Hearthstone, L'Accademia di Scholomance è tutto quello di cui avevamo bisogno e anche di più | Recensione
L'Accademia di Scholomance è fresca e divertente, ed è riuscita a rimettere le cose a posto nella locanda di Hearthstone
Nella nostra recensione parleremo di tutti questi aspetti, ma in primo luogo dobbiamo riprendere in mano le redini del discorso da dov’eravamo rimasti, quindi a Ceneri delle Terre Esterne, appunto, espansione che ha introdotto la prima nuova classe sin dalla nascita del gioco, ovvero il Cacciatore di Demoni, e con essa tutta una serie di problemi di bilanciamento. Problemi che Blizzard e il Team 5 hanno provato a risolvere svariate volte, con ben quattro giri di nerf a cercare di depotenziare Illidan, praticamente senza successo. Intendiamoci: il Cacciatore di Demoni è davvero una bella classe, moderna e intelligente, e il problema sta proprio qui: lo è - o meglio, lo era - troppo rispetto alle altre classi. Quindi è facile capire come il meta, per adeguarsi al nuovo capocannoniere, abbia dovuto fossilizzarsi su alcuni mazzi counter, costruiti proprio per arginare la nuova classe. Soluzioni di ripiego che non hanno divertito nessuno.
Il secondo problema di Ceneri delle Terre Esterne è stato rappresentato dall’espansione ancora precedente, la Discesa dei Draghi. A inizio aprile, con la rotazione, sono uscite dal formato Standard più di 400 carte, eppure il gioco non ne ha risentito. Perché? Semplicemente per il power level scandalosamente alto di Discesa dei Draghi, che è stata spassosa da giocare nei quatto mesi dall’uscita dell’espansione, difficile da eguagliare con il set successivo. La realtà dei fatti è che, quindi, per otto mesi (da dicembre a inizio agosto) ha girato esclusivamente la solita manciata di deck, senza variazioni, se non quelle per arginare il Demon Hunter. Una situazione davvero noiosa, frustrante e complessa da cui risollevarsi, ma - nel caso vi steste chiedendo il senso di questo recap stile “negli episodi precedenti” all’interno di una recensione de L’Accademia di Scholomance - capirete ben presto che queste righe hanno il compito di sottolineare con forza l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori con quest’ultima espansione.
Partiamo dicendo che l’idea delle carte Bi-classe, già da sola, ha donato una varietà di scelta e una diversificazione raramente viste all’interno del gioco. Scalare fino al Legend, in queste settimane, è stato un susseguirsi di match inaspettati e sorprendenti, dov’è quasi impossibile conoscere al 100% la lista di carte montata dall’avversario. Sin dall’uscita di Scholomance abbiamo chiuso una media di trenta partite al giorno, e non ci siamo mai - davvero, mai - annoiati, e anche sfidando il più fortunato dei Druidi non ci è mai passato per l’anticamera del cervello di aver perso in partenza, cosa che ha reso ogni incontro stimolante e irripetibile.
Più in generale, le carte morte - ovvero quelle che difficilmente troveranno gioco - sono incredibilmente poche, mentre nella costruzione dei deck diventa piuttosto complesso lo scegliere quale servitore o magia lasciare a casa. Di carte Leggendarie scarse e inutilizzabili non ce ne vengono in mente, e quelle che non riescono a trovare spazio nel meta oggi sicuramente lo troveranno domani. Insomma, un gran lavoro di scrittura e design che si riflette soprattutto nel gameplay, nelle sinergie e nella scelta delle classi, ora pressoché tutte quante giocabili.
Il merito più grosso da attribuire a Scholomance è quello di aver lavorato di fino su ogni classe per cercare di renderla competitiva. Prendendo ad esempio il Paladino, è bastata qualche carta ben pensata, come la già citata Alura, oppure l’Alunno Meticoloso, o ancora lo Sbruffone d’Argento, per rendere finalmente giocabile il Libram Paladin, meccanica inedita introdotta con Ceneri delle Terre Esterne che non era mai riuscita a ritagliarsi uno spazio nel meta, mentre ora lo domina.
Trovate una nostra analisi di tutti i nuovi mazzi di Hearthstone in questo nostro articolo, mentre di seguito possiamo parlare dello Sciamano, che - ahinoi - è rimasta l’unica classe un po’ più scarsa delle altre, ma decisamente più in forma rispetto a qualche mese fa, con tanti archetipi ben curati, dal Totem Shaman, che vede l’aggiunta del Mastodonte Totemico e del Totem dell’Inganno a rendere più solida la lista, a un nuovo Quest Shaman con tanti spari e Danni Magici. O possiamo spendere qualche parola anche per il Ladro, più aggressivo che mai grazie all’aggiunta di servitori che sinergizzano alla perfezione con l’utilizzo delle armi e alla fortissima Passaggio Segreto, o per il Druido e le sue bestie, capace di portarsi a casa dei turni letali con un largo anticipo sugli avversari.
Parlando proprio del Druido, Blizzard sta tenendo d’occhio Malfurion, nel ruolo dell’eroe un po’ più sbilanciato degli altri, ed è intervenuta proprio questa settimana, ritoccando Kael’Thas Solealto insieme alla Squarciamente Illucia del Sacerdote (a nostro avviso una delle carte più forti mai stampate su Hearthstone), con degli aggiustamenti doverosi ma non devastanti. Un’attenzione che il Team 5 sta dimostrando sempre più spesso nei confronti del suo card game, ma che con il Cacciatore di Demoni gli era sfuggita di mano.
Tenendo in considerazione tutti questi aspetti, possiamo affermare con certezza che Hearthstone, L’Accademia di Scholomance, è un’espansione riuscita su tutti i fronti, sicuramente una delle migliori degli ultimi anni, con il grande merito di essere riuscita a sistemare le cose storte e di rinfrescare il palato dei giocatori con una grande varietà e tanto divertimento. Mentre è da poco disponibile il nuovo pacchetto Vilosofia, nei prossimi mesi ci aspettano una nuova avventura gratuita e una nuova modalità di gioco e, se queste sono le premesse, non possiamo far altro che rinnovare la nostra fiducia in Mamma Blizzard, continuando a scalare la classifica con una delle espansioni che in futuro ricorderemo con estrema soddisfazione.