Grey’s Anatomy 17x12: un intenso episodio che fa dimenticare le condizioni di Meredith Grey

L'episodio 17x12 di Grey’s Anatomy non allevia i toni drammatici della stagione, ma trasmette sicuramente un messaggio importante

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Spoiler Alert
Grey’s Anatomy 17x12: un intenso episodio che concede di dimenticare le condizioni di Meredith Grey

Condividiamo la vostra frustrazione. É vero, l'episodio 17x12 de La bella addormentata nel bosco, alias Grey’s Anatomy, intitolato Sign O' the Times è ancora incentrato sul Covid (siamo in piena pandemia dopotutto) e non porta alcuna novità per quanto concerne le condizioni di Meredith Grey, che continua a restare caparbiamente addormentata mentre il resto del mondo sembra letteralmente andare a fuoco.

Ed è innegabile che il mondo sembri davvero  sul punto di esplodere. É impossibile che un episodio come questo, incentrato sul razzismo, sul problema della brutalità della polizia americana e sull'ignoranza dei negazionisti del Covid non lasci un segno, non quando viene mandato in onda mentre negli Stati Uniti, proprio in questi giorni, si sta svolgendo il processo contro Derek Chauvin, l'ex agente di polizia di Minneapolis accusato di aver ucciso George Floyd, un tredicenne di Chicago di nome Adam Toledo è stato appena ucciso dalle forze dell'ordine mentre, secondo un video che è stato reso pubblico, aveva apparentemente le mani alzate dopo aver gettato a terra una pistola e l'ennesima sparatoria di massa è culminata con il suicidio dell'assalitore, avvenuta questa volta ad Indianapolis, lasciando a terra diversi feriti e non si sa bene se e quanti morti.

Il razzismo è un mostro violento e spaventoso, l'ignoranza fa ogni giorno delle vittime, le armi uccidono ed in mezzo a tutto questo i protagonisti (e gli spettatori!) dell'episodio 17x12 di Grey's Anatomy cercano di annaspare in cerca di aria, alcuni riuscendoci, altri tornando a casa con un nuovo trauma da curare ed una ferita per cui non è sufficiente una sutura per farla rimarginare.

Al centro di Sign O' the Times, inoltre, è l'importanza di continuare a combattere per i propri ideali e diritti, mostrando i segni di quelle cicatrici testimoni di anni di opposizione strenua, ma costante, così come succede a Richard ed alla sua ultima paziente, interpretata da Phylicia Rashad (I Robinson), reduce dall'ennesima protesta finita in uno scontro violento con la polizia, che racconta con occhi luminosi di essere stata testimone del famoso discorso di Martin Luther King "I have a dream..." ben 58 anni prima.

Jackson, ascoltando le sue parole e quelle di Richard, comincia a mettere in questione il suo ruolo in questa battaglia per la giustizia sociale che i neri americani non sembrano mai aver smesso di combattere e si chiede che ruolo abbia avuto in tutto questo o perché non abbia cicatrici da nascondere e storie da raccontare. Come rampollo di una famiglia privilegiata comincia a domandarsi se firmare assegni sia sufficiente a porre fine al problema e finisce anche per prendersela con Catherine per non avergli permesso in qualche modo di prendere fisicamente parte a questa guerra. Quella di Catherine, tuttavia, non è una battaglia meno nobile, si è solo svolta su un altro terreno. Sua madre non avrà forse marciato come Richard, ma ha sicuramente contribuito cercando di cambiare il sistema dall'interno e permettendo a molti uomini e donne come suo figlio, Maggie o Miranda di intraprendere la carriera che hanno scelto.

Anche Winston sarà protagonista di 20 minuti di puro terrore. In viaggio da Boston a Seattle con la sua macchina e le sue cose per trasferirsi definitivamente a vivere con Maggie, il medico verrà fermato da una pattuglia di polizia che, nonostante lui stesse rispettando i limiti di velocità e non avesse infranto alcuna legge, lo sottoporrà ad una perquisizione capillare, con tanto di cane antidroga per cercare anche il più insignificante indizio per poterlo trattenere.
La paura sia di Maggie, al telefono con lui al momento del fermo, che di Winston è palpabile, così come è fisicamente doloroso vederlo ripetersi le regole di comportamento che un afroamericano fermato da una pattuglia apprende fin da ragazzo: "Radio spenta, via il cappello, mani sul volante", regole che richiamano alla memoria la difficile conversazione che la Bailey e Ben ebbero con il figlio di lei, qualche stagione fa, sul come comportarsi di fronte ad un agente di polizia, conversazione che apprendemmo allora essere un rito di passaggio nelle famiglie dei neri americani.

Come se l'argomento principale trattato dall'episodio 17x12 di Grey's Anatomy non fosse poi sufficientemente penoso e difficile, gli autori aggiungono a questa puntata un altro tema scottante: quello dei negazionisti del Covid, rappresentato da un uomo che viene portato in ospedale con problemi di respirazione. Nonostante un tampone positivo e la certezza che abbia contratto il virus, il paziente accusa la Bailey e tutta la classe medica di trarre un economico vantaggio dalla pandemia, mentre sputa assurdità su come il Covid sia una montatura, assieme a tutta quella sequela di idiozie di cui si riempiono la bocca i negazionisti, mentre i medici rischiano la vita e la propria sanità mentale combattendo ogni giorno questo nemico invisibile. La morte dell'uomo, che lascia l'ospedale firmando il rifiuto di essere curato e si accascia a pochi passi dalla porta, sembra inoltre una crudele ed inutile risoluzione, considerato che nessuno potrà ormai rinfacciargli di aver avuto torto marcio.

Nonostante l'episodio 17x12 di Grey's Anatomy non aiuti in alcun modo ad alleviare i toni di una stagione particolarmente pesante, Sign O' the Times ha almeno il pregio di far riflettere e di voler cercare di trasmette un messaggio importante, così come la serie è riuscita a fare con altrettanto successo negli anni con simili perle.

La 17^ stagione di Grey's Anatomy va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì sulla ABC ed in Italia ogni martedì su Fox.

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