Halo 2×03, “Visegrad”: la recensione
La terza puntata della seconda stagione di Halo è la dimostrazione di come questa serie abbia finalmente trovato la giusta direzione
La prima stagione di Halo, nonostante alcuni evidenti difetti, è comunque riuscita a conquistare la maggior parte degli spettatori. Discorso leggermente diverso, purtroppo, per i fan del franchise videoludico, che non hanno apprezzato i numerosi cambiamenti fatti al materiale originale. Cambiamenti che vanno dalla pura e “semplice” narrativa, sino alla caratterizzazione psicologica di Master Chief, nettamente diverso rispetto al John-117 di 343 Industries. Eppure, in qualche modo, lo show ideato da Kyle Killen e Steven Kane ha funzionato, permettendo alla produzione di dare il via a una seconda stagione.
Ma sarà riuscita questa terza puntata a convincerci? Basteranno dei riferimenti ai vari capitoli videoludici per soddisfare la nostra voglia di grandi storie?
RITMO E TENSIONE
La terza puntata di Halo si apre con il Silver Team alla ricerca del gruppo Cobalt, sparito misteriosamente in missione. Una missione voluta da Master Chief e per la quale non ha chiesto alcun permesso al Fleetcom, rischiando così di mettere in cattiva luce l’intera squadra. È innegabile, comunque, che qualcosa di grave stia accadendo sotto gli occhi di tutti. Qualcosa del quale, però, nessuno sembra essersene reso conto. Nel frattempo, Laera e suo figlio Kessler devono fare i conti con coloro che si sono ammutinati a Soren. Per fortuna al loro fianco troviamo Kwan, sopravvissuta di Madrigal ormai legata emotivamente alla madre e al bambino. Ackerson, invece, dimostra di avere ben più di qualche scheletro nell’armadio. Scheletri che potrebbero portare non solo diversi guai ai nostri protagonisti, ma all’intero pianeta Reach.
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LA FORZA DI PABLO SCHREIBER
Ne abbiamo parlato, ma senza mai dargli il giusto spazio. Pablo Schreiber, puntata dopo puntata, sembra sempre più nato per interpretare John-117. L’attore noto per aver dato vita al Mad Sweeney di American Gods è infatti un concentrato di forma fisica e di carisma. La sua imponenza lo rende perfetto per dare vita ai movimenti di Master Chief, sia quando il personaggio è a volto scoperto, che quando indossa l’iconica armatura. Allo stesso tempo, le sue microespressioni, alternate a momenti dove le emozioni straripano dai suoi occhi e dalla sua voce, rendono Pablo Schreiber il protagonista perfetto per questo show. Un protagonista non solo in grado di replicare il carisma del Master Chief originale, ma persino di superarne il fascino in alcuni frangenti.
Ottimo, come sempre, anche tutto il cast di supporto, anche se ammettiamo di non vedere l’ora di ritrovare in scena per un minutaggio maggiore la dottoressa Catherine Elizabeth Halsey, interpretata dalla bravissima Natascha McElhone. Lo stesso si può dire anche della Makee di Charlie Murphy, che speriamo di rivedere in un modo o nell’altro nei prossimi episodi della serie.
UNO SHOW IN SALITA
La terza puntata della seconda stagione di Halo è una sorta di conferma. La conferma che la serie disponibile su Paramount+ merita di essere recuperata e che le solide base piantate nella prima stagione hanno finalmente dato vita a piante rigogliose. Piante delle quali non vediamo l’ora di assaggiarne i frutti. In un mix di buona regia, grande narrativa e ottime interpretazioni, Halo diventa quindi uno show dalla qualità in salita. Uno show che ci sentiamo di consigliare a tutti gli amanti della fantascienza.
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