Green Hell: Young Blood, la recensione
Green Hell è un'avventura ambientata in un universo post-apocalittico dove la natura regna sovrana
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Si apre con uno sfrenato inseguimento tra piante gigantesche ed enormi insetti Green Hell: Young Blood, il nuovo fumetto targato Tatai Lab ambientato in uno scenario post-apocalittico che va contro le caratteristiche abituali del genere: se solitamente siamo abituati a vedere mondi desertici e privi di risorse, qui la natura si è sviluppata a dismisura, con flora e fauna che hanno preso il sopravvento sulla civiltà.
Guidata da un tablet a energia solare, la protagonista viaggia accompagnata dalla coccinella Mabel, con cui ha un legame particolare; sulla loro strada incontreranno un goffo ladro di nome Calvin e una simpatica nonnina bisognosa di aiuto. La temeraria eroina domina l'azione, pilotata dalla penna di Alex Crippa, costruttore di uno scenario suggestivo e in grado di sorprendere il lettore. La lettura scivola veloce, nonostante una parte centrale che avrebbe forse potuto offrire qualcosa in più e rendere ancor più corposo il tutto.
Enorme l'apporto cromatico del colorista Alessandro Costa, supportato alle tinte piatte da Bianca Burzotta e Erika De Giglio; questo aspetto si conferma il più curato nelle pubblicazioni, in grado di infondere ancor più vitalità alla storia, oltre a definire una sorta di impronta stilistica della casa editrice.
Dietro l'aspetto cartoonesco di questo fumetto si cela un messaggio più attuale che mai sulla sostenibilità dei nostri consumi, sulla quantità dei rifiuti prodotti e su come la razza umana si relazioni con la natura. Come tutta la buona fantascienza, anche qui si parla dei giorni nostri. Inizialmente è qualcosa che si percepisce come sottotesto dell'avventura, ma pagina dopo pagina è un fattore sempre più evidente che colpisce come uno schiaffo, e starà al lettore accogliere il messaggio degli autori o far finta di nulla.
Ci ha fatto un po' storcere il naso la presenza di un'imprecazione "colorita" nelle prime pagine del volume, inserita per caratterizzare da subito la protagonista come una badass; non lo sottolineiamo per un eccesso di pudore - lungi da noi essere bigotti o favorevoli alla censura - quanto perché quell'espressione risulta l'unico elemento che potrebbe allontanare il pubblico più giovane, facendo magari desistere un adulto dal regalare il fumetto a un bambino; il che sarebbe un peccato, perché Green Hell: Young Blood, con la sua estetica colorata e la sua morale ambientalista, sarebbe potuto essere un perfetto Mad Max per ragazzi.
L'efficacia di questo universo narrativo si presterebbe benissimo a un adattamento animato o a una serializzazione, ma sembra che sia stato volutamente scelto un target di riferimento più adulto, quando si sarebbe potuto classificare come un prodotto trasversale in grado di rivolgersi a lettori - o, chissà, spettatori - di tutte le età.