Green Valley, la recensione
Abbiamo recensito per voi Green Valley, di Max Landis e Giuseppe Camuncoli, pubblicato da saldaPress
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
C'è un regno medievale protetto da quattro guerrieri di incredibile abilità. Gente che mozza orecchie con l'arco da distanze siderali, che leva teste dai colli con un singolo fendente, che si difende a colpi di spada da una pioggia di frecce cogliendole al volo. Sono i Cavalieri di Kelodia. I loro nomi sono quelli di Bertwald, Ralphus, Percival e Indrid. Non ci sono guerrieri migliori di loro. Ma una notte, una sentinella dorme, un nemico creduto scacciato è alle porte del regno in cerca di vendetta, la loro reazione è troppo lenta e il regno, ritenuto inespugnabile esempio di virtù e serenità, cade sotto il ferro e il fuoco. La gioia dei quattro amici svanisce, la loro vita però continua. Ovviamente, i Cavalieri di Kelodia sopravvivono, impossibili da sconfiggere in battaglia. Ma a quale prezzo?
Green Valley è tutto qui. Non è nulla di particolarmente originale, ma è il divertimento di un autore che spesso ci ha abituati ad avere metodo in quel che scrive: raccontare storie che avrebbe volentieri letto da ragazzino. Ed è proprio quel che fa anche in questo caso Max Landis. Si diverte, con spirito postmoderno all'infinito, a mescolare due dei generi più classici della narrativa e certamente due di quelli che preferisce: il fantasy e la fantascienza. Lo fa con una sceneggiatura che non stupisce granché, che non sviluppa particolarmente i personaggi, che non propone grandi temi. Lo fa però con ottimo ritmo, con una narrazione che scorre piacevolmente, mai pesante nelle sue 210 pagine e con dialoghi spregiudicati, modernissimi, che non si prendono mai sul serio, che cedono quasi alla parodia.
Probabilmente è proprio questo il motivo di maggior interesse di Green Valley, dal punto di vista tecnico. I quattro protagonisti sono davvero stereotipo dei guerrieri da heroic fantasy, ma non parlano come personaggi di genere, quasi mai. Lo fanno, invece, come protagonisti di una storia quasi contemporanea, con grande consapevolezza di sé, quasi innaturale. Il che li rende diversi dal solito e decisamente più interessanti di quanto non sarebbero altrimenti, dato che Landis li lascia abbozzati, sostanzialmente bidimensionali nei loro ruoli, con sviluppi di crescita prevedibili e assolutamente inscritti nelle previsioni e nella natura del personaggio di ognuno.
Alle matite c'è Giuseppe Camuncoli, perfettamente a suo agio con la materia e bravissimo, come al solito. C'è poco da essere analitici, quando si parla di Camuncoli, che si conferma uno dei disegnatori di comics in assoluto più versatili del panorama contemporaneo e che conferma di esserlo in questa storia scorrevole e divertente. Cammo passa da un dinosauro a un cavaliere medievale a un paio di agenti segreti ipertecnologici con la sicurezza di un veterano. Quale è. I suoi personaggi recitano sempre splendidamente e sanno essere forti e potenti senza mai diventare ipertrofici. Una caratteristica quasi necessaria per la credibilità dei Cavalieri di Kelodia.
Il volume è ben confezionato e divertente, con una finale aperto che lascia presagire possibilità di sviluppi futuri. Non si prende mai troppo sul serio e non lascia assolutamente con l'amaro in bocca. Un buon fumetto per gli amanti del fantasy che hanno voglia di leggere qualcosa di ben fatto, un po' diverso dal solito e disegnato da un grande dei nostri tempi.