Halo 2×04, “Reach”: la recensione

Il quarto episodio della seconda stagione di Halo si rivela non solo il migliore della stagione, ma dell'intera serie

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Nonostante Halo parta come serie videoludica nell’ormai lontano 2001, nel tempo si è evoluto in un franchise molto più trasversale costituito da romanzi, fumetti, film d’animazione e, recentemente, da una serie TV. La prima stagione dello show è stata trasmessa su Sky e NOW nel 2022, ottenendo reazioni discordanti: da un lato c’è chi ha apprezzato la narrativa e gli attori coinvolti nel progetto, dall’altro coloro che non sono riusciti a passare sopra alla scarsa fedeltà con il materiale originale e alla CGI a dir poco scadente. 

La seconda stagione, distribuita a cadenza settimanale su Paramount+, ha preso tutti in contropiede, dimostrandosi un prodotto di maggiore valore sotto tutti i punti di vista. Un’opera più a fuoco, capace di soddisfare coloro che chiedevano maggior aderenza alle atmosfere del videogioco e un ritmo narrativo più serrato. Se le prime tre puntate sono riuscite a convincerci, è con il quarto episodio che lo show compie un netto balzo in avanti. Stiamo parlando, infatti, di quarantacinque minuti carichi d’azione, dove gli eventi prendono una piega drammatica. Un risultato possibile grazie alla buona sceneggiatura di Tom Hemmings e alla solida regia di Craig Zisk, autore anche dell’episodio della scorsa settimana.

Ma cosa succede di tanto interessante per meritare questi elogi? Perché questa quarta puntata di Halo dimostra come John-117 non abbia bisogno dell’armatura per essere considerato Master Chief? Scopritelo nella nostra recensione.

REACH

La trama riparte esattamente dal finale del terzo episodio, con John-117 e Perez che si rendono conto dell’imminente attacco da parte dei Covenant, poco prima di venir travolti da un’esplosione. Ha quindi inizio una corsa contro il tempo per salvare quanti più civili possibile, mentre le strade della città vengono invase dalle creature aliene. Nel frattempo, Soren affronta finalmente con la dottoressa Halsey, cercando di comprendere i suoi sentimenti nei confronti della donna. Sentimenti che pescano dal suo passato e che lo fanno riflettere sul proprio futuro.

Evitiamo di entrare più nel dettaglio per non rovinarvi l’esperienza di una puntata con così tanti colpi di scena.Come già accennato, infatti, il ritmo dello show è notevolmente migliorato. Questo è evidente soprattutto in questo episodio, che non si ferma neanche per un istante e che tiene gli occhi dello spettatore incollati allo schermo. Gli avvenimenti ci vengono raccontati passando continuamente da un personaggio all’altro, giocando sapientemente con i cliffhanger e sferrando duri colpi allo stomaco. Il tutto con una messa in scena di grande valore, caratterizzata da una CGI non sempre brillante, ma nettamente al di sopra della media degli show televisivi. La già citata regia di Craig Zisk riesce inoltre a dare vita a combattimenti comprensibili e spettacolari, dimostrandoci ancora una volta la potenza di Master Chief.

“SOLTANTO UN UOMO”

Che Halo ci stia piacendo ormai è evidente. Lo show disponibile su Paramount+ non sarà perfetto, ma riesce a intrattenere in ogni suo episodio, procedendo nel raccontare una storia ricca di misteri e dalle piacevoli tinte sci-fi. A questo punto, però, ci sentiamo di fare un ragionamento che potrebbe nascondere il motivo per cui alcuni non sono riusciti a digerire la serie ideata da Kyle Killen e Steven Kane. Nei videogiochi, Master Chief è trattato come una sorta di super-soldato implacabile e determinato. Una macchina da guerra che nasconde ovviamente dei sentimenti, ma che viene spesso elevato a mito sia dai propri alleati che dai propri nemici. Il John-117 della serie TV, invece, è “soltanto un uomo”.

Sia chiaro: anche in questo secondo caso Master Chief è in possesso di una forza sovrumana e, durante e scene d’azione, dimostra la propria superiorità rispetto ai semplici soldati, però vanta una psicologia totalmente differente. Il John-117 di Pablo Schreiber si arrabbia, grida, si emoziona, risultando comunque interessante, ma rivelando costantemente la propria natura umana. Questa è una caratteristica che emerge anche in questo quarto episodio e che potrebbe infastidire coloro che non hanno mai accettato l’attore americano nel ruolo del protagonista di Halo. Se fate parte di questa categoria di spettatori, sappiate quindi che la serie non vuole tornare sui propri passi e che, anzi, ha chiaramente deciso di voler sviluppare ulteriormente la psicologia di Master Chief. Una scelta che rispettiamo e che siamo curiosi di vedere dove porterà l’intero progetto.

E voi che cosa ne pensate? Vi sta piacendo questa seconda stagione di Halo? Fatecelo sapere nei commenti o, se preferite, attraverso i canali social di BadTaste (TikTok incluso).

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