The Green Hornet - la recensione

Un rampollo di una ricca famiglia, dopo la morte del padre, decide di combattere il crimine, assistito da un geniale esperto di arti marziali. Pellicola con un supereroe poco accattivante e una storia che non convince...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo The Green Hornet
RegiaMichel GondryCast
Seth Rogen, Jay Chou, Christoph Waltz, Cameron Diaz, Edward James Olmos, David Harbour, Tom Wilkinson
Uscita28-01-2011La scheda del film

Avvertenza: chi scrive ha visto la proiezione stampa di questa pellicola in 2D e quindi è impossibilitato a giudicare la versione 3D.

Su certi film, forse fare una recensione ha poco senso. Da un lato, è un discorso che vale per i cinepanettoni, massacrati dalla critica, ma sempre campioni di incasso. Dall'altro, è il caso The Green Hornet, film sui cui una certa critica italiana si dividerà (come ho constatato dopo l'anteprima) tra favorevoli e contrari. Tutto inutile, in realtà, considerando che il vero, enorme problema di questa pellicola è la mancanza di un vasto pubblico che possa essere interessato nel nostro Paese, in cui Watchmen non arriva a 3 milioni e Il cavaliere oscuro, pellicola dal maggiore incasso nel mondo quell'anno, non entra neanche nella top ten.

In effetti, sembra che Gondry abbia fatto un film coraggiosamente poco commerciale (e quindi, molto personale), ma d'altro canto senza mostrare granché del suo talento e in particolare del suo stile. Stupiti dalla contraddizione? E' una delle tante del film, che alla fine danno vita a un prodotto confuso e poco convincente. Basta vedere la prima scena, un confronto tra il protagonista da bambino e suo padre, che in teoria dovrebbe risultare drammatica, mentre in pratica suscita qualche risata involontaria poco sensata.

In effetti, il tono della pellicola è incerto. Un omaggio al camp anni sessanta? A tratti sì (i cattivi che non ammazzano gli eroi quando potrebbero farlo), ma senza grandi barlumi di fantasia. Un film che vuole ricalcare i blockbuster supereroistici degli ultimi tempi? Forse nei soldi spesi e nell'azione a tratti infinita, non certo nei risultati (se non artistici, di appeal commerciale). E' un prodotto super/comico, alla Iron Man? Peccato che i dialoghi - spesso inutilmente lunghi - cerchino di scopiazzare il Tarantino dei bei tempi senza riuscirci e annoiando parecchio. Il risultato è che mi è sembrato di vedere i peggiori cartoni Dreamworks, quelli in cui al doppiatore-star di turno viene lasciata fare qualsiasi cosa, ma a un certo punto si finisce nella brutta copia di Kick-Ass (quando arriva una mail ai protagonisti). Di certo, il livello della pellicola non viene sollevato dalla svolta 'sorprendente', chiarissima fin dai primi minuti.

Ma l'emblema del caos artistico presente in The Green Hornet è il suo protagonista e l'attore che lo interpreta. Si tratta di un personaggio che per quasi tutto il film è un cafone, presuntuoso e insopportabile, senza nessuna qualità, al cui confronto il padre tanto odiato è un'ottima persona. Ti viene da dire, ma poi tanto nel suo arco narrativo migliorerà e diventerà un uomo migliore e gradevole, giusto? Direi proprio di no, se non negli ultimi dieci minuti (ed è discutibile). Può convincere un supereroe che manda fuori strada le auto della polizia e rischia di provocare morti innocenti ogni volta che mette piede fuori casa? Forse solo se ci fosse stato il coraggio di spingere sull'acceleratore della parodia demenziale, cosa che non viene fatta. E di sicuro, la persona adatta non è certo Seth Rogen, ma una sorta di Cary Grant/Robert Downey jr, ossia quanto di più distante dal fisico e dal modo di fare di questo attore.

Ma a un certo punto, capisci qual è il vero problema. Semplicemente, il personaggio del Calabrone verde non doveva essere protagonista del film. Un po' come il Batman con Michael Keaton veniva soppiantato (giustamente) dai vari Joker, Pinguino e Catwoman, qui ci sarebbe stato bisogno di mettere in luce i comprimari, buoni o cattivi che siano. Purtroppo, Kato è solo un coacervo poco convincente di 10.000 abilità diverse tra loro, che poi però inciampa sulla cosa più banale.

E di certo non si può puntare su Sanguinofsky, il megavillain che mostra un Christoph Waltz senza più carisma e che sembra ricalcare con poca convinzione i momenti più folli del suo ruolo in Bastardi senza gloria. Un altro paio di parti del genere e ritorna dritto dritto in Europa. Sconvolge invece Cameron Diaz, in un ruolo piatto e in cui appare in scena sì e no 15 minuti. Qualche anno fa, il suo agente non avrebbe neanche letto questa sceneggiatura, ora evidentemente il periodo non è ricchissimo di offerte.

Cosa salvare? Un pezzo del cammeo con James Franco, più che altro perché sugli schermi passano gli Anvil (grande idea). Qualche buona scelta nella colonna sonora. E gli ultimi dieci minuti con qualche momento di follia carino. Ma probabilmente non basterà. E se devo pensare al cinefumetto più bistrattato degli ultimi anni, ossia The Spirit, il confronto è interessante. Sicuramente The Spirit era più imbarazzante e fallimentare, ma almeno tentava strade artistiche un po' diverse dal solito. Qui, il fallimento è meno grave, ma anche perché non c'era la volontà di rischiare troppo. Non so cosa sia peggio...

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