Great Pacific vol. 1: Rifiuti!, la recensione

Recensione di Great Pacific vol. 1: Rifiuti!, esordio della serie targata Image Comics di Joe Harris e Martìn Morazzo portata in Italia da saldaPress

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Il cognome Worthington è pesante anche se non vi chiamate Warren III, come il celebre X-Man Angelo (o Arcangelo), ma bensì Chas. Perché, in questo secondo caso, siete il giovane rampollo di una delle più importanti aziende petrolifere del mondo, siete gli eredi di una grande compagnia internazionale che non naviga esattamente in buone acque e siete destinati, ben presto, ad avere a che fare con il consiglio di amministrazione della holding che vostro nonno e il vostro recentemente deceduto padre hanno costruito.

Una gatta da pelare non da poco per Chas, che ha fama di playboy fannullone ma, in realtà, guarda avanti. Forse troppo avanti. Ha progetti legati all'ecologia, vuole ripulire gli oceani dai rifiuti plastici, ha sviluppato un prototipo che converte il petrolio e i suoi derivati in vapore acqueo. Ma il consiglio d'amministrazione ha i piedi molto più a terra. Chas sa che non ne avrà mai l'appoggio e che gli metteranno i bastoni fra le ruote in ogni modo. Deve guadagnarsi un nuovo spazio di manovra.

Qual è il modo migliore per non avere problemi e sviluppare i propri progetti in santa pace, senza vecchi investitori e soci incartapecoriti tra i piedi, senza nemmeno il governo degli Stati Uniti a ficcare il naso nei propri affari? Andarsene all'estero. Meglio: fondare da zero il proprio stato personale. E Chas ha l'occasione perfetta per farlo. Nell'Oceano Pacifico, tenuta insieme dalle correnti e dal vortice sottomarino, naviga un'isola enorme non rivendicata da nessuno, in acque internazionali. Il suo nomigliolo è "La Chiazza" e nessuno la vuole perché... è composta interamente di rifiuti solidi, per lo più plastici. Casomai ve lo chiedeste, sì, esiste veramente e ha più o meno le dimensioni della penisola iberica.

Chas fa perdere le proprie tracce, si trasferisce sull'isola, la ribattezza (con discutibile gusto) New Texas e dà il via alle procedure che servono per farla riconoscere come nazione indipendente. Ovviamente il suo consiglio d'amministrazione, a cui ha incidentalmente rubato qualche miliardo di dollari, e il governo degli Stati Uniti non sono esattamente entusiasti. Ma Chas ha altri problemi, per ora. Deve esplorare la Chiazza, capirne la struttura, decidere dove si può costruire, come progettare la terraformazione, pianificare la nascita di una nuova patria, un nuovo continente pulito, ecologico, all'avanguardia, libero. L'ultima speranza per un mondo che non pensa al futuro e che rischia di autodistruggersi. Qualcuno deve pur farlo, no?

Queste le premesse di Great Pacific, fumetto seriale iniziato nel 2012 dallo sceneggiatore Joe Harris e disegnato dal cartoonist Martìn Morazzo. Ne abbiamo letto il primo numero, edito da saldaPress e in uscita proprio in questi giorni, ricavandone un'impressione non troppo convincente. L'idea di base senza dubbio originale di un intero continente fatto di rifiuti da trasformare in un vessillo di progresso e sviluppo sostenibile si declina nell'avventura solitaria di Chas che si addentra nelle sue terre aride di plastica per esplorarle da solo. Senza l'aiuto di nessuno, senza tecnologie di sicurezza, senza armi.

Nel suo viaggio a piedi, il giovane rampollo multimiliardario, già ladro e truffatore, incontrerà pirati senza scrupoli, i rappresentanti di una tribù indigena proveniente non si sa bene da dove e... una piovra gigante che, per ragioni sconosciute, lo segue ovunque. Il tutto parallelamente alle trame della compagnia di famiglia sul sentiero di vendetta, al tentativo del governo degli Stati Uniti di perseguirlo come il criminale che di fatto è e ai confusi flashback sulla storia degli Worthington, industriali da tre generazioni in qualche modo benedetti dalla buona sorte.

Una buona sorte che arride al giovane Chas in situazioni onestamente molto poco plausibili, in un fumetto che si propone come sostanzialmente realistico e che integra elementi soprannaturali in modo frettoloso. Ecco, la fretta è il principale difetto di Great Pacific - Rifiuti!, che racconta moltissimi eventi, nelle sue centosessanta pagine circa, senza spiegarne praticamente mezzo. Il che piacerà forse molto ad alcuni, ma a noi ha dato l'impressione di una fragilità narrativa evidente. Non mancano spunti di trama e temi interessanti nella storia confezionata da Joe Harris, ma le ragioni dei protagonisti, la direzione della vicenda, i rapporti fra i personaggi sono lasciati a se stessi, approfonditi meno del giusto.

Non abbiamo motivo particolare per amare Chas, come non c'è una ragione per detestarlo. Impossibile dire se le sue ragioni siano davvero nobili o dettate solo dal profitto. Non sappiamo se sarebbe disposto a negoziarle di fronte al pericolo oppure no. Finiamo per guardarlo senza troppa passione mentre sopravvive a situazioni disperate in modo un po' troppo rocambolesco per un giovanotto cresciuto tra i colletti bianchi. Sappiamo troppo poco di lui, del suo passato e di quello dei comprimari visti sin qui, per sentirci veramente coinvolti nella sua vicenda e per farci assalire dalla voglia di vedere come continua la sua storia.

Anche il tratto di Morazzo non è privo di fragilità: una linea chiara molto connotata dal punto di vista stilistico, che ci ha convinti più sulla composizione degli ambienti che non sulla caratterizzazione dei personaggi e nella resa delle espressioni dei volti. Se però il giudizio sull'aspetto puramente visivo del fumetto è legato a una valutazione soprattutto di gusto personale e non nega una buona confezione dell'apparato grafico, i difetti della sceneggiatura di questo esordio ci paiono più evidenti e manifesti. Joe Harris, con questo progetto per Image Comics, non ha centrato l'obiettivo, per quanto ci riguarda. Forse, con il distendersi più sereno e a lungo termine della trama di una serie tuttora in corso negli Stati Uniti, la storia si darà il tempo di trovare il giusto respiro e il giusto passo. Per ora, non si è presa il tempo di farci appassionare al suo protagonista. Un peccato originale non da poco.

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