Graves 1x01, " Evil Good and Good Evil": la recensione

La recensione del pilot di Graves, la prima serie originale della rete Epix ideata da Joshua Micheal Stern, già regista del biopic Jobs

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Spoiler Alert
Cosa fanno i Presidenti degli Stati Uniti dopo la fine dei propri mandati? E soprattutto, cosa succede quando si trovano a fare i conti con i proprio operato? Questo è quello che intende raccontarci Graves, la prima serie originale della rete Epix, parte del gruppo Viacom, ideata da Joshua Micheal Stern, già regista del biopic Jobs.

Il protagonista è Richard Graves, che non è un ex Presidente qualsiasi, bensì vanta l’infausto primato di peggior Presidente della storia degli Stati Uniti, almeno stando alle ricerche su Google e all’opinione pubblica. Ritiratosi in una villa nel New Mexico, Graves è ormai buono solo per tenere discorsi nei centri per veterani e serbare un non meglio specificato rancore nei confronti del mondo ma soprattutto di se stesso e dei danni che ha fatto durante il suo duplice mandato.

La puntata ci introduce anche la famiglia e lo staff di Graves, soffermandosi in particolare sulla moglie Margaret, interpretata da Sela Ward (che ha sostituito la prima scelta Susan Sarandon), risoluta e dal piglio sicuro e manageriale, abituata a gestire e tollerare il caratteraccio del marito, e il nuovissimo giovane assistente Isaiah, cresciuto idolatrando il Presidente Graves. Ma nella vita privata Richard appare ingestibile, e nonostante la moglie abbia mesos Isaiah sull’avviso, il ragazzo si troverà ad essere complice inconsapevole di una serie di guai e atti vandalici innescati dal Presidente stesso, rivolti alla sua immagine pubblica divenuta per lui intollerabile. A completare il quadro la figlia Olivia, nel bel mezzo della scoperta del tradimento del suo marito milionario, mentre il figlio maschio Jeremy, soldato in servizio, viene solo nominato.

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Il punto di forza di Graves è senza dubbio il physique du rôle di Nick Nolte, perfetto nella parte dell’ex presidente stanco e depresso ma anche irascibile e capriccioso. Gran parte del personaggio la fa proprio la sua inconfondibile voce – elemento destinato purtroppo a perdersi nel doppiaggio –, cavernosa e arrochita alla Tom Waits, che esprime tutta la stanchezza e il rimorso di una vita privata e politica tutt’altro che irreprensibile. Tuttavia non è ben chiaro cosa faccia scaturire il conflitto interiore di Graves, né cosa gli abbia impedito di attuare politiche migliori durante il suo mandato: nella scena in cui si cerca su Google in preda allo sconforto, appaiono articoli che lo incolpano di guerre inutili e crisi energetiche, ma anche di aver tagliato i fondi per la ricerca sul cancro e di aver osteggiato le comunità LGBT. Insomma, un pessimo essere umano con un enorme potere, le cui pessime scelte sono ricadute sui cittadini americani e del mondo. La consapevolezza di essere ricordato solo per i danni irreparabili causati appare una motivazione un po’ risibile per l’improvviso innesco di una crisi di coscienza, che culmina nel discorso finale in cui si fa carico intanto della causa della ricerca sul cancro. Nonostante possa a tratti richiamare un’altra famosa satira politica del panorama seriale, Veep, Graves sembra mostrare qualche più difficoltà nel maneggiare la difficile materia della political comedy, e può correre il rischio di cadere nel patetico, per ora scongiurato dalla bravura di Nolte più che dalla comicità, e in generale dalla scrittura. Sela Ward ruba la scena, mentre finora la spalla Isaiah, interpretata da Skylar Astin, non brilla per personalità, e anche i passaggi del percorso di risveglio di Graves sono fin troppo stereotipati: dall’introduzione su Sympathy for the Devil dei Rolling Stones alla cameriera tatuata e “free spirit”, dalla marijuana alla fuga notturna.

L’episodio vede i cameo di politici reali, come l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani e l’ex governatore del New Mexico Bill Richardson, protagonisti di una divertente sequenza in auto che descrive immediatamente il senso dell’umorismo “cattivo” di Richard Graves, ribadito poi dalla scritta oscena sulla faccia del povero Isaiah.

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