Hanno clonato Tyrone, la recensione
Una trama di complotti e fantascienza in Hanno clonato Tyrone viene virata sui problemi degli afroamericani creando puro afrosurrealismo
La recensione di Hanno clonato Tyrone, in uscita su Netflix il 21 luglio
L’afrosurrealismo è una corrente del Novecento che da poco ha sfondato nel cinema e che racconta la condizione degli afrodiscendenti attraverso il grottesco e l’onirico. Al cinema lo fa applicando schemi, trame e luoghi comuni del fantastico e del fantascientifico a situazioni e problemi degli afrodiscendenti.
Hanno clonato Tyrone fa tutto questo con buon gusto e forse il miglior John Boyega visto fino ad ora (ma anche il miglior Jamie Foxx da anni), ravvivati, scossi e stimolati dal vero motore che anima tutto il cast, la vera presa elettrica del film: Teyonah Parris. C’è da subito un gran senso della scrittura e del racconto, una piacevolezza narrativa che non è scontata (specialmente su Netflix). Anche la palette di colori è quella più giusta! E in tutto questo non guasta che sappia come divertirsi e divertire. Juel Taylor,che oltre a dirigere scrive anche con Tony Rettenmayer, non è schiacciato sui dettami dei generi cui fa riferimento e anzi sa mettersi in una strana posizione tra l’adesione alle gabbie del cinema più commerciale e la libertà del cinema più autoriale (di nuovo: la stessa sul cui dorso cavalca Jordan Peele).
Hanno clonato Tyrone non è un film solo di scrittura però: funziona visivamente e sfrutta molte delle caratteristiche stereotipiche della cultura afroamericana (dal pollo fritto, alla musica, fino alla moda, le funzioni religiose cantate e il taglio dei capelli) per mostrare come i suoi personaggi siano controllati, ragiona a partire dai consumi per raccontare il controllo. In una scena particolarmente efficace un fast food intero scoppia a ridere, e gli avventori sono tutti afroamericani. C’è in quel momento una sovrapposizione così invisibile e aderente tra i paradossi della finzione e il suo referente reale (la tendenza delle imprese a creare target omogenei di consumatori da servire e mantenere propri) da dire qualcosa anche al di là delle idee di controllo del film.