Nel 2011,
Hanna aveva il volto di
Saoirse Ronan, che donava al personaggio una carica ingenua che si opponeva molto bene alla sua spietatezza quasi inconsapevole. C'era
Joe Wright alla regia di quel film, ma soprattutto alla sceneggiatura c'era David Farr, che ora ritorna su quella storia per trarne una serie tv per Amazon. La serie è stata presentata in anteprima in questi giorni al Festival di Berlino, e arriverà sulla piattaforma con tutti i suoi otto episodi dal prossimo 29 marzo. Abbiamo visto il primo episodio, intitolato Forest, in anteprima, e ve ne parliamo di seguito.
La premessa non sorprenderà quanti hanno visto il film originale, e così gli eventi del primo episodio, che ricalcano abbastanza fedelmente il primo atto del lungometraggio. Un padre e una figlia nella foresta, da soli contro il mondo, o almeno contro una parte di esso che per il momento rimane nell'ombra. Il padre è interpretato da Joel Kinnaman, mentre la ragazza protagonista ha il volto di Esme Creed-Miles (figlia di Samantha Morton). A braccare, infine, i due, c'è il personaggio che nel film originale era interpretato da Cate Blanchett, e che qui invece ha il volto di Mireille Enos. Per i fan di The Killing c'è quindi anche una piacevole reunion.
Forest è un episodio che applica molto rigidamente l'idea di adattamento dal cinema alla televisione, e lo fa nel modo più logico che potremo aspettarci. Con un titolo che è anche una dichiarazione sul desiderio di mostrarci i personaggi in un ambiente incontaminato prima dell'inizio vero e proprio della storia, l'episodio espande quello che era il primo atto del film. Erik Heller e sua figlia Hanna vivono nascosti nei boschi, il loro stile di vita è contaminato in ogni istante dalla potenziale minaccia che potrebbe piombare su di loro.
Non esiste respiro, e ogni momento può diventare occasione per addestrarsi. Come nel film originale, si gioca sull'ignoranza e ingenuità di Hanna su alcune cose basilari. Mentre le insegna a combattere, suo padre la interroga sulle canzoni dei Beatles, sui classici del cinema, ma sono pure nozioni senza sostanza. Hanna le assimila, ma senza capirle fino in fondo.
La differenza maggiore rispetto al lungometraggio allora risiede in una fotografia più fredda che ben si adatta ad una regia meno frenetica e "stilosa", come quella di Sarah Adina Smith. Con un approccio di questo tipo, i gesti violenti e l'asprezza dell'ambientazione ci arrivano con maggiore efficacia. Così come l'interpretazione di Esme Creed-Miles, volto più duro rispetto a quello sognante di Saoirse Ronan, riesce a trasmettere meglio la sofferenza del fisico e della mente di fronte ai sacrifici enormi che la situazione richiede. Anche per questi motivi, questa versione di Hanna si avvicina più a certi momenti di
Logan che al film originale. Ma bisognerà vedere come proseguirà la storia per avere un'opinione più chiara.