Harleen, la recensione
Non sono le battaglie a predominare sulle pagine di Harleen, bensì i dubbi e le incertezze dell'essere umano
Harleen Frances Quinzel, meglio nota come Harley Quinn, è un personaggio ideato da Paul Dini e Bruce Timm nel 1992. Al pari di qualche suo illustre predecessore, compare dapprima in una serie animata, Batman: The Animated Series, prima che faccia la sua comparsa nei fumetti della DC Comics, in particolar modo sulle testate dedicate al Cavaliere Oscuro.
Fatta questa doverosa premessa, diamo per assodato che molti di voi abbiano presente l'insolita personalità di Harley Quinn. Bene, vi chiediamo per un momento di metterla da parte. Harleen, la miniserie di tre numeri scritta e disegnata dall'artista croato Stjepan Šejić e pubblicata nel 2019 nell'etichetta Black Label, ne offre infatti un'interessante versione alternativa.
"Non sono le battaglie tra eroi e criminali a predominare sulle pagine di questa storia, bensì i dubbi e le incertezze dell'essere umano."Quel finanziamento arriva infine da Bruce Wayne, e la Quinzel inizia così ad avere numerose sedute coi criminali psicopatici presso l’Arkham Asylum. Tra questi, il paziente che più cattura la sua attenzione è il misterioso Joker, che tempo prima le risparmiò la vita. Harleen rimane in qualche modo intrigata dal suo atteggiamento, dai suoi modi e dalla sua perversa personalità, finendo per ritrovarsi a scegliere tra una strada di perdizione o la presunta retta via.
Il titolo della miniserie lascia poco spazio a interpretazioni: la storia non è incentrata sulla criminale Harley Quinn, bensì sulla sua altra identità, quella della psicologa Harleen Quinzel, rimasta affascinata dal male assoluto. Siamo lontani dalle atmosfere quasi giocose di Amore folle, dei succitati Dini e Timm: Šejić idea una nuova origine per Harley in una versione più realistica, dove l'elemento supereroistico resta quasi sullo sfondo.
Non sono le battaglie tra eroi e criminali a predominare sulle pagine di questa storia, bensì i dubbi e le incertezze dell'essere umano. L'elemento dell'oscurità, di quell'animo malvagio che in misura maggiore o minore è presente in ognuno di noi viene qui analizzato; certo, in quelli che sono comunque i dettami di un fumetto mainstream, pur trattando eventi per un pubblico adulto. Come quando leggiamo di quei detenuti che ricevono lettere di ammirazione, con tanto di proposte di matrimonio: perché l'oscurità a volte affascina così tanto? Forse alcuni vedono in essa una via per sfuggire ai fallimenti della propria vita?
Non aspettatevi risposte troppo filosofiche o esistenziali da questo volume. Essendo la prima storia (non autoprodotta) firmata come autore completo da Stjepan Šejić, c'è il classico difetto di certe opere prime di disegnatori che passano dall'altra parte della barricata senza un'adeguata gavetta. Se sulla parte grafica non si può sollevare alcuna critica, per quanto riguarda la storia in sé vi sono alcuni momenti di monotonia – nella prima parte la trama fatica a ingranare – che tuttavia una volta lasciati alle spalle portano infine il tutto sui giusti binari.
Finale inevitabile e scontato, ovviamente, ma non per questo banale o mal realizzato, anzi. E preludio a futuri, nuovi sviluppi per questo personaggio che ha abbandonato la luce e ingabbiato il suo precedente io, per dare ascolto al proprio es e scatenare la propria personalità nascosta.