Hairspray

Le musiche, i costumi, i colori degli anni '60 sembravano assolutamente irresistibili. Invece, Hairspray colpisce soprattutto per una banalità e un buonismo assolutamente insopportabili...

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Recensione a cura di Simone

TitoloHairspray
RegiaAdam Shankman
CastNikki Blonsky, John Travolta, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken, Amanda Bynes, James Marsden, Zac Efron
Uscita28 settembre 2007

 H
airspray è il risultato di un processo abbastanza particolare. Il film è nato nel 1988 da John Waters, per poi passare con successo come musical a Broadway e tornare al cinema in versione musicale con un cast stellare e la regia di Adam Shankman.

Chi scrive non ha mai visto il musical di Broadway e ha soltanto vaghi ricordi del divertente film di Walters. Non saprei dire quindi in quale momento di questo lungo processo siano cominciati i danni.

Sta di fatto che la versione di Hairspray che vediamo oggi al cinema è davvero insopportabile. La prima parte del film, pur essendo meno frizzante di quanto ci si potrebbe aspettare, è ancora sopportabile e si può apprezzare la ricostruzione di un'atmosfera tipica degli anni '60 da cartolina. Pian piano invece, quella che sembra essere una rilettura ironica si trasforma nella più banale fiera dell'amore e dei buoni sentimenti, con un tasso di sdolcinetezza che raggiunge picchi ben al di sopra del livello di tollerabilità.

E' così che, con una trama sempre più prevedibile di minuto in minuto, le barriere estetiche, razziali e generazionali si abbattono perchè in fondo siamo tutti belli e tutti buoni e bisogna volersi bene. Per carità, sono concetti giusti in teoria, che però non rispecchiano nessuna realtà e possono andar bene al massimo per una lezione di morale a dei bambini di prima elementare. Anzi, nemmeno in un cartone della Disney si trovano tutti questi buoni sentimenti spiattellati in modo così esplicito come succede invece in Hairspray.

Coreografie, fotografia, costumi, acconciature, che non sono niente di speciale ma sono comunque piacevoli, passano quindi in secondo piano di fronte a contenuti così banali che vengono urlati ogni secondo a squarciagola da qualsiasi personaggio del film. Ma se anche decidessimo che tutto ciò ci sta bene, che un film di questo tipo può vivere di stereotipi, le cose non andrebbero meglio. La regia non sembra assolutamente riuscire a tenere le fila della storia, con numeri musicali confusi, personaggi secondari assolutamente privi di significato a cui viene inspiegabilmente dedicato spazio (come la migliore amica Amanda Bynes) o situazioni costruite a caso come scenette fini a se stesse (il negozio di vestiti).

Non si salva proprio niente quindi? Un paio di cose sì, per la precisione bisogna fare due nomi. John Travolta e Michelle Pfeiffer. Nel film originale, il ruolo di Edna aveva realmente un senso trasgressivo perchè a interpretarla era la drag queen Divine; Travolta dà vita a una Edna molto più rassicurante, ma comunque riesce a far sorridere grazie all'ottimo make up e alle lunghe scene a lui dedicate, nonostante una recitazione un po' troppo macchiettistica. Sicuramente hanno fatto bene a puntare su di lui per la promozione del film. Michelle Pfeiffer invece, oltre ad essere come sempre molto affascinante, è l'unica che non sprizza zucchero da tutti i pori e riesce perfino ad essere pungente con una battuta sui rischi da correre per ottenere il successo.

Il resto è da dimenticare, la giovane protagonista Nikki Blonsky entro la fine del film si è resa insopportabile e Queen Latifah resta uno dei misteri di Hollywood.

Come dicevo all'inizio, non so a chi vadano attribuite le colpe. Sicuramente il film di Waters riusciva ad essere più pungente e magari più scomodo, e credo che nel passaggio al palcoscenico le musiche abbiano preso il sopravvento sui contenuti accattivanti. In ogni caso questo remake è davvero indigesto e inadatto a un pubblico adulto...

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