Guardiani della Galassia 1, la recensione
Toni cupi e minacce cosmiche caratterizzano il primo numero di Guardiani della Galassia firmato da Donny Cates
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dopo gli eventi narrati da Gerry Duggan sulle pagine di Infinity Countdown e Infinity Wars, i Guardiani non ci sono più: Gamora ha tradito i suoi compagni di squadra per riunire le Gemme dell’Infinito, e solo l’estremo sacrificio di Drax ha impedito risvolti peggiori; sconvolto, Rocket Raccoon ha abbandonato Star-Lord e Groot al loro destino. Mentre i due, profondamente segnati dagli eventi, viaggiano verso Ovunque, Starfox incontra i principali popoli ed eroi dell’universo: Kree, Skrull, Shi’Ar e asgardiani sono stati convocati da Eros per aprire il testamento di Thanos, decapitato dalla figlia.
Come nel brano dei Led Zeppelin citato in apertura, questo primo numero presenta una struttura abusata, vale a dire una serie di situazioni drammatiche che portano alla formazione di un super gruppo, il più delle volte composto da personaggi alla prima esperienza insieme. Eppure, in mano ad autori come Cates, anche i soliti accordi diventano irresistibili.
"I Guardiani della Galassia così come li avete conosciuti nelle storie di Brian M. Bendis e Gerry Duggan, o sul grande schermo nelle pellicole di James Gunn, non esistono più."La formazione voluta dallo sceneggiatore americano riprende alcuni elementi del team sorto in occasione di Annihilation Conquest e li mescola con altri personaggi cosmici in rampa di lancio: Dragoluna, Phyla-Vell, Beta Ray Bill e il Ghost Rider Cosmico si uniscono a un depresso Peter Quill e a un Groot in piena tempesta ormonale, sempre più punk e cazzuto, creando una squadra dagli equilibri inediti e tutti da scoprire.
Nel fare questo, Cates è accompagnato dalla sua spalla ideale, Geoff Shaw, che valorizza ogni passaggio con il suo stile, così come fatto in precedenza su Thanos e God Country. Il lavoro dell’artista americano è eccelso, bravo a sottolineare i diversi stati d’animo – basti vedere i primi piani di Quill – quanto a lasciarsi andare nelle sequenze d'azione dinamiche e coinvolgenti. L’apporto di Marte Gracia ai colori, infine, cattura il mood dark e oppressivo della serie, valorizzando il tutto.
I Guardiani della Galassia così come li avete conosciuti nelle storie di Brian M. Bendis e Gerry Duggan, o sul grande schermo nelle pellicole di James Gunn, non esistono più. Dimenticate ogni cosa e lasciatevi conquistare da questa nuova, potentissima incarnazione. La sensazione è che ne vedremo delle belle.
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