Guarding the Globe vol. 2: Duri da uccidere, la recensione
È l'umanità la protagonista che rende Guarding the Globe un team di supereroi atipico e irresistibile...
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Nauck dal canto suo imprime ancora più sentimento e fisicità ai propri soggetti, più genuini e meno iconici, più cartooneschi dei colleghi che lo hanno preceduto, calcando piacevolmente il tratto sulla naturalezza del loro aspetto esteriore. A enfatizzare quello interiore ci pensa Hester, che, lasciatecelo dire senza timore, riesce a non far rimpiangere affatto Kirkman. Il solco del creatore è stato tracciato e la rotta è chiara.
Black Samson fa volontariato tra la propria gente, prestandosi come barbiere. Anche un'immagine più decorosa può servire in un colloquio di lavoro, in una seduta in tribunale o alle udienze scolastiche. È più semplice sconfiggere mostri e incredibili alieni che salvare un bimbo da un alluvione in Bangladesh. È più comune del previsto sentirsi impotenti nonostante i grandi poteri: una caratteristica che rende Guarding the Globe un team di supereroi atipico e irresistibile.
Chi cerca sana adrenalina non si preoccupi: Duri da uccidere non difetta certo di azione e drammatici combattimenti, come quello finale in cui emerge un nemico ancora più pericoloso del semi-imbattibile Set. I nodi delle trame vengono sciolti e gli intrecci trovano soluzione, rammaricando i lettore di aver già divorato il volume, quasi senza accorgersene.