Halo 2×03, “Visegrad”: la recensione

La terza puntata della seconda stagione di Halo è la dimostrazione di come questa serie abbia finalmente trovato la giusta direzione

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La prima stagione di Halo, nonostante alcuni evidenti difetti, è comunque riuscita a conquistare la maggior parte degli spettatori. Discorso leggermente diverso, purtroppo, per i fan del franchise videoludico, che non hanno apprezzato i numerosi cambiamenti fatti al materiale originale. Cambiamenti che vanno dalla pura e “semplice” narrativa, sino alla caratterizzazione psicologica di Master Chief, nettamente diverso rispetto al John-117 di 343 Industries. Eppure, in qualche modo, lo show ideato da Kyle Killen e Steven Kane ha funzionato, permettendo alla produzione di dare il via a una seconda stagione.

Come potete leggere nella nostra recensione che trovate inserita in questo articolo, Halo è approdato con i nuovi episodi su Paramount+, dimostrando di potersi redimere e, questa volta, soddisfare proprio tutti. Le prime due puntate sono non solo più a fuoco per quanto riguarda la trama, ma hanno il grande pregio di pescare a piene mani dai videogiochi per adattarne i contenuti con sapienza e con rispetto. È con grande curiosità che ci siamo quindi avvicinati al terzo episodio, disponibile da giovedì scorso sulla succitata piattaforma di streaming. Non vi nascondiamo che siamo sinceramente rimasti coinvolti dalla storia messa in piedi da David Wiener, ora nuovo showrunner dell’intero progetto.

Ma sarà riuscita questa terza puntata a convincerci? Basteranno dei riferimenti ai vari capitoli videoludici per soddisfare la nostra voglia di grandi storie?

RITMO E TENSIONE

La terza puntata di Halo si apre con il Silver Team alla ricerca del gruppo Cobalt, sparito misteriosamente in missione. Una missione voluta da Master Chief e per la quale non ha chiesto alcun permesso al Fleetcom, rischiando così di mettere in cattiva luce l’intera squadra. È innegabile, comunque, che qualcosa di grave stia accadendo sotto gli occhi di tutti. Qualcosa del quale, però, nessuno sembra essersene reso conto. Nel frattempo, Laera e suo figlio Kessler devono fare i conti con coloro che si sono ammutinati a Soren. Per fortuna al loro fianco troviamo Kwan, sopravvissuta di Madrigal ormai legata emotivamente alla madre e al bambino. Ackerson, invece, dimostra di avere ben più di qualche scheletro nell’armadio. Scheletri che potrebbero portare non solo diversi guai ai nostri protagonisti, ma all’intero pianeta Reach.

Il pregio più grande di questo terzo episodio di Halo è proprio il ritmo con il quale vengono gestite tutte le varie storyline. La trama si muove verso una precisa direzione, ma lo fa senza fretta e soffermandosi sui risvolti psicologici dei vari personaggi. Persino James Ackerson (Joseph Morgan) ha rivelato una caratterizzazione più tridimensionale rispetto a quanto visto in passato. Una caratterizzazione che fonde il background del colonnello con gli eventi in azione nell’ombra su Reach. La maggior parte dei dialoghi e degli avvenimenti serve inoltre ad alimentare una tensione costantemente in crescita. I personaggi appaiono stressati e nervosi, mentre piccoli eventi risultano sin da subito come sassolini gettati da una rupe e pronti a diventare una frana. Il risultato: si rimane magneticamente incantati da quello che accade in scena, affamati di nuove informazioni e desiderosi di vedere dove gli sceneggiatori vogliano condurci.

LA FORZA DI PABLO SCHREIBER

Ne abbiamo parlato, ma senza mai dargli il giusto spazio. Pablo Schreiber, puntata dopo puntata, sembra sempre più nato per interpretare John-117. L’attore noto per aver dato vita al Mad Sweeney di American Gods è infatti un concentrato di forma fisica e di carisma. La sua imponenza lo rende perfetto per dare vita ai movimenti di Master Chief, sia quando il personaggio è a volto scoperto, che quando indossa l’iconica armatura. Allo stesso tempo, le sue microespressioni, alternate a momenti dove le emozioni straripano dai suoi occhi e dalla sua voce, rendono Pablo Schreiber il protagonista perfetto per questo show. Un protagonista non solo in grado di replicare il carisma del Master Chief originale, ma persino di superarne il fascino in alcuni frangenti.

Ottimo, come sempre, anche tutto il cast di supporto, anche se ammettiamo di non vedere l’ora di ritrovare in scena per un minutaggio maggiore la dottoressa Catherine Elizabeth Halsey, interpretata dalla bravissima Natascha McElhone. Lo stesso si può dire anche della Makee di Charlie Murphy, che speriamo di rivedere in un modo o nell’altro nei prossimi episodi della serie.

UNO SHOW IN SALITA

La terza puntata della seconda stagione di Halo è una sorta di conferma. La conferma che la serie disponibile su Paramount+ merita di essere recuperata e che le solide base piantate nella prima stagione hanno finalmente dato vita a piante rigogliose. Piante delle quali non vediamo l’ora di assaggiarne i frutti. In un mix di buona regia, grande narrativa e ottime interpretazioni, Halo diventa quindi uno show dalla qualità in salita. Uno show che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti della fantascienza.

E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso i nostri canali social (TikTok incluso).

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