Grey's Anatomy 14x10 "Personal Jesus": la recensione

La nostra recensione del decimo episodio della quattordicesima stagione di Grey's Anatomy intitolato Personal Jesus

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Spoiler Alert
La seconda metà della quattordicesima stagione di Grey's Anatomy sta continuando a darci grandi soddisfazioni e lodevoli interpretazioni da parte di attori che non sono sempre stati trattati con i guanti bianchi dagli autori. Nello specifico, Personal Jesus è un episodio April Kepner (Sarah Drew) centrico, in cui all'attrice è stata l'opportunità di brillare come raramente è capitato. Nonostante April sia stata infatti protagonista di storyline piuttosto importanti, come la sua storia d'amore con Jackson e la tragica morte del loro primo figlio, il suo personaggio è ancora recepito dal pubblico come piuttosto fastidioso e preso anche di mira per la sua fede ed il fatto che gli autori abbiano quindi deciso di metterla al centro di un episodio in cui il suo credo subisce una notevole scossa, è una mossa piuttosto intelligente, soprattutto quando l'altro tema principale della puntata è proprio il pregiudizio.

Senza ombra di dubbio il caso più toccante di Personal Jesus è quello che vede un dodicenne morto dopo essere stato colpito da un poliziotto che credeva stesse entrando in una casa per rubare, quando era in realtà solo un bambino che aveva dimenticato le chiavi di casa e cercava di rientrarvi passando da una finestra.
E' impossibile non notare come certi temi vengano affrontati sempre più spesso in molte serie TV di questi tempi, qualche anno fa - probabilmente - non sarebbe stato possibile nemmeno concepire uno show come Black Lightning che basa la sua esistenza stessa su certi argomenti, mentre oggi proprio questi argomenti stanno diventando fortunatamente sempre più rilevanti, sottolineando l'impatto sociale della presidenza Trump e di movimenti come Black Lives Matter.

I temi del pregiudizi e del razzismo sono particolarmente delicati negli Stati Uniti (lo sono ovunque ovviamente, ma ci riferiamo alla cultura del paese nel quale questo show è stato ideato), e non crediamo sia semplice mettersi davvero nei panni di chi per anni ha subito certi comportamenti, finendo per trovarli quasi naturali e montando una costante e segreta rabbia nel confronti di un sistema che sembra ancora fingere che il problema non esista. Il razzismo non sta nel "sentirsi vittime", ma nell'esserlo quotidianamente, quando si viene costantemente fermati dalla polizia per il colore della propria pelle o guardati in modo strano se si sale su un aereo e si hanno dei lineamenti mediorientali.
Non pretendiamo certo di esporre o risolvere una piaga sociale in una cosa così prosaica come una recensione, ma pensiamo sia altresì evidente come parte del messaggio dell'episodio sia anche quello di invitare chi non ha mai subito un comportamento razzista a riflettere su come possa sentirsi chi lo ha invece fatto, chiedendosi se davvero capisca la portata del problema, al di là dell'essere solidale. La nonchalance cui Jackson racconta la sua traumatica esperienza di fronte ad una basita April, che non aveva idea di quello che il suo ex marito, un uomo che ha profondamente amato, avesse vissuto è simbolica di come sia purtroppo molto facile giudicare certe reazioni pur non conoscendo davvero cosa quella persona abbia provato per tutta la sua vita sulla propria pelle.

La scena di Miranda e Ben che affrontano "il discorso" con Tuck (BJ Tanner) è di conseguenza forse una delle più impattanti che la serie ci abbia regalato.
Quanti di noi hanno davvero mai pensato che esistessero famiglie in cui i genitori si trovano nella necessità di fare ai figli le raccomandazioni che loro sue fanno a Tuck? Il volto del bambino mentre ascolta le loro parole è la rappresentazione di una vita che cambia, della fine dell'innocenza, lo sguardo che il giovane attore riserva ai genitori è davvero significativo e forte e fa chiaramente percepire come Tuck comprenda l'importanza di quanto gli viene detto, ma si domandi anche coma sia possibile che quanto gli stanno riferendo possa davvero accadere in una società civile, nel suo mondo, nella sua quotidianità.

