Hannibal 2x04 - Takiawase: La recensione

Il quarto episodio della seconda stagione di Hannibal alterna con sapienza toni intimisti e colpi di scena da brivido, mentre la rete si stringe intorno al dottor Lecter...

Condividi

"Stai lontana da Hannibal Lecter."

Questo l'avvertimento dato dal carcerato Will Graham (Hugh Dancy) all'agente della scientifica Beverly Katz (Hettienne Park), sua alleata nello scoprire cosa si celi sotto la cappa d'innocenza indossata - con indiscutibile classe - dall'insospettabile dottor Hannibal Lecter (Mads Mikkelsen). Eh già, perché improvvisamente, all'orizzonte, si intravede qualche nube nel paesaggio in cui, ormai da anni, il brillante psichiatra compie indisturbato i suoi agghiaccianti delitti.

I temi predominanti di Takiawase, quarto episodio della seconda stagione di Hannibal, risultano a fuoco sin dalle prime scene. L'apertura apparentemente serena, che offre il cameo di un personaggio fondamentale della prima stagione, Abigail Hobbs (Kacey Rohl) nel bel mezzo di una lezione di pesca con Will (scena in realtà frutto, ancora una volta, della fervida immaginazione del giovane protagonista), è un riuscito esercizio di sottotesto, nemmeno troppo criptato.

"Tuo padre ti ha insegnato a cacciare, e ora io ti insegno a pescare", dice Will alla ragazza, che risponde: "È la stessa cosa, non credi? Uno viene braccato, l'altro viene attirato con l'inganno." E l'inganno è la linfa vitale di questa puntata, a partire dalla pietosa menzogna intessuta da Bella (un'intensa Gina Torres), moglie dell'agente FBI Jack Crawford (Laurence Fishburne, compagno della Torres anche nella vita) ormai consumata dalle vane cure chemioterapiche a cui l'ostinato, innamoratissimo marito la costringe dolcemente nella speranza di allontanare lo spettro di una morte ormai incombente. Alla ricerca di una "cura" definitiva dalle proprie sofferenze, la donna si rivolge proprio ad Hannibal, suo terapista, implorando una complicità cui lo psichiatra risponde con un contro-inganno ben poco pietoso, specialmente dopo averlo sentito affermare che "la morte non è una sconfitta, ma una cura".

Ma si sa, in Hannibal Lecter non sembra esserci effettivo spazio per la pietà; pietà che, magistralmente intrecciata al tema dell'inganno, è l'altro cardine della puntata. Colpisce, a questo proposito, la trattazione di un caso di omicidio del tutto scisso dallo sviluppo orizzontale della trama, in cui l'assassina - certamente psicopatica, ma non sorda ai sentimenti - viene ritratta come il negativo fotografico di Hannibal: per sottrarre le proprie vittime alla sofferenza fisica e psicologica, offre loro una morte pacifica e preceduta da un'ovattata serenità ("Ho protetto queste persone dalla disperazione", dichiara con naturalezza al momento dell'arresto). Tutto, in lei, sembra essere l'amplificazione abnorme di un moto dell'animo di per sé ammirevole, quello della compassione, del tutto sconosciuto al dottor Lecter. Mai intaccato da una reale frattura sentimentale, egli racchiude in sé il "triangolo della psicopatia", snocciolato dall'infido dottor Frederick Chilton (Raúl Esparza) al povero Will Graham: fascino, concentrazione, crudeltà.

Hannibal - 2x04 - Takiawase

All'indomani della serie di omicidi (dalla paternità ancora ignota) che hanno interrotto bruscamente il processo a Will, culminati con lo scenografico scempio del corpo del giudice, l'ex talentuoso profiler dell'FBI si ritrova certamente meno solo di prima; ma essere alleato di Will significa mettersi contro Hannibal, e mai quanto in questa puntata è evidente come questa posizione offra certo più rischi che garanzie.

Nulla sfugge all'occhio attento del crudele psichiatra cannibale, men che meno i sospetti di Beverly, ormai prossima a scoperchiare - a suo rischio e pericolo - la fossa dei serpenti del dottore. All'indagine della ragazza, tuttavia, si sovrappone un nuovo e inaspettato strumento di cui Will può servirsi, dal buio angusto della sua cella, per contrastare i disegni cruenti dell'ex amico Hannibal: il suo nemico giurato, il dottor Frederick Chilton, direttore dell'Ospedale Psichiatrico Criminale di Baltimora, strenuamente convinto (finora) non solo della colpevolezza del giovane, ma anche della sua totale lucidità durante l'attuazione dei suoi presunti delitti. Will è disposto a rischiare il tutto per tutto pur di smascherare Hannibal: sottoponendosi a trattamenti narcotici decisamente poco ortodossi che metteranno a nudo la sua mente alla ricerca dei ricordi che sembra aver perduto, il nostro eroe stipula un patto con Chilton che finisce per insinuare l'ombra del dubbio persino nel malevolo dottore.

Hannibal non può restare con le mani in mano; la conversazione che ha con Chilton sul finire dell'episodio preannuncia tempi duri per il geniale assassino, ormai non lontano dall'occhio del ciclone da lui stesso scatenato. Beverly Katz indaga, senza rendersi conto di essere ella stessa l'oggetto di un'indagine gelida e meticolosa da parte del suo sospettato: la sua debolezza le costerà cara, ma costringerà lo psichiatra a compiere passi che non potranno non avere conseguenze clamorose nelle prossime puntate. La rete si sta stringendo rapida attorno al dottor Lecter, e ormai non resta che tirar fuori il coltello per farsi strada tra le fitte maglie del sospetto crescente attorno a lui. E chissà che, a furia di dimenarsi, il composto serial killer non compia un passo falso uscendo, dalla rassicurante zona d'ombra in cui finora ha celato la sua autentica, abominevole natura.

Continua a leggere su BadTaste