Habemus Papam - la recensione

Un pontefice in crisi d'identità, spaventato dal compito che lo attende, si rivolge a uno psicanalista per analizzare i suoi problemi. Nanni Moretti da' vita a un capolavoro assoluto, pieno di poesia e ironia magnifica...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloHabemus PapamRegiaNanni MorettiCastNanni Moretti, Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Leonardo della BiancaUscita15-04-2011 

Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal nuovo Nanni Moretti. Poteva essere peggio de Il caimano? Molto difficile, e questa era già una buona notizia. Devo però dire che i vari trailer non mi avevano entusiasmato e mi facevano pensare a un prodotto basato su un'idea carina, ma che alla lunga sarebbe diventata una barzelletta.

L'inizio è bellissimo e mi fa decisamente ben sperare. Parte una musica da thriller, che dà vita a una serie di sequenze in Vaticano estremamente suggestive ed emozionanti.

Per fortuna, Moretti trova quasi miracolosamente (è proprio il film giusto per usare questo termine) un tono molto complesso, sospeso tra una solennità molto spirituale e un'ironia piacevole, mentre riesce a esprimere questa polifonia di voci e opinioni in maniera brillante. 

Tutto questo conferma che quando vuole è un grandissimo regista, non di quelli che danno vita a infiniti piani sequenza o che usano il dolly continuamente, ma che sa sempre dove mettere la macchina da presa. Le cose migliori sono quelle più silenziose, quando il Papa è' da solo o magari è sullo sfondo di un'inquadratura. Sorprende anche l'ottimo lavoro dal punto di vista tecnico, sulle scenografie e sugli effetti, perfettamente integrati nel film.  

Temevo molto il ruolo stesso di Moretti, che rischiava di fagocitare l'intero film, ma Moretti attore invece riesce a limitarsi bene, ed è assolutamente autoironico. Esempio perfetto, la battuta del trailer su lui che è il migliore tra gli psicanalisti, qui prende tutta un'altra piega.

Forse Michel Piccoli è eccessivo in alcuni momenti iniziali, ma comunque esprime efficacemente la straordinaria complessità del personaggio e, soprattutto nella seconda parte, è da premio a Cannes. D'altronde, difficile interpretare un ruolo eccessivo senza eccessi. Delizioso invece Jerzy Stuhr, in una parte fondamentale nell'architettura del film.

E un segnale che Moretti sia tornato in gran forma, sono le musiche. Perfettamente suggestive, mentre la scena con la canzone sudamericana è meravigliosa. Vogliamo trovare qualche difetto? Il giornalista scemo del TG2 è assolutamente insopportabile, ma per fortuna scompare quasi subito. E ogni tanto un po' meno parole e più immagini mute sarebbero state meglio. Tuttavia, sono peccatucci veniali.

L'importante è veder tornato ad altissimi livelli un regista che avevo amato molto e che temevo scomparso. Talmente bravo e coraggioso da fare un discorso alto sulla fede in maniera intelligentemente laica e non con le solite polemiche stupide.

Per ora, mio film del 2011 senza dubbi...

  
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