Poliziotto: "L'ufficiale ha preso una decisione."
Jackson: "No, non ha preso una decisione, ha solo reagito. Vede il colore della sua pelle, lo vediamo tutti, ma la reazione che ha in quell'attimo con un ragazzino bianco, rispetto a quella che ha con uno di colore... è una differenza che può essere misurata ed alla quale si può porre rimedio. Il pregiudizio è umano. Siete armati, usate le armi, quindi il vostro pregiudizio è mortale."
Poliziotto 2: "Non siamo razzisti. E' solo che non sappiamo mai chi possa nascondere una pistola."
Jackson: "Non ho parlato di razzismo, ma di pregiudizi e fortunatamente ai pregiudizi si può porre rimedio. Esistono dei protocolli che possono essere migliorati. Potete farlo o potete continuare a fingere che il problema non esista. Ci sono dei ragazzi che stanno morendo, e per cosa? Tante persone, proprio come lui, stanno morendo e per cosa?

Jesse Williams (Jackson) stesso, noto per essere uno strenuo difensore dei diritti civili degli afroamericani, ha fatto un incredibile lavoro in questo episodio ed il fatto che quello che affronta sia un tema doloroso e che gli è evidentemente molto caro, traspare da ogni sua battuta e dalla particolare convinzione con cui le recita, in una di quelle non rare occasioni in cui il confine tra attore e personaggio finisce per dissiparsi e sparire.

Tornando ad April e alla sua reazione a tutto quello che le accade in una terrificante giornata di lavoro: la morte del bambino ucciso dalla polizia, quella di Karen, la moglie del suo ex Matthew abbandonato all'altare ed infine la notizia della dipartita di Paul, sono un colpo dopo un altro che finiscono per portarla dove nemmeno la morte del suo bambino l'aveva condotta, a una crisi di fede. Sostanzialmente, nella storia di Grey's Anatomy, nulla era riuscito a spezzare April, ma questa giornata ottiene esattamente questo risultato ed il suo sguardo perso e vacuo sotto la doccia, in quella scena finale, la dice lunga su quale sia davvero il suo stato d'animo. Sarà interessante, da qui in avanti, vedere come gli autori affronteranno questo cambiamento nel personaggio, se sarà temporaneo o definivo e se le persone che la circondano lo percepiranno.

Abbiamo lasciato per ultimo l'epilogo della stoyline Paul Stadler (Matthew Morrison), anche perché è la cosa ci ha deluso di più.
Se da una parte, a differenza di ciò che avevamo pensato, la fidanzata Jennie non si sia rivelata responsabile del suo investimento - il che può essere catalogato come una sorpresa - ciò che davvero contava maggiormente di questa trama ci è sembrato troppo affrettato e sbrigativo.
Dopo aver trascorso anni a costruire la personalità di Jo intorno al suo rapporto abusivo con il marito, la questione si chiude con la morte di lui e con la decisione di jo di donarne gli organi. Certo, c'è una parvenza di giustizia divina nel fatto che se Paul non si fosse fatto prendere dalla rabbia alzandosi da quel letto per aggredire Jennie e Jo, non sarebbe probabilmente morto, ma non possiamo dire di sentirci davvero soddisfatti all'idea che un personaggio così negativo ed oscuro ne sia uscito così facilmente o che ci saranno, nella comunità medica, molte persone che continueranno a pensare che fosse un ottimo chirurgo, qualcuno il cui esempio merita di essere seguito.
Ci sono alcuni particolari che, nonostante questo giudizio generale, ci sono piaciuti: lo spirito protettivo di tutti, la risata isterica di Jo quando si rende conto che dovrà essere proprio lei a decidere del futuro di Paul, le battute di Meredith sull'opportunità che lei ed Alex fuggano in Canada prima che si scopra che ad investire Paul è stato in realtà un ubriaco. Non tutto quindi ci ha lasciato con l'amaro in bocca, ma riteniamo comunque che questa trama meritasse uno sviluppo ed una conclusione un po' meno sbrigativi.

https://www.youtube.com/watch?v=cBi4MhS69jY

La quattordicesima stagione di Grey's Anatomy va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì sulla ABC.

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