Guarding the Globe vol. 2: Duri da uccidere, la recensione

È l'umanità la protagonista che rende Guarding the Globe un team di supereroi atipico e irresistibile...

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Il volume dedicato a Guarding the Globe che saldaPress ha distribuito l'11 giugno scorso, raccoglie la seconda miniserie di sei numeri pubblicata da Image Comics nel 2012. Robert Kirkman e Benito Cereno lasciano il testimone della penna a Phil Hester mentre Ransom Getty e Kris Anka fanno altrettanto con le matite in favore di Todd Nauck, coinvolto come copertinista anche nella precedente. I colori sono ancora di John Rauch e per un gruppo così variopinto di personaggi, contribuiscono a garantire una solida continuità grafica tra le due stagioni.

Nauck dal canto suo imprime ancora più sentimento e fisicità ai propri soggetti, più genuini e meno iconici, più cartooneschi dei colleghi che lo hanno preceduto, calcando piacevolmente il tratto sulla naturalezza del loro aspetto esteriore. A enfatizzare quello interiore ci pensa Hester, che, lasciatecelo dire senza timore, riesce a non far rimpiangere affatto Kirkman. Il solco del creatore è stato tracciato e la rotta è chiara.

È l'umanità la protagonista che emerge sempre nella vita privata, così come in quella pubblica, dei membri della squadra. Brit scopre insieme alla sconfortata moglie di avere un figlio affetto da autismo, anche se è ancora troppo piccolo per poter determinarne il grado. La coppia affronta la paura per il futuro e il dolore per il presente come qualunque altro genitore in apprensione per il destino della persona in assoluto più cara. Chupacabra riabilitatosi dall'alcolismo è pronto a gettarsi in aiuto del prossimo, ma nulla può cancellare il suo senso di colpa.

Black Samson fa volontariato tra la propria gente, prestandosi come barbiere. Anche un'immagine più decorosa può servire in un colloquio di lavoro, in una seduta in tribunale o alle udienze scolastiche. È più semplice sconfiggere mostri e incredibili alieni che salvare un bimbo da un alluvione in Bangladesh. È più comune del previsto sentirsi impotenti nonostante i grandi poteri: una caratteristica che rende Guarding the Globe un team di supereroi atipico e irresistibile.

Non mancano figure particolarmente accattivanti come Best Tiger o Outrun (nel quinto capitolo scopriremo la causa del suo incontenibile appetito sessuale), ma questi campioni così vicini all'uomo comune si fanno amare per le loro mancanze fisiche e morali, risultando estremamente empatici.

Chi cerca sana adrenalina non si preoccupi: Duri da uccidere non difetta certo di azione e drammatici combattimenti, come quello finale in cui emerge un nemico ancora più pericoloso del semi-imbattibile Set. I nodi delle trame vengono sciolti e gli intrecci trovano soluzione, rammaricando i lettore di aver già divorato il volume, quasi senza accorgersene.

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