Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe, la recensione [2]

Proiettato in apertura al Future Film Festival, Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe si presenta come una sorta di guilty pleasure. Ecco la nostra seconda recensione...

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E' toccato ad Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe 3D aprire ufficialmente la quindicesima edizione del Future Film Festival, in corso a Bologna, e il film di Tommy Wirkola si è dimostrato un titolo all'altezza e perfettamente in tema in una edizione che, dopo la fine del mondo dello scorso anno, mette tutta la sua attenzione sui mostri.

Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe 3D si pone come un seguito action fantasy, dalle tinte gotiche e splatter, della fiaba dei fratelli Grimm, e si apre proprio con un sunto del famoso racconto. I due fratellini, stavolta abbandonati nella foresta dai propri genitori, trovano la famosa casa di marzapane, nella quale abita una malvagia strega che li cattura, con l'intenzione di mangiarli, iniziando da Hansel. Gretel riesce a liberarlo dalla gabbia, e i due uccidono la strega gettandola nel forno. Fin qui, tutto noto. Ma i piccoli provano un certo gusto nell'omicidio, e così ha il via una carriera da sterminatori di streghe: è qui che le cose si fanno interessanti.

La produzione tedesco-statunitense non lesina infatti, nel racconto della storia, una massiccia dose di azione e di splatter, una cosa che apprezzerà lo spettatore in cerca di divertimento immediato e con poche pretese. La vicenda di fondo è un pretesto per mettere in campo scene di combattimento spettacolari, decisamente fisiche se non grezze, nelle quali quelli che la tradizione popolare conosce come bimbi impauriti sono diventati dispensatori di pugni, testate e mosse di wrestling. L'immaginario fantasy del film consente anche una contaminazione che lascia ampio spazio a un bizzarro ma decisamente efficace armamentario, con devastanti armi da fuoco, compresa una mitragliatrice fissa che sembra presa dalla scena finale de "Il mucchio selvaggio" di Peckinpah.

Nonostante il carattere decisamente sopra le righe del film, la sceneggiatura si mostra comunque solida, descrive una storia semplice ma nella quale gli accadimenti hanno la loro logica. Certamente, in un momento particolare che segna una rivelazione per i protagonisti, avrebbe potuto soffermarsi maggiormente sulla questione, dando anche un approfondimento in più ai due fratelli, personaggi decisamente granitici nei modi come nella psicologia. In tal senso, una durata maggiore all'ora e mezza effettiva avrebbe potuto aiutare, ma è altrettanto vero che per l'audience di riferimento, quel pubblico che ama ricavare una sorta di "guilty pleasure" dalla visione, 88 minuti di corpi che esplodono, streghe picchiate, torturate, sminuzzate e, in generale, sangue a secchiate, con tanto di un efficace effetto 3D, sono sicuramente abbastanza.

E' quello che muove il film, in sostanza: tra una scena d'azione e l'altra sti trova anche il momento anche di infilare qualche trovata gustosa, come quella che vede un diabetico Hansel (troppi i dolci fattigli ingurgitare dalla strega) costretto a periodiche iniezioni di uno strano composto che noi chiamiamo insulina.

A primeggiare, tra gli attori, sono senza dubbio le due donne più importanti nell'economia della pellicola, ovvero Gretel, interpretata da una Gemma Arterton a suo agio nei panni, non propriamente femminili, della cacciatrice di streghe, e la strega Muriel, alla quale presta corpo una Famke Jansenn che avevamo visto l'ultima volta così malvagia e affascinante in GoldenEye nei panni di Xenia Onatopp. Un discreto Jeremy Renner, forse il solito Jeremy Renner, è Hansel, meno eroe d'azione e più controcanto umoristico e un po' cinico.

Recensione a cura di Fabio Canonico

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