Graves 1x01, " Evil Good and Good Evil": la recensione
La recensione del pilot di Graves, la prima serie originale della rete Epix ideata da Joshua Micheal Stern, già regista del biopic Jobs
Il protagonista è Richard Graves, che non è un ex Presidente qualsiasi, bensì vanta l’infausto primato di peggior Presidente della storia degli Stati Uniti, almeno stando alle ricerche su Google e all’opinione pubblica. Ritiratosi in una villa nel New Mexico, Graves è ormai buono solo per tenere discorsi nei centri per veterani e serbare un non meglio specificato rancore nei confronti del mondo ma soprattutto di se stesso e dei danni che ha fatto durante il suo duplice mandato.
Il punto di forza di Graves è senza dubbio il physique du rôle di Nick Nolte, perfetto nella parte dell’ex presidente stanco e depresso ma anche irascibile e capriccioso. Gran parte del personaggio la fa proprio la sua inconfondibile voce – elemento destinato purtroppo a perdersi nel doppiaggio –, cavernosa e arrochita alla Tom Waits, che esprime tutta la stanchezza e il rimorso di una vita privata e politica tutt’altro che irreprensibile. Tuttavia non è ben chiaro cosa faccia scaturire il conflitto interiore di Graves, né cosa gli abbia impedito di attuare politiche migliori durante il suo mandato: nella scena in cui si cerca su Google in preda allo sconforto, appaiono articoli che lo incolpano di guerre inutili e crisi energetiche, ma anche di aver tagliato i fondi per la ricerca sul cancro e di aver osteggiato le comunità LGBT. Insomma, un pessimo essere umano con un enorme potere, le cui pessime scelte sono ricadute sui cittadini americani e del mondo. La consapevolezza di essere ricordato solo per i danni irreparabili causati appare una motivazione un po’ risibile per l’improvviso innesco di una crisi di coscienza, che culmina nel discorso finale in cui si fa carico intanto della causa della ricerca sul cancro. Nonostante possa a tratti richiamare un’altra famosa satira politica del panorama seriale, Veep, Graves sembra mostrare qualche più difficoltà nel maneggiare la difficile materia della political comedy, e può correre il rischio di cadere nel patetico, per ora scongiurato dalla bravura di Nolte più che dalla comicità, e in generale dalla scrittura. Sela Ward ruba la scena, mentre finora la spalla Isaiah, interpretata da Skylar Astin, non brilla per personalità, e anche i passaggi del percorso di risveglio di Graves sono fin troppo stereotipati: dall’introduzione su Sympathy for the Devil dei Rolling Stones alla cameriera tatuata e “free spirit”, dalla marijuana alla fuga notturna.