Harbinger vol. 6: Omega, la recensione

Abbiamo recensito per voi il sesto volume di Harbinger, la serie Valiant scritta da Dysart e disegnata da Sandoval, Evans, Suayan, Segovia e Larosa

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Per anni Toyo Harada ha portato avanti le sue idee di sviluppo e progresso fondando la Fondazione Harbinger e dando di sé l’immagine di filantropo e uomo illuminato. Tutte le sue risorse, economiche e strutturali, erano finalizzate alla realizzazione di una società che riuscisse a creare un assetto politico e sociale in cui le disparità, gli sprechi e il dolore venissero completamente cancellati. Un sogno utopico dietro il quale, però, si celava la brama di potere di uno dei più potenti psioti della Terra, intento a infiltrarsi, grazie al suo denaro, in tutti gli apparati istituzionali, militari e societari col chiaro ed evidente intento di impadronirsi del mondo intero. Non aveva ancora fatto i conti con il gruppo noto come i Renegades e Peter Stancheck, ragazzo dotato di un potere simile a quello di Harada e desideroso di vendetta sul suo mentore, che riescono ad hackerare il sistema informatico della Fondazione e divulgare in rete tutti i veri progetti oltre alla vera natura dello stesso Harada, smascherando così una menzogna perpetuata per molti anni. Lo scontro che seguirà tra i due più potenti psioti sarà devastante e terminerà con un sostanziale pareggio che avrà profonde ripercussioni su entrambi.

Le strade che decideranno di percorre Toyo e Peter sono al centro di questo Harbinger vol. 6: Omega, miniserie Valiant in tre capitoli scritta da Joshua Dysart per i disegni di uno straordinario Rafa Sandoval. Da un lato troveremo, quindi, un Harada costretto ad uscire allo scoperto, mostrandosi per quello che è realmente: un dittatore disposto a tutto pur di ottenere ciò che desidera; sull’altro versante Peter è rimasto profondamente scosso dallo scontro, ha perso del tutto la fiducia in sé stesso e adesso vaga per la città senza meta, imbottito di psicofarmaci che rendono labile la linea che divide la realtà dal sogno, preda dei fantasmi dei suoi compagni caduti durante lo scontro. Sullo sfondo un pianeta caduto nel panico che proverà a fare la voce grossa contro il despota ma che ben presto soccomberà sotto i suoi colpi, una popolazione mondiale alla quale è stata offerta una possibilità di scelta: rinunciare alla propria libertà, entrare nella Zona della Fondazione e vivere in una società perfetta, oppure combattere una guerra di cui già si conosce l’esito, riponendo le speranze di sopravvivenza in Stancheck, sempre che quest’ultimo ritrovi la voglia di vivere e combattere.

Uno scenario quanto mai attuale e duro caratterizza questa opera che rappresenta il lavoro più maturo fin qui prodotto da Valiant. Le tematiche supereroistiche fungono da semplice pretesto per mettere in atto un vero e proprio atto di accusa contro le politiche militari delle potenze mondiali, troppo spesso costrette a nascondere dietro il termine “missione umanitarie” le proprie campagne espansionistiche volte ad accaparrarsi le restanti risorse energetiche. Dysart si lancia in un’attenta e acuta analisi di questi sistemi di potere che hanno caratterizzato la storia dell’uomo, in particolare negli ultimi secoli, sistemi pronti a imporre la propria “democrazia”, fatta di obbedienza e rispetto di accordi economici, e che non tengono conto del contesto storico, sociale e culturale nel quale vengono esportati. Lo scrittore riesce nel suo intento dissacrante mettendo a nudo le ipocrisie dei governi grazie all’effetto parodico e iperbolico che il genere scelto (quello supereroistico) offre. Lo stesso trattamento, inoltre, viene riservato anche agli attivisti che con il loro impegno sono riusciti ad aprire il vaso di Pandora rappresentato dalla Fondazione Harbinger. L’enorme sforzo profuso non ha sortito alcun effetto se non quello di generare altra violenza, gettando il pianeta in una crisi ancora più profonda e dannosa.

In fase di scrittura Dysart è attento alla caratterizzazione dei due indiscussi protagonisti offrendoci un ulteriore spunto di riflessione tanto pungente e azzeccato quanto destabilizzante. Un potere così grande da essere in grado di distruggere l’intero pianeta è nelle mani di due persone dalla natura mentale instabile. Peter è dipendente dagli psicofarmaci e Harada è costretto a celare la sua insicurezza e paura dietro un’immagine di sé sicura e decisa. E il destino di sette miliardi di persone è legato agli umori alterni di due psioti quando per secoli ci hanno fatto credere di essere parte attiva di una società in cui la voce di ognuno di noi è determinante per le sorti del pianeta. Spogliando questo Harbinger vol. 6: Omega di superpoteri e tecnologie avveniristiche ciò che resta è il resoconto di quello che ogni giorno possiamo trovare nella cronaca internazionale: Wikileaks, la primavera araba, le guerre in Iraq e Afghanistan, le missioni umanitarie della NATO e degli USA, la Corea del Nord e i suoi test nucleari, tutti eventi che offrono un substrato, reale, nel quale inscenare l’ascesa al potere, verosimile, di un despota qualunque.

Come un magma viscoso, denso, urticante veniamo risucchiati nella lettura dei tre capitoli che compongono Omega, caratterizzati da uno storytelling lineare, che scorre lento e ricco di parole, ideologie, dialoghi. Un’opera di per sé già bella diventa ancora più imponente grazie all’apporto grafico di Rafa Sandoval. Le tavole del disegnatore sono di una bellezza unica e il suo tratto si sposa alla perfezione con il tipo di narrazione che troviamo in questo volume. Se da un lato, infatti, lo stile realistico di Sandoval permette di realizzare alcuni passaggi conferendogli un alto livello di naturalismo, dall’altro esalta la componente fantastica della storia, alimentando ulteriormente la dicotomia realtà/immaginario che è una delle chiave di lettura di quest’opera. Sandoval abbatte ogni tipo di griglia per la costruzione della tavola, piegando le vignette a proprio piacimento e plasmandole secondo le esigenze dello storytelling. Dinamico, visionario, espressivo, attento al più piccolo dettaglio, questo è il Sandoval che troviamo all’opera in queste pagine.

In chiusura troviamo il numero zero della serie dedicata al Monaco Sanguinante, scritto sempre da Dysart, che ci introduce alla vera storia e genesi di questo personaggio legato alle vicende di Harbinger. A metà strada tra romanzo apocalittico, thriller politico e romanzo spionistico, Harbinger vol. 6: Omega è una lettura potente, riflessiva, di sicuro impatto che va ad allinearsi al nuovo corso della narrazione a fumetti che in maniera sempre più profonda e attenta analizza il ruolo della figura dei supereroi. Una lettura interessante e fortemente consigliata.

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