Grey's Anatomy 14x03 "Go Big or Go Home": la recensione
La nostra recensione del terzo episodio della quattordicesima stagione di Grey's Anatomy intitolato Go Big or Go Home
In Go Big or Go Home non otteniamo nessuna risposta in questo senso, ma ciò non vuol dire che non arriverà prima della partenza definitiva di Megan, mettendo così ordine anche nel confuso rapporto con Meredith che, per quanto sia attratta da Nathan, sembra decisa a giocare la parte dell'adulta responsabile, invitandolo a combattere per Megan e per il loro grande (?) amore. Sono tutti così impegnati ad amare Riggs e a volere il meglio per lui che nessuno sembra accorgersi di starlo in realtà respingendo.
Questo episodio, come era prevedibile, è tuttavia incentrato soprattutto su Amelia e sulla sua reazione alla scoperta di avere un tumore benigno al cervello da almeno 10 anni. Dopo una settimana di impasse, finalmente Amelia decide di chiamare un suo vecchio professore, il dottor Tom Koracick, interpretato dalla guest star Greg Germann, perché si occupi del suo caso. Non vi è alcun dubbio che Koracick sia un arrogante, ma fortunatamente gli autori non hanno calcato eccessivamente la mano sul personaggio e soprattutto, considerato il carattere di Amelia, Tom sembra l'unica persona in grado di farla ragioniere oltre ad essere il miglior chirurgo a cui la sua ex allieva potesse affidarsi. La scoperta che un tumore come quello che la affligge abbia potuto influenzare le sue scelte professionali e la direzione data alla sua carriera, costellata di decisioni sempre molto rischiose, sarebbe per chiunque un incubo e Amelia non fa eccezione. La sua prima preoccupazione è quella di capire quanti errori possa infatti aver commesso negli anni e quanti pazienti possa aver messo a rischio a causa di un processo decisionale compromesso dalla sua stessa malattia, ma grazie a Richard comprende che così non è. Nonostante la scena tra i due sia molto dolce, crediamo tuttavia che il confronto con il lavoro del fratello e la decisione di far dire a Richard che il tasso di mortalità dei pazienti di Amelia sia più basso di quello di Derek, fosse del tutto superflua e suoni più come un'ennesima coltellata alle spalle di un personaggio che resta ancora molto amato e rimpianto. Amelia comunque trova comprensibilmente conforto nel sapere di non aver messo a repentaglio la vita di nessuno e questo, in un certo senso, le dà la giusta spinta per fare quello che deve essere fatto e avvisare la sua famiglia delle sue condizioni. C'è molto di questo personaggio nella scala gerarchica con cui decide a chi dare per prima la notizia: Meggie è la scelta più facile, la persona che conosce da meno tempo e costituisce, per questi motivi, una sfida meno onerosa da affrontare, oltre a poterla aiutare con Meredith e Owen. Ma come spesso capita in questi casi, la sostanza è che non ci sono molte parole da spendere per poter alleviare la propria e l'altrui paura ed essere completamente cosciente della propria situazione e dei rischi che corre, non è detto che sia per Amelia un sollievo. Abbiamo apprezzato molto che la puntata non si sia ossessivamente fissata sulla questione della rivelazione della verità e che gli autori abbiano piuttosto scelto di far passare il muto messaggio che, qualsiasi cosa accada da qui in avanti, le persone che la amano le resteranno accanto.
Gli altri due elementi comici dell'episodio sono stati l'arrivo del burbero nonno di Jackson e della sua morte improvvisa che salva la carriera di Miranda Bailey (Chandra Wilson), che sembra perfettamente a suo agio in un ruolo più leggero e divertente in questa stagione e, ovviamente, la presenza della sorella di Andrew, Carina, la cui relazione con Arizona prosegue a gonfie vele. Attendiamo con impazienza che al personaggio venga comunque dato maggiore spessore umano al di là del farla sempre parlare di sesso, farle mordicchiare il lobo dell'orecchio di Arizona o indugiare ripetutamente sulle sue mani che gesticolano mentre parla. Il personaggio è chiaramente concepito per essere l'intermezzo comico di un episodio che altrimenti avrebbe rischiato di essere troppo pesante, ma nonostante gli autori abbiano dribblato questo rischio, non vuol dire che l'umorismo debba per forza passare per la caricatura per essere davvero efficace.
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