Guardiani della Galassia, la recensione [2]

La nostra seconda recensione di Guardiani della Galassia l'ultimo cinecomic firmato Marvel Studios

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Ci voleva un certo coraggio per fare un film sui Guardiani della Galassia e ce ne voleva ancora di più ad affidarlo a un regista nato con le produzioni Troma. La Marvel, forse in preda a un delirio di onnipotenza dopo le sbornie di The Avengers, ha dimostrato di essere temeraria.

Audentes fortuna iuvat.

Diciamoci la verità, nessuno, nemmeno il Marvel fan più ortodosso avrebbe mai pensato che Star Lord, Gamora, Groot, Drax il Distruttore e Rocket Racoon sarebbero mai diventate delle superstar e, tantomeno, che James Gunn sarebbe riuscito a tenere saldamente la barra di una produzione tanto ambiziosa quanto folle.

E invece gli dei del cinema hanno voluto che il miracolo si compisse di nuovo.

A poco più di un anno dall'uscita nelle sale del nuovo Guerre Stellari, Kevin Feige e soci ci sbattono in faccia il miglior film di fantascienza degli ultimi dieci anni creando un'epica galattica che fonde il meglio di Lucas e Tolkien, senza rinunciare a quella vena pop tipica di tutti i cinefumetti Marvel. Guardiani della Galassia è gigantesco, sboccato, pieno di colori, ironico e avventuroso: dopo la splendida (e struggente) introduzione ambientata nel 1988, si viene trascinati in un turbine di situazioni che, seppur ispirandosi ai grandi classici del cinema di genere, vengono sempre risolte da Gunn in maniera inattesa, come se tutto il film si divertisse nello spingersi sempre al limite, nel cercare l'equilibrio perfetto fra commedia, azione e dramma. Certo, qualcuno dirà che Peter Quill/Star Lord è una specie di Han Solo, mentre Groot si ispira a Chewbacca. Tutto vero, ma solo in parte. James Gunn porta sullo schermo dei personaggi che, almeno all'inizio, sono tutt'altro che eroi o badass; dimenticate la purezza ingenua di Luke Skywalker o la figosità innata del contrabbandiere più veloce della Galassia (quello della rotta di Kessel in meno di 12 parsec). I Guardiani sono, fondamentalmente, cinque sfigati: criminali falliti privi di qualsiasi empatia e desiderosi solo di fregarsi a vicenda. Solo la Gamora di Zoe Saldana ha una storia leggermente diversa ma, anche in questo caso, Gunn evita di tracciare profili netti, lasciando che i protagonisti diano libero sfogo alle loro pulsioni, anche a quelle peggiori.

Inutile girarci attorno, Star Lord, Gamora, Rocket, Groot e Drax sono degli antisociali, sono diversi, sono dei nerd. Dei nerd cui, senza particolari meriti, capita fra le mani una delle Gemme dell'Infinito e, loro malgrado, si trovano immersi in una vicenda molto più grande di loro. Il loro primo istinto è infatti quello di mollare tutto e scappare ma, così come Han alla fine torna per distruggere la Morte Nera, anche i nostri protagonisti si renderanno conto che, a volte, il bene comune conta più del vantaggio personale. Nulla di nuovo, penserete, e avete ragione ma, se prendiamo per buona la massima secondo cui dopo i classici greci niente è più stato davvero originale, Guardiani della Gallassia riesce a innestare gli stilemi classici del cinema di formazione della New Hollywood (c'è poco da fare, siamo tutti figli adottivi di Spielberg) sulla struttura portante delle produzioni moderne, con gli stessi tempi frenetici, il gusto per la battuta e badilate di sarcasmo.

Noi siamo dei miserrimi pennivendoli ma non crediamo di sbagliare di molto pensando che J. J. Abrams, vedendo questo film, abbia avuto un brivido freddo lungo la schiena; d'altronde, fare meglio di così sarà davvero molto difficile.

P. S: Abbiamo visto il film a Bruxelles in versione originale (non in 3D) con sottotitoli in francese.

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