Hannibal 2x11, "Ko No Mono": la recensione
Episodio riflessivo e chiarificatore per Hannibal, che lascia intravedere un finale di stagione avvincente e imprevedibile
Ko No Mono - diretto con mano sapiente da David Slade - si apre con un simbolico "rito di passaggio" culinario: Hannibal Lecter (Mads Mikkelsen) serve a Will Graham (Hugh Dancy), suo paziente e discepolo assassino, una cena la cui prima portata consiste in uccelli ortolani impastellati dopo essere stati annegati (vivi) nell'Armagnac. I suddetti uccellini vanno mangiati in un sol boccone, con "ossa e tutto", come precisa lo chef a un Will diviso a metà tra l'incanto e il raccapriccio. Bisognerebbe coprirsi il capo per celarsi agli occhi di Dio nel consumare questo pasto, simbolo di dissoluzione. "Ma io" aggiunge il raffinato cuoco "non mi nascondo a Dio." E potrebbe essere proprio lo sguardo di un dio che osserva la propria perfetta creatura, quello che Hannibal lancia a Will mentre quest'ultimo consuma il suo ortolano tutto d'un fiato, in un alternarsi di primissimi piani intrisi di morbosa sensualità. Tuttavia, c'è un tremolio diverso nello sguardo del dottore, ben lontano dall'atarassia di un dio. C'è il brivido della condivisione, l'ombra della complicità, la luce dell'innamoramento criminale già in atto da molto tempo. Hannibal guarda con occhi commossi ciò che Will, anche grazie a lui, è diventato: si bea, insomma, della bellezza della fenice che sta sorgendo dalle sue stesse ceneri.
Cosa ne è di Margot Verger (Katharine Isabelle)? Abbiamo lasciato la sventurata rampolla della famiglia di macellatori all'indomani di una notte d'amore con Will, organizzata al solo scopo di concepire l'erede che le consentirebbe di far fuori il perfido fratello Mason (Michael Pitt) ed ereditare la fortuna dei Verger. Tutto sembra andare come previsto: il test di gravidanza è positivo e, dopo un'iniziale amarezza, Will si trova a discutere la sua delicata situazione più con Hannibal che con Margot. In questo dialogo, si chiariscono i temi cardine della puntata: creazione e distruzione, legate e imprescindibili, che intervengono a mutare radicalmente l'uomo che Will è stato finora. Nella delicata conversazione sulla futura paternità, si inserisce il tragico ricordo di Abigail Hobbs (Kacey Rohl), data per morta - ovviamente per mano di Hannibal - al termine della scorsa stagione (non manca un riferimento al passato del dottore, cui Abigail ricordava la sorellina Mischa, uccisa misteriosamente anni prima). Mads Mikkelsen e Hugh Dancy ci hanno abituati a performance qualitativamente altissime, e nel dialogo su Abigail fanno vibrare corde universali del dolore umano, parlando tra le righe di rimpianto e di rimorso. "A volte lascio cadere una tazza da tè sul pavimento per farla rompere. Di proposito. Non sono soddisfatto quando non si ricompone." Questa la malinconica ammissione dello psichiatra, per la prima volta nudo nella sua sofferenza; frase emblematica, perché pronunciata da un uomo che, attorno a sé, ha seminato un ragguardevole quantitativo di cocci. Will si dispera, si macera nel ricordo della ragazza, e Hannibal non è sordo alla sua pena: Abigail è la loro tazza rotta, il loro dramma comune, ed è toccante la scelta registica del loro vedersi letteralmente l'uno nell'altro. Hanno perso una figlia adottiva, ma a Will sta venendo data un'altra possibilità. Dalla distruzione, ecco la prospettiva della creazione.
