Guardiani Della Galassia vol. 2, la recensione

Ritarato per una produzione seriale, Guardiani Della Galassia vol. 2 regala ancora il miglior intrattenimento su piazza sebbene non quanto il primo

Critico e giornalista cinematografico


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Quando Guardiani Della Galassia vol. 2 si apre con un personaggio ringiovanito digitalmente che sfreccia in una macchina decappottabile in un’America degli anni ‘80 dall’efficace profondità stereoscopica (e non sarà l’unica volta) l’impressione è che, come in una parodia, lui sia il primo a sapere di essere ridicolmente giovane, che goda dei suoi capelli lunghi e folti, e si diverta a prendere in giro la scena di ricordo musicale di cui è protagonista. Tutto il film che seguirà marcia sul crinale della parodia del superhero movie. Il primo I Guardiani Della Galassia era un film Marvel spensierato di perfetta concezione come eravamo abituati a vederne, ma in tre anni è cambiato tutto e ora questo secondo capitolo, per mantenere il divertimento allo stesso livello, si sente in dovere di flirtare con la parodia.

A differenza degli altri film "corali" Marvel, quelli degli Avengers o Captain America: Civil War, Guardiani Della Galassia per continuare a essere se stesso ha cambiato con efficacia le interazioni interne al gruppo. I cinque guardiani sono ormai una squadra, accettano lavori e avventure in serie e hanno maturato relazioni complicate, hanno legami saldi e non funzionano più per opposizione come prima. Anzi. Sono amici, sono a loro agio gli uni con gli altri nonostante i battibecchi, hanno un bambino di cui prendersi cura (Groot) e si chiedono consigli a vicenda. James Gunn ha ritarato i suoi personaggi per una produzione seriale: ora come in un telefilm di vecchia concezione i loro rapporti sembrano stabili, possono rimanere così anche per infinite puntate. Questa è la forza ma anche la debolezza di un film che, anche per la sua storia, inevitabilmente suona come una nuova puntata di una serie.

Il problema di Guardiani Della Galassia vol. 2 è infatti l’idea di parcheggiare i suoi personaggi su un pianeta e cominciare a farli parlare di sé e dei loro problemi. Questo avviene come sempre con un umorismo molto apprezzabile, vivace e divertente (sembra che sia diventato Drax il personaggio deputato alle gag migliori) ma difficilmente, avendo negli occhi e nella testa l’equilibrio di azione, tensione ed esaltazione del precedente, ci si può accontentare e non avere l’impressione di essere davanti a una sua versione un po’ più moscia. Questo pur rimanendo dalle parti del miglior intrattenimento su piazza, del cinema di supereroi più spensierato e godibile in assoluto, specie ora che anche la Marvel sembra prediligere storie e svolgimenti più cupi.

La parte più interessante di Guardiani Della Galassia vol. 2 allora è come cerchi di sublimare a più livelli gli anni ‘80.

Dalla colonna sonora (simile a quella del primo ma incapace di essere così sentimentalmente centrale nella storia) fino all’uso di volti noti della tv dell’epoca, gli anni ‘80 non sono solo un riferimento comico, stanno nell’idea stessa di intrattenimento spensierato e di ingenuità che il film ricerca. James Gunn sembra desiderare non tanto di rifare il cinema di quell’epoca ma di rimettere in scena l’esperienza di un bambino degli anni ‘80, il gusto dell’avventura e dell’umorismo visto con quegli occhi. Cerca quel che l’ha fatto sognare nella propria infanzia, quel tipo di mitologia, di fantasia, di personaggi, interazioni e risate non necessariamente di serie A e non necessariamente esclusive del cinema. Per questo, nonostante manchi l’esplosività del primo, Guardiani Della Galassia vol. 2 rimane uno dei prodotti più personali e autoriali nella fitta giungla del cinema a budget immensi.

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