Guida turistica per innamorarsi, la recensione

Guida turistica per innamorarsi è una commedia romantica a ‘consumo veloce’ scritta (da Eirene Donohue) girata (da Steven K. Tsuchida) e montata per essere a prova di bomba e di sbadiglio.

Condividi

La recensione di Guida turistica per innamorarsi, dal 21 aprile su Netflix

Guida turistica per innamorarsi è una commedia romantica a ‘consumo veloce’ scritta (da Eirene Donohue) girata (da Steven K. Tsuchida) e montata per essere a prova di bomba e di sbadiglio.

Si tratta chiaramente chiaramente di un film internazionale pensato per un pubblico globale (ovvero il core di Netflix): il suo scopo è piacere a più persone possibili, senza troppi fronzoli, con un pizzico di originalità - ma non troppo. In questo senso la regia anonima e invisibile funziona perfettamente e allo stesso modo la storia, per quanto ancorata solidamente ai passaggi narrativi più classici del genere (attrazione, ripensamento, conflitto… e via così), trova piccole intuizioni e variazioni sul tema che rendono Guida turistica per innamorarsi il perfetto comfort movie da catalogo.

Il film è sulla falsariga di Mangia prega ama: una donna borghese (americana) che pensava di avere tutto sotto controllo e che dopo essere stata lasciata ritrova sé stessa e un nuovo senso della vita attraverso un viaggio. La protagonista Amanda (Rachael Leigh Cook) è la classica it-girl di Los Angeles, che in questo caso lavora nell’ambito del turismo organizzato. Dopo essere stata lasciata, Amanda ha l’occasione perfetta per cambiare, poiché viene mandata in Vietnam ‘sotto copertura’ per valutare di comprare una compagnia locale. Il conflitto però è dietro l’angolo, perché si innamora della sua guida vietnamita (Scott Ly) che non sa il vero motivo del suo viaggio…

La cosa migliore di Guida turistica per innamorarsi non è la storia in sé, ma il modo creativo con cui qua e là (niente di esagerato, si intenda) dissemina in un meccanismo trito e ritrito piccole trovate narrative originali. Ci sono dettagli che legano i personaggi che ritornano nei momenti giusti, come l’attraversare la strada in un certo modo, una battuta ricorrente, un oggetto specifico, e che arrivano con una tale ‘grazia’ da farli sembrare persino più originali di quello che in realtà sono. Tutto ciò significa una sola cosa: qualità di scrittura.

Per quanto sia una storia d’amore davvero convenzionale, Guida turistica per innamorarsi gioca di furbizia variando i luoghi (siamo appunto in Vietnam) e i volti (Scott Ly non è sicuramente il tipico rubacuori dei film americani). Il risultato potrebbe risultare in appiattimento culturale, e difatti i discorsi che fa Amanda non brillano certo per qualità antropologica… il fatto è che Guida turistica per innamorarsi gioca su un terreno appositamente generalista, ma il suo generalismo non è mai ingenuo o offensivo, anzi. Quello che ne esce è infatti un tributo sincero alla cultura vietnamita che, per quanto infiocchettato, fa esattamente quello che deve fare: mostrare a tutti qualcosa con la scusa di una storia.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Guida turistica per innamorarsi? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste