Heaven's Vault, l'archeologia dell'anima - Recensione

Un'archeologa, rovine da scoprire e geroglifici da decifrare: la recensione di Heaven's Vault

Nerd per vocazione, pubblicista di settore per scelta. Inizio a scrivere nel 2004 di videogiochi per cambiare il mio piccolo mondo, per poi accorgermi che il gaming aveva già cambiato me. Laureato in management per l'impresa a Milano, ho fatto del pad e della penna virtuale i miei migliori amici. Sono stato contributor - e in alcuni casi senior editor - per diversi siti videoludici, per poi portare la cultura geek anche sulla stampa generalista e su alcune delle testate tech più rilevanti a livello nazionale ed internazionale. Senza dimenticare qualche scrittura in libertà su blog indipendenti, sempre focalizzati sul mondo in pixel e poligoni. "È vero, siamo tutti in vendita per un prezzo o per un altro. Ma tu sei diversa, indomita, solitaria. Tu non sei un cane, tu sei un lupo."


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Questo per me non è un periodo facile. Anzi, è davvero complicato. L'ho capito il primo giorno di aprile, quando molte delle cose a cui tengo di più hanno iniziato a sgretolarsi. Un momento di vita in cui devi fare i conti con un presente ingiusto, con un futuro incerto e con un passato che, al netto dei sentimenti contrastanti, è impossibile da dimenticare. E se è vero che nulla accade per caso, è successo che proprio in questi giorni ho avuto modo di giocare Heaven's Vault. L'ultima produzione di team inglese Inkle Studios gioca infatti, come da tradizione di questo talentuoso team di sviluppo, con le parole. Nella serie Sorcery, tratta dai librigame di Steve Jackson, la narrativa danzava con il game design a flusso continuo, mentre l'ancor più apprezzato 80 Days era un tour intorno al mondo dagli epiloghi differenti. In questo caso, la lingua scritta e parlata assume un valore ancora più peculiare, fresco ed emozionale come pochi, descrivendo un'avventura narrativa indimenticabile.

Proprio quando sto imparando che le parole possono essere più affilate di una lama, ora dolci, ora complicate, ora ancora la chiave per conoscersi, le esplorazioni sci-fi di Aliya Elasra - protagonista del videogame made in Cambridge - si sono fisiologicamente intrecciate al mio sentire quotidiano, ai miei processi mentali. D'altronde, obiettivo finale di Heaven's Vault è quello di fornirci un mezzo per comprendere noi stessi, analizzando le azioni che costellano il nostro passato. Un obiettivo che i ragazzi di inkle hanno perseguito mettendo sul piatto un'avventura non lineare, in cui si esplora in tempo reale un mondo completamente tridimensionale. Mentre i già citati 80 Days e Sorcery ci portavano a navigare tra menù, illustrazioni e box di dialogo, Heaven's Vault ci trasporta in un mondo 3D vivo e pulsante, in cui vivere - e respirare a pieni polmoni - una storia di radici, di conoscenza e di esseri umani. Il tutto arricchito da un'estetica che unisce tratti occidentali e mediorientali, reinterpretati secondo il gusto del team di sviluppo britannico, e l'amalgama di curatissimi personaggi illustrati. Protagonista è, come vi dicevo, Aliya, una archeologa dell'università di Iox che in compagnia del suo fidato robot Six deve esplorare le rovine della Nebula, una rete di pianetini che nascondono i segreti di un'antica civiltà.

[caption id="attachment_195057" align="aligncenter" width="3840"]Heaven's Vault screenshot Lo stile visivo è molto affascinante[/caption]

"obiettivo finale di Heaven's Vault è quello di fornirci un mezzo per comprendere noi stessi, analizzando le azioni che costellano il nostro passato"Avrete capito già da soli che il gioiellino di inkle condivide molti elementi familiari agli appassionati di avventure grafiche. Ci sono le fasi in cui dovremo esplorare l'ambientazione e raccogliere oggetti, così come quelle in cui per andare avanti bisognerà interagire con lo scenario. C'è però soprattutto un elemento mai visto: trentenne ribelle come me, e indurita da un'infanzia forse troppo complessa, miss Elasra deve decifrare una scrittura geroglifica che gli sviluppatori hanno creato appositamente per il gioco. Ogni volta che ci si trova davanti a particolari iscrizioni su pareti e artefatti, Aliya deve provare a indovinarne il significato scegliendo tra una serie di possibili opzioni. Vi faccio un esempio, in uno dei primi quesiti posti da Heaven's Valut ci viene chiesto di scegliere tra le parole "Tempio" e "Giardino", di fronte all'ingresso di un cortile chiuso e circondato da rampicanti, si cui è ben visibile il simbolo di un albero. Io ho scelto la seconda opzione, ma il gioco non mi ha detto se la risposta è giusta o sbagliata.

La storia prosegue quindi a prescindere dalla parola scelta, modificando la nostra stessa conoscenza del mondo fittizio in cui ci troviamo ad interagire. Tra scenari che, per i pochi dettagli, a volte stonano con i personaggi coinvolti, resta comunque la nostra capacità di mettere insieme i pezzi, riflettere e capire nel profondo cosa vogliono dirci i nostri antenati. Proprio questa è la potenza intrinseca di Heaven's Vault, un viaggio che tutti noi prima o poi dobbiamo affrontare. Il fine è nobile. Permettere, anche ad un nerd trentenne in un periodo difficile, di cullarsi tra i piaceri della parole e dei simboli, e di scoprire che in fondo l'archeologia non è un'attività elitaria, ma un gioco bellissimo con cui riguadagnarsi il proprio passato. Per guardare, prima o poi, al futuro.

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