Il personaggio di Alana Bloom (Caroline Dhavernas) sembra infine aprire gli occhi sul suo amato Hannibal. Dopo aver dimostrato, nel corso della serie, una pressoché totale incapacità nelle deduzioni investigative, formulando puntualmente ipotesi sempre più lontane dalla realtà, finalmente i suoi sospetti nei confronti di Will e Hannibal sembrano prendere forma, portandola a intuire la verità non attraverso la logica, ma attraverso il sentimento. Alana potrà non essere un gran detective, ma è tutt'altro che insensibile: "Hannibal non va bene per te, la vostra relazione è distruttiva" sbatte in faccia a Will senza esitare, punzecchiata dall'uomo con un sarcastico "invece, per te va bene". Si può sorridere di fronte all'ennesimo riproporsi del triangolo amoroso più disfunzionale della storia della tv, ma c'è qualcosa di ben più interessante sotto: la percezione di un'intesa pericolosa, di una forza devastatrice che rischia di bruciare tutto e tutti lasciandosi alle spalle solo cenere. Eccola quindi affermare, di fronte al cadavere di Freddie Lounds (trafugato dalla tomba per omaggiare Shiva, dio indiano della distruzione e della sensualità), che quest'ultimo eclatante gesto non sia altro che un corteggiamento. Hannibal sta tentando di sedurre Will, e benché Alana non possegga un'intelligenza deduttiva tale da decifrare con chiarezza il patto criminale tra i due uomini, la sua emotività le consente di avvertire il sentimento malato instauratosi tra loro. Logico che, a seguito di uno scambio di battute vagamente allarmante con Hannibal, la donna si rechi dall'agente Jack Crawford (Laurence Fishburne), esortandolo a non farsi ingannare dalla coppia di amici e chiedendogli a gran voce di essere sincero con lei.
E Jack, infine, scoperchia il vaso: Freddie Lounds non è morta. Al termine di una scia di indizi ben disseminati negli scorsi episodi, Ko No Mono ci rivela quindi cosa ci sia dietro l'improvvisa metamorfosi da angelo a demone del buon Will: non un'ebbra fascinazione per il carismatico psichiatra cannibale, bensì l'estremo, disperato tentativo di incastrarlo una volta per tutte, ricorrendo a un'elaborata macchinazione. A questo punto, le pedine sono tutte al loro posto, e la mano di Hannibal non esercita più il potere assoluto su di esse. Ne abbiamo conferma nel faccia a faccia finale tra Will e Mason, in cui il giovane profiler, sconvolto dall'incidente di Margot, si precipita dall'uomo per vendicare la ragazza. Dopo avergli puntato una pistola alla testa, la verità esce come una fiamma dalle sue labbra, bruciante ma illuminante: "Pensi che sia stata un'idea di Margot quella di avere un erede? Pensi che sia stata una tua idea quella di portarglielo via? Una mia idea quella di venire qui e ucciderti? L'unica cosa che tu, tua sorella e io abbiamo in comune è lo stesso psichiatra. Se dipendesse dal dottor Lecter, avresti un proiettile in testa in questo momento. È il dottor Lecter quello che vuoi dare in pasto ai tuoi maiali." E proprio per sottrarsi alla mano del burattinaio Hannibal, Will sceglie di non premere il grilletto.
Ormai il tempo stringe: la trappola che Will e Jack stanno allestendo ai danni dello psichiatra è quasi pronta a scattare, e cresce la curiosità per un finale di stagione in cui il piano di Will potrebbe scontrarsi con alcune incognite: Hannibal, in fin dei conti, è uno psicopatico sui generis, che ha mostrato un impensabile potenziale sentimentale, senza cui non si sarebbe mai e poi mai allacciato con tanta veemenza al povero agente Graham. Abbiamo visto lo psichiatra cannibale perpetrare orrori, ma anche salvare Will dalla sedia elettrica; se è vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo, ciò che sta venendo preparato nella cucina di casa Lecter ha un sapore ancora tutto da definirsi, che mescola amore e vendetta. Non resta che aspettare l'ultima portata, consci del fatto che il nostro palato difficilmente ne uscirà deluso.