Guardiani della Galassia Vol. 2, la recensione del film

Abbiamo visto e recensito per voi Guardiani della Galassia Vol. 2, la seconda pellicola Marvel di James Gunn

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Decidiamo assieme quale sia il compito della narrazione e del cinema? No. Meglio di no. Ci hanno provato critici e filosofi di ogni stirpe e genìa e, in qualche modo, tutti hanno fallito. Restiamo coi piedi per terra e facciamo che decide chi vi scrive? Ma sì, che torna così comodo. Il cinema, per quanto ci riguarda, serve ad emozionare. Almeno oggi. E se le lacrime che abbiamo lasciato sulla comoda poltrona, parecchi anni dopo l'ultima volta che ci è capitato nel buio di una sala, hanno un valore assoluto, allora Guardiani della Galassia Vol. 2 è uno dei più bei film Marvel, forse il più bello. Poi, certo, avremmo il dovere di restare lucidi e di dar conto della struttura, di qualche scelta non esattamente coerente di trama, di almeno una svolta frettolosa e non pienamente giustificata, data la natura del personaggio che ne è portatore. Ma poi c'è quel finale, ci sono quelle lacrime di commozione.

La seconda incarnazione filmica di Guardiani della Galassia ci ha cacciati dalla sala vulnerabili e confusi, con la testa piena di colori e di una quantità di affetto per i personaggi sullo schermo praticamente fuori scala. Peter Quill e compagni sono un gruppo, sono una famiglia, sono cinque idioti non più in cerchio, ma in piedi. Avventurieri dello spazio fatti e finiti, ormai, a cui si affidano civiltà intere per proteggere preziosi artefatti di ingegneria spaziale da minacce cosmiche. Fanno qualcosa di buono, qualcosa di cattivo, un po' di tutt'e due, beccandosi e inciampando gli uni negli altri, come prometteva il primo film. Ma poi arriva qualcuno che li costringerà a mettere alla prova lo stato delle cose, un legame forse più forte di quello che hanno sviluppato tra loro. E qui dovremmo sentirci in dovere di parlarvi di dialoghi che danno per scontato molto del primo film, che rischiano di rendere questo secondo capitolo un episodio di passaggio, più che un prodotto con una coerenza interna, fatto e finito, autosufficiente. Ma ci sono quelle lacrime dal ridere, causate praticamente da tutti i personaggi che si muovono sullo schermo e da una scrittura dei dialoghi che lascia impressionati e divertitissimi.

Il sequel della più grande sorpresa targata Marvel Studios propone una notevolissima introspezione dei suoi protagonisti, praticamente tutti. C'è il tema della paternità - sviscerato, discusso e analizzato tramite una serie di paralleli - proposto come molla portante delle decisioni dei personaggi, anche quelli che non ti aspetteresti, come nei migliori film della Pixar. Ci si emoziona tanto nel vedere Yondu in cammino verso un'agognata redenzione, Nebula che si dibatte tra vendetta e rivincita, Rocket che si riconosce in qualcun altro, lui che diceva nel primo film che nessuno è come lui in tutto l'universo. E, ovviamente, Peter che sceglie tra due nature, tra l'essere figlio e l'essere uomo. Il che dovrebbe ricordarci di darvi conto di qualche lungaggine, forse, e di un ritmo della prima parte del film non sempre rapidissimo, di alcuni piccoli scivoloni nella progressione della narrazione. Ma poi, la lacrima, quella peggiore di tutte, quella che non sai se arriva dal ridere o dal piangere, perché James Gunn è talmente bravo nella gestione di tempi comici e drammatici da sdrammatizzare esattamente quando ne hai bisogno e con una delle battute più belle del film.

A proposito di James Gunn, piantiamola con questi "ma" e queste lacrime. Visivamente, questo film è semplicemente mostruoso. Uno spettacolo meraviglioso dall'inizio alla fine, pieno di immagini vive e vivide, di luci e di colori, di liquidi e solidi che percepisci costantemente. Pieno di idee di messa in scena. Guardiani della Galassia Vol. 2 riempie letteralmente gli occhi e lascia ammirati per la bellezza delle immagini. C'è spazio per la deformazione comica, per la fotografia quasi statica di paesaggi di fantasia che lasciano a bocca aperta, per l'idea compositiva integrata all'azione o alla narrazione. Gunn ci ha steso davanti l'intero catalogo della sua inventiva e ci ha stesi, davanti ai suoi piedi, in ammirazione. Ci aspettavamo, semmai, qualcosa di più dal nuovo Awesome Mix, dalla colonna sonora, che non è incisiva come la prima e non risulta altrettanto efficace a commento delle emozioni del film. Però, poi c'è quella canzone alla fine, quella lacrima. C'è, anche se avevamo detto di piantarla.

Cosa rimane da dire? Che ci siamo divertiti come dei matti, per l'azione, per le emozioni, per la narrazione, per i cammei, per le trovate. Per la parodia implicita ed esplicita della fantascienza e del genere supereroistico cinematografico, che in questo film trovi dove meno te l'aspetti, integrale alla storia e funzionale non solo alla risata. Tutti quanti hanno spazio, in questo film, e tutti quanti sono trattati con amore dalla sceneggiatura e dalla scrittura. Ci sono un sacco di idee, volte a sottolineare aspetti dei singoli personaggi, così come all'intrattenimento puro, di piccoli dettagli che lasciano emergere una cura preziosa. Il tutto, senza sentire troppo il peso del Marvel Cinematic Universe e della corsa verso Infinity War. Anche se la Terra appare in maniera importante nel film, i Guardiani sono ancora lontani e il loro percorso, sin qui, il più puro e intonso, nel contesto della maxi-saga che si sta dispiegando attorno a loro. E che tutti gli attori sono splendidamente in parte. Soprattutto gli anni Ottanta, forse ancora più protagonisti che nel primo film, ancora più presenti nelle nostre menti di ex bambini che ci sono cresciuti in mezzo e ancora più divertenti nell'invadere il cosmo con tutta la loro frivolezza.

Potente, brillante in tutti i sensi, commovente e in progresso. Molte delle cose che chiediamo al cinema di intrattenimento e qualcosa in più. Gli vorremo bene per molto tempo. Probabilmente anche voi.

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