The Greatest Hits, la recensione

La nostra recensione di TheGreatest Hits, film di Ned Benson su amore&musica&ricordi disponibile su Disney+

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La nostra recensione di The Greatest Hits, disponibile su Disney+

Non si nasconde, The Greatest Hits. Si inizia con immagine sgranate, chiaramente associate ai ricordi. C'è un grave lutto da affrontare per la protagonista Harriet (l'improvvisa morte del fidanzato). E poi quando, poco più avanti, uno sconosciuto arriva al gruppo di sostegno e i due iniziano a parlare, è chiaro fin sa subito dove andranno a parare le vicende Anche il film stesso ne sembra consapevole, non calcando sul romanticismo sfrenato, ma piuttosto imbastendo un'atmosfera leggera che ben rispecchia quella del prodotto complessivo. I personaggi parlano dell'effetto nostalgico della musica, del rapporto tra realtà e immaginazione (cinematografica e mentale). Ma la sincerità da solo non basta per coprire alcuni difetti intrinseci dell'operazione.

Harriet (Lucy Boynton) viaggia indietro nel tempo a partire da canzoni che associa a determinati ricordi con il suo fidanzato da tempo scomparso (David Corenswet). Il suo obiettivo è trovare quella giusta che la riporti al momento in cui possa salvarlo. Indossa sempre le cuffie, evita il rapporto con gli altri a parte un caro amico, fino a quando l'incontro con David (Justin H. Min) e la nascente relazione tra i due la porta a mettere in discussione se stessa.

La componente musicale è il fattore caratterizzante del film di Ned Benson, che torna dietro la macchina da presa a dieci anni da La scomparsa di Eleanor Rigby. La colonna sonora, con una scelta eterogenea di brani, è trascinante, ma purtroppo si rivela ben presto uno specchietto per le allodole, uno strumento per coinvolgere sopperendo alla carenza visiva e narrativa. La regia adotta talvolta qualche soluzione curata (un dolce movimento di macchina a unire due personaggi) ma per il resto è piatta e anonima. La sceneggiatura richiede allo spettatore di legare con Harriet sbattendogli in faccia il suo dramma, senza alcuna introduzione o adeguata caratterizzazione. Così come delinea i personaggi di contorno con lo stampino (l'amico gay, la sorella stravagante) e li lascia sullo sfondo.

La passione per la musica della ragazza e il suo significato esistenziale non portano infatti a nessun livello di lettura o punto di vista peculiare. Tolta questa cornice, The Greatest Hits è un racconto che tocca con innegabile trasporto, ma anche con scarsa originalità, temi consueti: l'elaborazione del lutto, il ritorno alla vita, il potere salvifico delle canzoni. Quelle che restano impresse alla fine della visione. Sarebbe stato perfetto se fossimo andati a un concerto…

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