rain screenshot 3 Anche dal punto di vista del sistema di controllo non è stato cambiato nulla. Anche per questo motivo il touch-pad del Dualshock 4 non viene mai tirato in causa.[/caption]

Se come gioco Heavy Rain funziona alla grande anche oggi, a patto di scendere a compromessi con un gameplay relativamente limitato e fondamentalmente costretto in binari inscalfibili, come riedizione ci aspettavamo qualcosa di più. Non era ovviamente possibile intervenire sull’espressività dei modelli poligonali, già superata ai tempi di L.A. Noire, ma al di là di un evidente lifting dei personaggi principali e di alcune location che godono di texture meglio definite, spesso si fatica a trovare le differenze rispetto all’originale. Soprattutto nelle ambientazioni all’aperto si lamenta una certa povertà di dettagli, così come una scarsa pulizia dell’immagine. Anche il missaggio audio non è stato perfezionato, con evidenti problemi a far coesistere le tracce sonore con i dialoghi.

Al di là di qualche incertezza tecnica, Heavy Rain resta consigliatissimo a chi non ha avuto la fortuna di godere di questo capolavoro partorito dalla geniale mente di David Cage. Inutile invece un secondo acquisto nel caso lo abbiate già spolpato ai tempi su PlayStation 3.

Continua a leggere su BadTaste