Halt and Catch Fire 2x01 "SETI": la recensione

Ricomincia Halt and Catch Fire, il period drama che racconta la rivoluzione informatica

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Spoiler Alert

La prima stagione di Halt and Catch Fire si chiudeva con un finale tutto sommato soddisfacente, che anche in caso di cancellazione della serie, mai convincente sotto il profilo degli ascolti, non ci avrebbe lasciati appesi a un filo. Detto questo, una seconda annata di quella che può essere considerata una delle rivelazioni dello scorso anno non può che renderci contenti. SETI, première della seconda stagione, torna a immergersi nella rivoluzione informatica degli anni '80, ancora una volta filtrata attraverso le esperienze personali e professionali di Joe MacMillan (Lee Pace), Gordon Clark (Scoot McNairy) e sua moglie Donna (Kerry Bishé) e Cameron Howe (Mackanzie Davis). È un nuovo inizio per il gruppo, all'ombra della chiusura della Cardiff venti mesi dopo gli eventi della scorsa stagione, e con nuove avvisaglie di quelle crisi che verranno sviluppate nei prossimi nove episodi.

Nessuno dei protagonisti è rimasto identico a come lo avevamo lasciato. L'indole è sempre quella, ma le circostanze sono cambiate e li hanno portati a far emergere nuovi lati del loro carattere. Il moderato, profittevole, ma non eccezionale successo di Giant ha permesso a Gordon di ottenere una liquidazione di tutto rispetto. È il personaggio che ottiene di più nell'episodio, ma anche quello che sembra meritare di meno, il più esposto a problematiche di tipo personale (uso di cocaina, lo vediamo nasconderne una dose in ufficio e soffrirne fisicamente più tardi) e caratteriali (uno scambio con un barista ispirato dal premio Oscar a F. Murray Abraham per Amadeus: "I don't know who that Salieri is"/"That’s the whole point, he’s not Mozart"). Per lui il traguardo è stato raggiunto già nella scorsa stagione, è forse il personaggio del trio che ha meno da dimostrare e questa première non ha lavorato tanto per rimetterlo in carreggiata quanto per sottolineare questo suo girare a vuoto.

Va altrettanto male per Joe, che da Don Draper dell'informatica della scorsa stagione ancora soffre le bruciature dell'incendio causato da lui stesso e che ha visto la distruzione del primo carico di computer. Non era quello che voleva, non era pronto, non tanto nei confronti del progetto, quanto verso se stesso ("I was unhappy with myself"). Il brevissimo prologo della stagione ce lo mostra con una maggiore confidenza, in uno scenario più solare e leggero con Cameron, sorretto dalle note di “Whisper To A Scream (Birds Fly)” che fungono anche da tramite per il salto temporale. Lo ritroviamo decisamente meno affascinante, meno curato e meno intraprendente. Anche lui, come Gordon, sembra aver raggiunto l'apice ed essere rimasto tramortito da ciò che ha visto. Forse si aspettava di più, forse qualcosa di diverso, sta di fatto che la proposta di matrimonio con cui se ne esce dopo che gli viene negata la liquidazione alla Cardiff ha il sapore di un ripiego.

Ma le vere protagoniste dell'episodio, molto al femminile, sono Cameron e Donna. L'intraprendenza, il rischio, la vera ricerca di miglioramento sono sulle loro spalle. Mutiny, il collettivo molto democratico – forse troppo – sta soffrendo per gestione poco decisa e risorse economiche insufficienti. Ancora poco serie, ancora dilettanti allo sbaraglio, le due si rivolgono ad un ricettatore per ottenere materiali da lavoro, e ovviamente tutto andrà male. L'unico fronte positivo e propositivo della puntata è questo: le difficoltà sono ovunque, ma solo qui sembra esserci la volontà di andare avanti e superarle.

Ritorno sulla sufficienza per Halt and Catch Fire. Non brillante, lontano dal pilot dello scorso anno, forse più centrato sui drammi e sulla crescita personale che sul contesto economico-produttivo. Una ripartenza un po' sofferta, con qualche banalità di scrittura di troppo, che ci dà qualche indizio sugli eventi futuri – il rapporto di Gordon e Donna in crisi, Joe che rientrerà nella vita di Cameron – ma che si vuole prendere i suoi giusti tempi.

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