Halo 1x07 “Inheritance”: la recensione

Halo continua con un episodio che, nonostante il focus sui personaggi meno interessanti, funziona e intrattiene

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Passano le settimane e siamo ormai giunti alla settima puntata di Halo, la serie TV tratta dalla celeberrima saga videoludica. Abbiamo già avuto modo di evidenziare quanto lo show si discosti dal materiale originale, mantenendone però l’atmosfera e il carisma. Il lavoro svolto da Kyle Killen e Steven Kane è infatti molto curato, andando controcorrente rispetto alla maggior parte delle produzioni moderne. Halo è una serie che dà il meglio di sé non con le sequenze action, ma con la creazione di un mondo convincente e di personaggi carismatici.

Sono ormai molte le storyline, che talvolta puntano i riflettori sulle gesta di Master Chief e altre volte sui vari comprimari, messe in campo in questa prima stagione dello show. Tra tutte le sezioni narrative, abbiamo sempre evidenziato come la parte dedicata a Kwan Ha Boo (Yerin Ha) si sia dimostrata la più debole. Il settimo episodio di cui vi vogliamo parlare oggi è interamente dedicato proprio alla chiusura dell’avventura di Kwan e di Soren (Bokeem Woodbine).
Saranno riusciti gli autori a non farci sentire la mancanza di John-117?

UNA STORIA DI GUERRA E DI RIBELLIONE

Al di là di ogni più rosea aspettativa, siamo rimasti interessati a quanto portato su schermo per tutti i (circa) 50 minuti della puntata. Nonostante il personaggio di Kwan non sia tra i più riusciti, la sceneggiatura riesce a valorizzarne tutti gli aspetti migliori portati in scena da una Yerin Ha in parte, perfetta nel ruolo della ragazzina ribelle. Spicca anche Burn Gorman nel ruolo di Vinsher Grath, politico malvagio che sembra avere come unico scopo quello di catturare la giovane erede del clan Ha. Sia chiaro: siamo lontani dal ritmo delle sezioni dedicate a Master Chief, ma mentiremmo se vi dicessimo che non ci è piaciuto per nulla questo episodio.

Halo

Le pedine che fino a questa puntata ci sembravano un banale contorno qui riescono a trovare un senso, andando a costruire una storia che sicuramente risulterà utile per il finale di stagione. Ammettiamo, però, che avremmo preferito vedere questa storyline diluita nei vari episodi, in modo da evitare questa lunga sequenza ambientata su Madrigal.

SOREN DIVENTA UN PUNTO DI FORZA

Il punto di forza dell’episodio è senza dubbio la scrittura di Soren, disertore Spartan divenuto poi una sorta di pirata spaziale. Il lavoro sulla psicologia di questo antieroe ci ha conquistati, permettendoci di affezionarci maggiormente al personaggio nel corso di questa puntata. Bokeem Woodbine riesce con pochi e semplici sguardi a trasmettere dolcezza e timore, lasciandoci spesso sul chi va là. Soren è quel tipo di pirata spaziale che non sai se sta per abbracciarti o per accoltellarti, trasmettendo una costante sensazione di tensione che abbiamo davvero apprezzato.

Come avrete capito, nonostante questo settimo episodio non si concentri sulla scoperta dell’Halo, ci è comunque piaciuto. Avendo chiuso questa parte della trama, inoltre, gli sceneggiatori hanno ora la possibilità di focalizzarsi su Master Chief per le ultime due puntate. Per ora il nostro giudizio rimane il medesimo della scorsa settimana: se amate la fantascienza, Halo è una serie che dovreste recuperare. Certo, la CGI rimane traballante, ma almeno è scritta con cura e riesce ad appassionare nel modo più semplice: veicolando emozioni attraverso una buona storia.

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